mercoledì 7 marzo 2012

Il Papa all'udienza generale: in Dio il silenzio vale quanto la parola. Il Medio Oriente non smetta di sperare

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Il Papa all'udienza generale: in Dio il silenzio vale quanto la parola. Il Medio Oriente non smetta di sperare

Nell’epoca del “frastuono”, impariamo a riscoprire il valore del “raccoglimento interiore”, che ci permette di ascoltare la voce di Dio. È l’invito che questa mattina Benedetto XVI ha rivolto alle migliaia di persone presenti in Piazza San Pietro per l’udienza generale. Il Papa ha concluso la riflessione sulla preghiera di Gesù, soffermandosi in particolare sul “silenzio” di Dio nell'ora della Croce. Al termine, il Pontefice ha incoraggiato alla speranza le popolazioni del Medio Oriente. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Nella vita di un cristiano ha un assoluto valore ciò che per molti è insignificante, addirittura difficile da sopportare: il silenzio. Ciò che tanti considerano un vuoto, per chi crede è invece lo spazio in cui parla Dio. Benedetto XVI lo ha affermato ritornando alla scena-simbolo, quella del Golgota, che fa capire “il ruolo che assume il silenzio nella vita di Gesù”:

“La croce di Cristo non mostra solo il silenzio di Gesù come sua ultima parola al Padre, ma rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio (...) L'esperienza di Gesù sulla croce è profondamente rivelatrice della situazione dell’uomo che prega e del culmine dell'orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di Dio, espressione importante della stessa Parola divina”.

Ma per comprendere questa “misura” del silenzio, l’uomo deve imparare a tacere dentro di sé e anche fuori. E questo, ha notato il Papa, è oggi un’operazione non facile:

“La nostra è un’epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l’impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e di immagini che segnano e riempiono le giornate (…) Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa vuol dire anche riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore”.

Questo principio deve valere anche per le liturgie affinché, ha auspicato il Pontefice, siano “ricche di momenti di silenzio e di accoglienza non verbale”. Tuttavia, non basta fare silenzio per lasciare spazio a Dio. Spesso, ha proseguito Benedetto XVI, è anche Dio a fare silenzio con noi e in quel caso, ha detto…

“…proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e non risponda. Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento della nostra vita”.

Lo sapeva bene Giobbe, ha affermato il Papa, che proprio per essere stato capace di “conservare intatta” la fede in Dio, nonostante le sventure della vita, ha potuto dire alla fine: “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto”:

“Noi tutti quasi conosciamo Dio solo per sentito dire e quanto più siamo aperti al suo silenzio e al nostro silenzio, tanto più cominciamo a conoscerlo realmente (...) San Francesco Saverio pregava dicendo al Signore: io ti amo non perché puoi darmi il paradiso o condannarmi all’inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu”.

Ricordando che la preghiera non può essere vera senza “purezza di cuore”, perdono dei nemici e una “fiducia audace e filiale” in Dio, al di là di ciò che si sente o si comprende, Benedetto XVI ha concluso:

“A noi, spesso preoccupati dell'efficacia operativa e dei risultati concreti che conseguiamo, la preghiera di Gesù indica che abbiamo bisogno di fermarci, di vivere momenti di intimità con Dio, ‘staccandoci’ dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla ‘radice’ che sostiene e alimenta la vita”.

Al termine della catechesi, Benedetto XVI ha salutato i vescovi armeni giunti a Roma per il loro Sinodo, ringraziandoli per l’antica fedeltà al Successore di Pietro che – ha osservato - li ha sempre sostenuti nelle innumerevoli prove della storia”. Ed ha aggiunto una preghiera per le popolazioni del Medio Oriente perché perseverino con speranza nelle “gravi sofferenze” che le affliggono. Altri saluti di Benedetto XVI hanno raggiunto i fedeli di Lamezia Terme – che hanno ricambiato visita fatta dal Papa alla loro diocesi lo scorso ottobre – ma anche i sacerdoti e i seminaristi del Centro di spiritualità Vinea mea del Movimento dei Focolari e le Suore Serve di Gesù Cristo. “Tutti esorto a trasmettere sempre con la testimonianza della vita la gioia della corrispondenza generosa e fedele alla divina chiamata”.

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1 commento:

raffaele ibba ha detto...

Che bella!
e che bello riascoltare il senso dell'amore per Dio solo perché è "lui" l'Amore.
Così bisogna amare Gesù solo perché Gesù "è bello" e non perché "mi risolve problemi".
Ed infine, la cosa davvero bella che trovo in questa catechesi è ricordarmi che non sono io che devo farmi risolvere problemi, ma sono io che, ascoltando Dio come lo ascolta Giobbe, aiuto Dio e il suo Amore a risolvere problemi.
Ascoltare Dio nel silenzio dimenticandosi di se stessi.
Questo è seguire Cristo.

ciao
r