Il Pontefice arriverà a León venerdì 23 marzo
Messico a braccia aperte
«Padre Santo, siamo pronti a riceverti a braccia aperte». È con un pizzico di orgoglio che l'arcivescovo Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza Episcopale del Messico può assicurare al Papa sin d'ora un'accoglienza «straordinaria e piena d'amore». Una certezza che nasce dal clima di attesa che, a poco più di due settimane dall'arrivo di Benedetto XVI, infervora il popolo di questo grande Paese dell'America latina, del resto abituato a ricevere le visite di un Pontefice.
Poi c'è il precedente di quel grido spontaneo che percorse tutto il Paese non appena si diffuse la notizia della visita: «Nessuno accoglie il Papa come il Messico». E a ripensare all'entusiasmante calore che accompagnò le cinque visite di Papa Wojtyła, non si fa fatica a crederlo. Soprattutto durante il primo viaggio, nel gennaio del 1979, la folla attorno al Papa fu, ben oltre ogni previsione, veramente oceanica. Uno spettacolo di fede e di fedeltà che si è puntualmente ripetuto nelle successive occasi0ni. E a giudicare dal fermento che movimenta questi giorni ogni angolo del Paese, fino a raggiungere addirittura quelle nazioni dove più numerosa è la popolazione dei migranti messicani, le previsioni non possono che attestarsi su quegli stessi livelli. In Florida, tanto per fare un esempio, si sta preparando un vero e proprio “controesodo” di messicani; diecimila sono attesi solo da Miami.
La mobilitazione dell'episcopato è stata determinante. È iniziata ancor prima che fosse ufficializzata la data del viaggio apostolico. Ogni vescovo ha diffuso specifiche lettere pastorali per spiegare il senso della visita papale, sottolineandone soprattutto il significato spirituale. Un significato che oltretutto va ben oltre i confini nazionali per estendersi all'intero continente latinoamericano, al quale la grande missione inaugurata dalla Conferenza di Aparecida sta cercando di restituire il lustro proprio del «continente della speranza».
Simili le raccomandazioni dei vescovi: pregare, convertirsi, riconciliarsi, partecipare. Da mesi in tutte le parrocchie si svolgono incontri preparatori. La commissione episcopale per la pastorale profetica ha preparato e distribuito vademecum per le catechesi, insieme ai libretti con le istruzioni precise per quanti vorranno o potranno mettersi in viaggio per raggiungere i luoghi dove si recherà il Papa. Già da tempo esauriti i biglietti per la partecipazione all'eucaristia che Benedetto XVI celebrerà domenica 25 marzo nel parco del bicentenario a Léon. Nelle botteghe degli artigiani si continua a lavorare per ultimare arredi e altri oggetti destinati all'allestimento di palchi e cattedre.
In prima linea l'arcidiocesi di Léon, la città dello Stato di Guanajuato che ospiterà il Pontefice. Anche l'arcivescovo José Guadalupe Martin Ràbago nella sua ultima lettera pastorale ha scritto del grande fervore che anima questi giorni di vigilia. «Siamo veramente lieti -- si legge -- di poter testimoniare la felicità che accomuna tutti, fedeli, uomini di buona volontà e autorità civili per la visita di Benedetto XVI».
Questa visita «tanto attesa in tutto il continente -- si legge ancora -- è di somma importanza poiché rafforza la speranza soprattutto di riconquistare la pace per tutti i nostri popoli». Il bisogno di pace è una nota ricorrente in tutti gli interventi di questi giorni. Il Messico sta vivendo un momento molto particolare. Sul piano politico ci saranno a breve le elezioni presidenziali; il 30 marzo è la data fissata per l'inizio della campagna elettorale. A questo proposito è stato molto chiaro e netto il commento del vescovo di San Cristobal de las Casas, monsignor Felipe Arizmendi, affidato al sito della Conferenza episcopale, teso a scoraggiare ogni pretestuoso accostamento tra la visita del Papa e il periodo elettorale. Si tratta, ha specificato il presule, di una pura casualità. La «Chiesa non intende in alcun modo favorire questo o quel partito politico. Le uniche cose che le stanno a cuore -- ha precisato -- sono il rafforzamento della democrazia e la fine della violenza, frutto del crimine».
La violenza, strettamente legata al fenomeno del narcotraffico, è un altro elemento di preoccupazione per i vescovi. Nei giorni immediatamente successivi all'annuncio della visita, non a caso l'arcivescovo di Léon si era rivolto direttamente alle organizzazioni criminali e aveva chiesto una tregua per l'arrivo del Pontefice. Durante una conferenza stampa aveva chiesto «a coloro che fanno il male» di tener conto «del tempo che ci apprestiamo a vivere, che è un tempo di pace e di grazia» e dunque «di non approfittarne per fare qualcosa che possa trasformarlo in un'esperienza di dolore e di morte». E aveva concluso dicendo: «Confido che nel cuore dei criminali, che alla fine sono esseri umani, ci sia ancora la sensibilità per rispettare la vita delle persone». (mario ponzi)
(©L'Osservatore Romano 7 marzo 2012)
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