Il Papa chiede a Raúl Castro la festa per il Venerdì Santo. P. Lombardi: la Chiesa locale è in rinascita
Il Venerdì Santo sia festa per la Chiesa cubana. È questa la richiesta avanzata da Benedetto XVI nel suo incontro con il presidente Raúl Castro, avvenuto ieri a L’Avana nel pomeriggio cubano. Il lungo colloquio ha toccato i punti salienti della realtà civile ed ecclesiale dell’isola, come conferma il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, al microfono del nostro inviato a Cuba, Luca Collodi:
R. – È stato un lungo incontro e questo è già un aspetto piuttosto significativo, perché il significato di questi incontri è anzitutto il fatto che delle persone si incontrino, e quindi si esce dalla formalità per entrare in un rapporto più approfondito. Anche per quello che era stato l’incontro tra Fidel Castro e Giovanni Paolo II, la dimensione personale era stata estremamente importante e aveva dato frutti significativi. Così, anche in questo viaggio direi che l’aspetto dell’incontro tra il presidente e il Papa – a parte i contenuti oggettivi che possono essersi comunicati – ha in sé un suo valore, proprio anche per la sua durata. E’ stato un incontro sereno e molto, molto cordiale.
D. – Sui contenuti c’è la possibilità di dire qualcosa?
R. – Si può dire certamente che hanno parlato della condizione attuale che vive il popolo di Cuba, la situazione del Paese e, per quanto riguarda il Papa, naturalmente, delle attese della Chiesa per una sua vita sempre più intensa, espressione sempre più piena della sua fede e, attraverso la sua presenza, anche nella vita del Paese. Il pellegrinaggio della Virgen de la Caridad, che ha occupato un anno e mezzo animando tutta l’Isola prima dell’inizio di quest’anno giubilare, è qualcosa che ha colpito profondamente anche le autorità cubane, perché è stato un segno della grande vitalità della Chiesa, del suo inserimento nella vita e nella sensibilità della popolazione, che in questo caso si è mobilitata anche al di là della cerchia più limitata dei praticanti, dei credenti nel senso più stretto. E questo dunque ha attirato l’attenzione e la stima delle autorità verso la Chiesa, ponendo certamente delle premesse di accoglienza per ulteriori passi in avanti. Il Papa ha anche fatto una richiesta molto specifica, che è quella della festività del Venerdì Santo: come nel viaggio di Giovanni Paolo II c’era stata la festività del Natale – riconosciuta come tale in conseguenza del viaggio di Giovanni Paolo II – così è una possibilità che il Venerdì Santo, che è sentito come giorno fondamentale anche nella tradizione religiosa dei cubani, possa essere riconosciuto maggiormente anche dalle autorità nella vita della nazione.
D. – In questi giorni, Cuba è al centro della presenza di tante persone. È a Cuba per delle cure mediche anche il presidente del Venezuela, Chavez, che ha voluto salutare il Papa senza – ha detto – voler interferire nell’agenda pontificia e del presidente Castro…
R. – Sì, mi sembra molto logico. Del resto, mi sarei stupito che il presidente di un altro Paese venisse durante una visita già breve e intensa, come è quella del Papa a Cuba, richiedendo un impegno specifico del Papa. Quindi, mi sembra buono quello che è stato detto e ci dà anche l’occasione di fargli, da parte nostra, gli auguri per la sua salute, perché sappiamo che è venuto qui a Cuba proprio per sottoporsi a delle cure. E, come è giusto, noi auguriamo che queste cure abbiano un buon successo.
D. – I media internazionali sono invece attratti da un possibile incontro con Fidel Castro…
R. – Sì e mi sembrano concentrati su questo in modo un po’ ossessivo, mentre ci sono anche altre dimensioni molto importanti di questo viaggio, specie quella del pellegrinaggio del Papa, ovvero il cuore, il motivo della sua venuta qui a Cuba. Naturalmente, da un punto di vista per così dire, simbolico, un incontro con un grande leader della storia cubana ha un suo significato e una sua importanza, e il Papa ha fatto capire di essere aperto a questa possibilità. Se avverrà, lo diremo.
D. – La presenza del Papa sta rafforzando la Chiesa a Cuba, il suo ruolo?
R. – Certamente. Soprattutto la rafforza interiormente, che poi è la prima cosa da cui possono seguire tutte le altre. La Chiesa vive a Cuba un momento felice, proprio perché questa celebrazione – il pellegrinaggio prima, e l’anno giubilare della Virgen de la Caridad – si manifestano, al di là di ogni aspettativa, come momenti di grazia e di rivitalizzazione interiore della Chiesa e del popolo cubano. Quindi, c’è una dimensione spirituale che non va dimenticata: a parte l’incoraggiamento che il Papa può dare con la sua presenza, il suo è un incoraggiamento che si inserisce su un momento di grazia profondamente religioso. (gf)
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