Il Papa al termine degli esercizi spirituali: spesso la vita è un tunnel buio, la luce arriva dalla fede in Dio
La vita può essere un tunnel buio, ma se si ha fede si può vedere la luce di Dio e la bellezza del mondo. Con queste parole Benedetto XVI ha commentato l’itinerario degli esercizi spirituali vissuti durante la settimana e conclusi questa mattina. Il Papa ha poi ringraziato con calore – sia a parole sia per lettera – il predicatore degli esercizi, il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya. In lei, ha scritto fra l’altro, si coglie la “fede della Chiesa che crede, spera e ama nel continente africano”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sette giorni e un viaggio dell’anima, seguendo un Apostolo che insegna – lui che lo visse in prima persona – cosa voglia dire essere in comunione con Dio. Questo è stato per Benedetto XVI il percorso degli esercizi spirituali della Quaresima, strutturato sulle parole della prima Lettera di San Giovanni. Un percorso “sapientemente predisposto” tra silenzio e preghiera, come lo ha definito il Papa, che ha ringraziato in una lettera l’autore delle meditazioni, il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya. E il medesimo sentimento di gratitudine è sgorgato spontaneamente anche questa mattina, quando il Pontefice ha preso la parola al termine dell’ultima meditazione:
“Lei ci ha guidato - come dire - nel grande giardino della Prima Lettera di San Giovanni e così in tutta la Scrittura, con grande competenza esegetica e con esperienza spirituale e pastorale. Ha guidato sempre con lo sguardo verso Dio e, proprio con questo sguardo verso Dio, abbiamo imparato l'amore, la fede che crea comunione”.
Nella presenza stessa del porporato congolese, Benedetto XVI ha scritto di cogliere “la peculiare testimonianza di fede della Chiesa che crede, spera e ama nel Continente africano: un patrimonio spirituale – sottolinea nella lettera – che costituisce una grande ricchezza per tutto il Popolo di Dio e per il mondo intero, specialmente nella prospettiva della nuova evangelizzazione”. E un grazie ulteriore il Papa lo ha espresso stamattina anche per quelle “belle storie” tratte dalla terra africana con le quali, ha detto, il cardinale Monsengwo “ha condito” le riflessioni di questi giorni:
“Io sono rimasto particolarmente colpito da quella storia in cui Lei parlava di un amico che, essendo in coma, aveva l'impressione di stare in un tunnel oscuro, ma alla fine vedeva un po’ di luce e soprattutto sentiva una bella musica. Mi sembra che questa possa essere una parabola della nostra vita: spesso ci troviamo in un tunnel oscuro in piena notte, ma, per la fede, alla fine vediamo luce e sentiamo una bella musica, percepiamo la bellezza di Dio, del cielo e della terra, di Dio creatore e della creatura”.
“Quale figlio della Chiesa in Africa – conclude Benedetto XVI nella lettera al cardinale Monsengwo Pasinya – Ella ci ha fatto sperimentare ancora una volta quello scambio di doni che è uno degli aspetti più belli della comunione ecclesiale, in cui la varietà delle provenienze geografiche e culturali trova modo di esprimersi in maniera sinfonica nell’unità del Corpo mistico”.
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1 commento:
Il Santo Padre NON ha detto che la luce arriva dalla fede in Dio ("ho fede e perciò sono illuminato"), ma che, tramite la fede, spesso arriviamo a vedere la luce, a udire una bella musica e a percepire la bellezza di Dio Creatore e della creatura.
La questione è sempre quella: sperare di trovare la luce in me stesso o in ciò che mi circonda.
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