A colloquio con l'arcivescovo di León alla vigilia dell'arrivo del Papa
Iniezione di speranza
di Mario Ponzi
La visita del Papa in Messico giunge in un momento particolare. Il Paese soffre la violenza legata al narcotraffico, c'è disparità nelle possibilità di accedere al lavoro, i poveri diventano sempre più poveri mentre i ricchi diventano sempre più ricchi, l'accesso all'acqua comincia a essere un privilegio per pochi, soprattutto nel nord del Paese. «Non ci attendiamo che il Papa con la sua venuta possa risolvere tutti questi problemi -- dice nell'intervista al nostro giornale monsignor José Gudalupe Martín Rábago, arcivescovo di León, prossimo ospite di Benedetto XVI in Messico -- ma ci aspettiamo da lui una parola di conforto che ci aiuti ad affrontare con più vigore le sfide del tempo».
Come può la visita di Benedetto XVI aiutare il Messico ad affrontare e superare le sfide che ha davanti?
Intanto il solo annuncio della sua visita ha dato al popolo messicano una grande gioia. E in questo particolare periodo che sta attraversando il Paese, questa gioia è certamente motivo, per la Chiesa e per il nostro popolo, di grande speranza. I messicani non aspettano altro che seguire il loro pastore verso sorgenti di acqua cristallina e su pascoli abbondanti, in un momento in cui soffrono in modo particolare a causa della violenza e del narcotraffico, oltre che per la siccità che colpisce soprattutto nel nord del Paese. Vogliono ascoltare dalle labbra del suo pastore le verità del Vangelo di Gesù Cristo. Attendon0 di udire la voce profetica di chi annuncia l'amore di Dio per tutti, ma soprattutto per i poveri e i bisognosi. Sperano che siano denunciate le ingiustizie che feriscono tanto i figli di Dio. Sappiamo che l'uomo emarginato occupa un posto speciale nel cuore del Papa e speriamo che le sue parole siano di stimolo per il nostro popolo, affinché non smarrisca la via che porta alla realizzazione di ogni u0mo, che in Cristo trovi il senso della sua umanità e segua le orme di Gesù nel cammino di salvezza. La Chiesa in Messico è ricca di usi e di costumi. È da oltre cinquecento anni che il Paese è stato evangelizzato e ciononostante cerca ogni giorno di rinnovarsi, diffondendo il Vangelo non solo fino ai confini estremi della terra, ma anche fino agli ultimi recessi del cuore, lottando contro il relativismo che il mondo gli presenta per fare proprie le parole di Gesù, che sono la via, la verità e la vita. Di fatto, solo Gesù ha parole di vita eterna e sappiamo che tali parole saranno pronunciate dal suo vicario in terra.
Qual è il quadro sociale ed ecclesiale che il Papa troverà in Messico e in particolare a León?
Il Papa si troverà innanzitutto di fronte a un popolo che nutre aspettative di pace di fronte alla violenza generata dalla lotta al narcotraffico degli ultimi anni. Molte persone hanno perso la vita per l'inganno insito nella tossicodipendenza e nelle altre forme di dipendenze. Il Messico è ferito dalla violenza e dall'insicurezza. Regna un clima di stanchezza di fronte a promesse non mantenute e a progetti non realizzati. Ciò ha portato a un atteggiamento d'indifferenza nella partecipazione alla vita sociale del Paese. I giovani non vedono più di buon occhio le promesse delle varie campagne politiche. Non credono molto in un futuro promettente perché sentono che la situazione è sempre la stessa e che tutto si riduce a mere parole. Molti messicani, e in particolare gli abitanti di León, hanno anche sofferto per la concorrenza sleale in ambito lavorativo, poiché il lavoro non è stato sufficientemente valorizzato e debitamente remunerato, come la sua dignità esige. Ciò ha portato anche a una maggiore disuguaglianza tra ricchi e poveri. L'offerta e la domanda sono a favore di chi possiede di più; chi possiede meno viene sempre più sfruttato e il suo lavoro meno valorizzato, anche quando è veramente di qualità. Questa situazione ha fatto sì che molti messicani abbiano cercato di varcare illegalmente il confine nord con gli Stati Uniti d'America, cosa oggi più difficile perché il Governo americano ha inasprito sempre più le leggi migratorie. E in conseguenza di ciò si sono verificate separazioni tra i genitori dai figli. Molti hanno perso la vita nel tentativo di giungere in un mondo con maggiori opportunità. Purtroppo in alcuni ambiti fondamentali dei nostri diritti non c'è sufficiente tolleranza, come in quello della libertà di espressione e della libertà religiosa, sebbene negli ultimi tempi si siano compiuti passi in avanti molto significativi. Nonostante questo panorama desolante della nostra vita quotidiana, ci sono molti altri aspetti positivi che ci fanno sperare in un Messico migliore.
Per esempio?
Sono nate molte iniziative con lo scopo di cambiare il volto al Paese. Ci sono persone che lavorano con i bambini abbandonati e sfruttati, che cercano di frenare la delinquenza attraverso la diffusione e l'esperienza dei valori umani, gente che lotta a favore della vita, che lavora accanto ai migranti nazionali, centroamericani e sudamericani, che si schiera accanto agli indigeni. La Chiesa, non solo in Messico ma in tutta l'America latina, ha invitato alla missione permanente promossa dalla v Conferenza dei vescovi del Celam ad Aparecida, in Brasile, per fare di tutti dei discepoli e dei missionari di Gesù. Un invito che è stato ben accolto ovunque. Si è anche cercato di promuovere la vita parrocchiale affinché non sia solo un'amministrazione dei sacramenti, ma anche uno stile pastorale che vede il parroco e gli agenti di pastorale andare alla ricerca della pecora smarrita. Il Vangelo è diventato un Vangelo itinerante per dare impulso alla comunione e alla partecipazione a partire dalla nostra identità di battezzati e di figli di Dio. La catechesi cerca di essere più impegnata e più graduale. Accompagna i sacramenti quale evento della vita spirituale o persino della vita sociale, per dare maggior spazio all'educazione ordinata e graduale alla fede.
Quale ruolo occupano in queste attività i laici?
Un ruolo fondamentale. La formazione degli agenti laici è stata una priorità e si sta lavorando a fondo affinché quanti collaborano nelle diverse parrocchie e negli apostolati sappiano render conto della propria fede. C'è maggior consapevolezza del bisogno di conoscere meglio la dottrina sociale della Chiesa e la Caritas ha intensificato la sua attività giungendo fino ai più bisognosi. Si è lavorato duramente affinché, partendo dalle parrocchie, tutto ciò diventasse operativo attraverso i gruppi parrocchiali di pastorale sociale. A sostegno di questo c'è l'incontro con Gesù Cristo vivo e risorto in tutte le parrocchie, perché nessuno può dare ciò che non ha. E se non si ha Gesù nel cuore, saranno solo parole vuote o cimbali assordanti.
Quali sono i frutti che si attendono dalla visita di Benedetto XVI in Messico?
Credo che quello che tutti noi messicani ci aspettiamo da questa visita sia che la pace e la speranza regnino nelle nostre famiglie e nei nostri cuori. Siamo consapevoli che egli starà con noi solo per tre giorni e poi andrà via. Il Papa non può risolvere la vita di ognuno di noi, ma le sue parole ci renderanno consapevoli di essere tutti figli di Dio e, come tali, fratelli. Per questo sono certo che il frutto di cui beneficeremo sarà la pace che regnerà nei nostri cuori grazie alle parole di amore che il Pontefice ci rivolgerà a nome di Gesù Cristo. Questa terra del Bajío non ha mai ricevuto la vista di un Papa e quando avremo il privilegio di averlo fra noi certamente la voce dell'araldo del Vangelo ci confermerà nella nostra fede. Speriamo che questa visita porti a un maggiore impegno, che le nostre Chiese locali dimostrino uno zelo sempre più grande per il Vangelo e che la buona novella perduri nei nostri cuori fino alla fine dei tempi. Speriamo che la presenza e le parole di Benedetto XVI ci incoraggino a continuare con maggior dinamismo i piani di pastorale che abbiamo già stabilito. La visita del Papa sarà un evento straordinario che rafforzerà i processi pastorali in atto.
(©L'Osservatore Romano 23 marzo 2012)
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