giovedì 29 marzo 2012

Nel faccia a faccia con Fidel, in presenza delle telecamere, Benedetto XVI ha sussurrato una frase destinata a mettere a tacere le voci che ormai da mesi si rincorrono sulle sue possibili dimissioni (Tornielli)

Benedetto XVI, superato il test del viaggio sfuma l'ipotesi delle dimissioni

ANDREA TORNIELLI

Sono anziano, ma posso ancora fare il mio dovere…». Nel faccia a faccia con Fidel, in presenza delle telecamere, Benedetto XVI ha sussurrato una frase destinata a mettere a tacere le voci che ormai da mesi si rincorrono sulle sue possibili dimissioni al compimento degli 85 anni – scadenza ormai imminente – o al termine dell’Anno della Fede nel 2013. Intende invece andare avanti, nonostante l’avanzare dell’età.
Della possibilità della rinuncia, prevista dal codice canonico, aveva parlato lo stesso Pontefice due anni fa nel libro-intervista «Luce del mondo»: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».
Parole con le quali Ratzinger volle far sapere di ritenere opportuna la rinuncia in determinati casi.
Lo scorso settembre ha però cominciato a circolare con insistenza, fuori e dentro il Vaticano, una voce relativa a possibili dimissioni programmate, non legate a malattie invalidanti. Nelle ultime settimane l’ipotesi è stata rilanciata dal direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. «Un Papa che si dimette – aveva scritto Ferrara – perché ritiene spiritualmente un dovere assecondare un rinnovamento e rilancio che non cancelli il suo stesso magistero, ma anzi lo rilanci, ha indirettamente la possibilità di influenzare con maggiore tempra e fondamento la successione».
Insomma, le dimissioni come espressione del protagonismo papale, come risposta forte per rilanciare un pontificato oggi giudicato «debole» e troppo «penitenziale» anche da alcuni suoi autorevoli estimatori.
È vero che Benedetto XVI ha detto di considerare la possibilità delle dimissioni. Ipotizzare però che rinunci per rilanciare il suo stesso magistero e magari influenzare la successione, rappresenta una prospettiva lontanissima sia dalla sensibilità di Ratzinger sia dalla tradizione della Chiesa.
Il Papa che alla vigilia degli 85 anni ha avuto la forza di trascorrere una settimana tra Messico e Cuba può ancora «fare il suo dovere». E sono in molti a ritenere che proprio nella debolezza e nel richiamo all’umiltà, il papato «penitenziale» di Benedetto XVI manifesti la sua forza profetica nel tempo presente.

© Copyright La Stampa, 29 marzo 2012 consultabile online anche qui.

2 commenti:

elisabetta r. ha detto...

i vaticanisti dimenticano sempre di scrivere che il papato ratzingeriano è stato reso penitenziale dai problemi accumulati e non risolti sotto i papati dei suoi predecessori e da una curia vaticana che non è alla sua altezza e che non lo sostiene adeguatamente.

Andrea Tornielli ha detto...

Beh, gentile Elisabetta, avendo dedicato un libro intero all'argomento (Attacco a Ratzinger) non credo proprio di poter essere annoverato tra quelli che "dimenticano di scrivere". E non si può pretendere che in poche righe si debba sempre ripetere tutto. In ogni caso, io credo che i richiami all'umiltà, alla penitenza e alla conversione non abbiano a che fare soltanto con le circostanze attuali o pregresse, ma rappresentino la cifra costitutiva di un Pontefice che nel suo primo discorso ha detto: "Il Papa deve far risplendere la luce di Cristo, non la propria".