Il primo volume delle opere di Joseph Ratzinger presentato all'ambasciata di Germania presso la Santa Sede
Quel continuo dialogo con il maestro Agostino
Nel pomeriggio del 14 marzo a Roma, all'Ambasciata di Germania presso la Santa Sede, viene presentato il primo volume delle opere di Joseph Ratzinger, Volk und Haus Gottes in Augustins Lehre von der Kirche. Die Dissertation und weitere Studien zu Augustinus und zur Theologie der Kirchenväter (Friburgo, Herder). Dopo un saluto dell'ambasciatore Schweppe Reinhard, è previsto l'intervento -- che qui anticipiamo -- del vescovo di Ratisbona. All'incontro partecipano anche i cardinali Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio «Cor Unum», Walter Brandmüller, diacono di San Giuliano dei Fiamminghi, e l'arcivescovo di Friburgo, monsignor Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca.
di Gerhard Ludwig Müller
Nel lungo percorso dalla fine dell'antichità fino al XXI secolo, nessun vescovo e teologo ha lasciato sulla fede, la teologia e la questione dell'essenza della Chiesa, un'impronta altrettanto durevole di quella impressa dal vescovo di origine nordafricana Agostino d'Ippona. Egli si dedica ai problemi della fede con l'atteggiamento fervido e fiducioso dell'uomo che è consapevole di Dio e della salvezza che, in Gesù Cristo, gli viene dispensata. La grazia divina permette all'uomo di comprendere la fede non come mero costrutto teorico, bensì come un incontro con il Dio vivente, che ha luogo nel cuore di ogni uomo.
Papa Benedetto XVI era ancora studente a Monaco, quando, nel 1950, si vide confrontato con una questione dibattuta dal suo docente, il professor Gottlieb Söhngen. Quest'ultimo, basandosi sull'ecclesiologia del periodo interbellico, ipotizzava che il concetto di “popolo di Dio” fosse il tema conduttore della dottrina agostiniana della Chiesa. In tal senso egli si richiamava al passo frequentemente citato del Catechismo Tridentino: «La Chiesa è il popolo dei credenti diffuso su tutta la terra».
Il concorso indetto da Söhngen intendeva premiare un lavoro che corroborasse appunto tale asserto. Joseph Ratzinger, appena ventitreenne ma già profondo conoscitore di Agostino, iniziò la sua tesi di dottorato, elaborata e conclusa tra il luglio del 1950 e il marzo del 1951, giungendo peraltro a un risultato diverso.
In Agostino, il concetto di “popolo di Dio” sta a indicare, in attinenza con le Sacre Scritture, Israele in quanto popolo eletto. Agostino stesso descrive la Chiesa come il popolo chiamato da Cristo a essere il Suo corpo, il quale è convocato tra i tanti che nel proprio cuore cercano e accolgono il Dio vivente. In 1 Corinzi, 10, 14-20 possiamo individuare il testo chiave -- elaborato da Joseph Ratzinger -- dell'ecclesiologia agostiniana, in particolare nel verso 17: «Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane».
Con ciò, andando oltre il semplice riallacciamento della molteplicità e diversità in un unico corpo, che è la Chiesa (1 Corinzi, 11, 12-31 e Romani, 12, 4-5), Agostino riunisce la comunione dei credenti in Cristo nella grazia, in un solo corpo eucaristico, nel quale Cristo ci modella. Egli ne è il capo, e noi le membra. Egli ci dona l'unità nel Suo corpo, che è la Chiesa.
È questa l'ecclesiologia eucaristica: La Chiesa vive dell'eucarestia e nell'eucarestia diviene essa stessa il corpo di Cristo.
Il concilio Vaticano II, nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, ha evidenziato nel capitolo 2 (n. 9) sul Popolo di Dio la dimensione cristologica: «Come già l'Israele secondo la carne peregrinante nel deserto viene chiamato Chiesa di Dio (Deuteronomio, 23, 1 ss.), così il nuovo Israele dell'era presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente (cfr. Ebrei, 13, 14), si chiama pure Chiesa di Cristo (cfr. Matteo, 16, 18); è il Cristo infatti che l'ha acquistata col suo sangue (cfr. Atti, 20, 28), riempita del suo Spirito e fornita di mezzi adatti per l'unione visibile e sociale.
Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia agli occhi di tutti e di ciascuno, il sacramento visibile di questa unità salvifica».
Con le parole del nostro Santo Padre: «La Chiesa è il popolo di Dio emanato dal corpo di Cristo» -- una frase che, formulata nel 1963, dodici anni dopo la redazione della tesi di dottorato, rappresenta un richiamo in forma compressa e programmatica ai risultati della sua complessa ricerca.
In quanto popolo eletto da Cristo, la Chiesa, popolo di Dio, non è individuabile come entità a livello politico e sociologico; essa è invece il corpo di Cristo da Lui stesso convocato, modellato e chiamato in vita per essere in tal modo eletto a comunione di salvezza.
Nella lode di ringraziamento, la Chiesa si manifesta come Chiesa universale, Chiesa locale e adunanza religiosa. La Chiesa è «la comunità di coloro che celebrano insieme la mensa eucaristica», come spiega Joseph Ratzinger - Papa Benedetto XVI.
Nella sua intensa disanima della teologia di sant'Agostino, il Papa ha colto la complessa dimensione dell'approccio eucaristico dell'ecclesiologia agostiniana riguardo alla Chiesa come istituto visibile: «Non c'è una dottrina dell'eucarestia e una dottrina della Chiesa, ma esse sono entrambe la medesima cosa. La Chiesa nasce e perdura, in grazia del fatto che il Signore si comunica agli uomini, entra in comunione con loro e in tal modo li mette in comunione reciproca. La Chiesa è il comunicare di Dio con noi, che al contempo crea la vera comunicazione fra gli uomini. Perciò la Chiesa si costituisce sempre intorno a un altare».
Nel settembre dell'anno scorso, il Papa ha visitato per la terza volta il suo Paese d'origine, la Germania. Per molti, le prediche e i discorsi da lui tenuti in tale occasione si sono rivelati illuminanti e stimolanti. Una particolare attenzione ha riscosso il cosiddetto Discorso di Friburgo con la focalizzazione sul concetto di «demondanizzazione». Da allora, numerose interpretazioni sono fallite nel tentativo di formulare un'opinione al riguardo.
Come mai? Perché i commentatori non erano a conoscenza dell'intenzione del Papa -- malgrado essa fosse già fondamentalmente presente nel suo scritto L'unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa.
Non si tratta né di auspicare una chiusura nei confronti del mondo, né di condannare una proficua collaborazione tra la Chiesa e il mondo (lo Stato), e neppure del legato di proprietà della Chiesa, indispensabile per la gestione delle istituzioni sociali e caritative, nonché formative, bensì, per dirla con le parole dell'allora professore di Ratisbona Joseph Ratzinger, di far sì che «all'interno degli ordinamenti di questo mondo, che restano e devono restare ordinamenti mondani, sia presente la nuova forza della fede nell'unità degli uomini nel corpo di Cristo, come un elemento di trasformazione che Dio stesso porterà a compimento quando questa storia sarà ormai giunta al suo traguardo».
È questo il compito del popolo di Dio nel mondo. Come corpo convocato da Cristo, testimoniare nel mondo la fede quale promessa di salvazione per l'umanità. L'enciclica Deus caritas est presenta, ad esempio, l'attività caritativa della Chiesa come un elemento dell'annuncio evangelico, che è parte essenziale della sostanza stessa della Chiesa (no. 29), e rimanda alle multiformi strutture di servizio a favore del prossimo nella società contemporanea. Il contributo della Chiesa alla demondanizzazione consiste fra l'altro proprio nel lenire ed eliminare il dolore, il bisogno e il disagio degli uomini -- come un «elemento di trasformazione».
Il presente primo tomo, da me pubblicato in collaborazione con l'Istituto Papa Benedetto XVI di Ratisbona, è il quinto dei sedici volumi che documentano complessivamente l'opera teologica di Joseph Ratzinger fino alla sua elezione al soglio pontificio nell'aprile del 2005, rendendola disponibile per il dibattito scientifico grazie a una sistematizzazione elaborata e strettamente concordata con l'autore stesso. Sant'Agostino resta una figura di pensatore, vescovo e santo che tuttora accompagna spiritualmente il nostro Santo Padre. Con lui egli continua a intrattenere il dialogo familiare dello spirito indagatore, di cui ben testimoniano le catechesi del mercoledì. Vorrei concludere con un invito che il Santo Padre, dopo uno sguardo retrospettivo alla propria tesi di dottorato, lanciò nel 1980, e che ancor oggi è più che mai attuale. Riprendendo il motivo di 1 Corinzi, 10, 17, egli scriveva: «Unus panis unum corpus sumus multi -- poiché c'è un solo pane, noi, i molti, siamo un corpo solo. A mio parere, quanto più si riflette su questa frase, tanto più essa si rivela un motto intramontabile, dal quale è sempre possibile imparare di nuovo che cosa significhi essere cristiani, che cosa significhi la comunità, la Chiesa, l'Eucarestia».
(©L'Osservatore Romano 15 marzo 2012)
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