lunedì 26 marzo 2012

Incognita Chávez nel faccia a faccia tra Castro e il Papa (Galeazzi)

BENEDETTO XVI MISSIONE IN CENTROAMERICA

Incognita Chávez nel faccia a faccia tra Castro e il Papa

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A LEON (Messico)

Lo sport del momento tra i politici «latinos» è rincorrere una foto con il Papa in missione oltre Oceano. A León ci hanno provato (respinti) i candidati alle imminenti elezioni messicane, all’Avana domani ci proverà (probabilmente invano) il presidente venezuelano Hugo Chávez, in corsa per la rielezione in patria. È volato a Cuba: un blitz a sorpresa, avvolto nel mistero degli opportunismi di regime. La nunziatura a Caracas ha avvertito del rischio. Il protocollo è rigido, anche se sono i «padroni di casa» cubani ad avere in ultima battuta l’organizzazione. La motivazione ufficiale della «strana» coincidenza con l’arrivo di Benedetto XVI è l’avvio di un ciclo di chemioterapia in un centro specializzato dell’Avana, per una recidiva del tumore nella zona pelvica, che gli era stato rimosso a giugno. Un «vis-à-vis» non è in agenda, ma fino a domani aleggerà come una (remota) possibilità.
La tempistica fa temere, nel seguito papale, che Chávez punterà in extremis su un «fuori programma» col Pontefice. Per non trasformare il viaggio papale in una benedizione di dittatori, il portavoce vaticano Federico Lombardi si affretta a escludere che Ratzinger incontrerà, oltre a Fidel e Raúl Castro, il Caudillo. «Non è in agenda, non vedo una possibilità concreta e ne sarei molto sorpreso». La presenza ingombrante di Chávez accanto al «líder máximo» creerebbe l’imbarazzo di un incidente diplomatico. L’incognita resta, proprio nelle ore in cui il Pontefice detta la sua ricetta religiosa e civile per voltare pagina e per «non arrendersi alla prepotenza del male».
Nella maestosa cattedrale di León trasformata in «conclave latino» dal raduno dei vescovi del continente, Benedetto XVI ha strigliato ieri l’episcopato connivente con i narcos e con il potentissimo fondatore pedofilo dei Legionari di Cristo, Maciel. Recitando i vespri, il Papa stigmatizza «debolezze e mancanze», ma lancia un messaggio di speranza: «La malvagità e l’ignoranza degli uomini non frenano il piano divino della salvezza, il male non può fare tanto». La Chiesa non chiede privilegi ma libertà religiosa per partecipare alla vita della società. Quattro ore prima, nel parco dedicato al bicentenario dell’indipendenza dell’America Latina, il monito non era rivolto all’interno della Chiesa, ma all’esterno, cioè ai leader di terre che «soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori, della criminalità, dell’emigrazione che divide le famiglie».
Il Papa reclama una «società più giusta e solidale» e lascia al suo braccio destro Tarcisio Bertone entrare nel merito per ammonire i politici: «La vostra attività sia dedizione totale in favore dei cittadini e non una lotta di potere o un’imposizione di sistemi ideologici rigidi e posizioni radicali». Il Pontefice ha a cuore la «difesa della legalità e della lotta contro ogni violenza», così dal presidente messicano Felipe Calderón ha incassato l’impegno per la stipula del trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere, la cui proliferazione «ha favorito l’azione criminale della delinquenza organizzata».

© Copyright La Stampa, 26 marzo 2012

Nessun commento: