Il cardinale Piacenza alla Cattolica di Milano: la Chiesa si oppone alle insidie del relativismo
“Quale Chiesa per quale mondo” è stato il titolo della prolusione ai corsi di introduzione alla Teologia, offerta oggi agli studenti dell’Università Cattolica di Milano, dal cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero. Il servizio di Fabio Brenna:
Compito della Chiesa oggi è il servizio della verità: ma in questa testimonianza e vicinanza a ogni uomo deve oggi combattere con un relativismo insidioso e diffuso. Lo ha sostenuto il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, che agli studenti dell’Università Cattolica ha evidenziato il rischio di una “relativizzazione” della Chiesa, quando questa esiste per se stessa, non rinvia verso l’altro, quando cioè i suoi membri non rimandano a Dio, anche confondendo – ha detto – la carità con la solidarietà. Il relativismo, sforzandosi di giustificare ogni soggettivo arbitrio, nega la vera libertà dell’uomo e per questo il cardinale Piacenza lo indica come un antagonista potente del cristianesimo:
“Credo sia l’insidia maggiore ed è la grande sfida prima di tutto per i sacerdoti, i predicatori, gli evangelizzatori in generale: anche per i laici che fanno opera di evangelizzazione. Se si pensa che evidentemente noi dobbiamo porgere un assoluto, che è Gesù Cristo, in un clima di relativismo, e porgerlo evidentemente non in una società – in una societas – cristiana, dove ci sia una base uniforme, ma non solo non c’è questa base uniforme ma non c’è neanche la base della ragione. Quindi, si è poco disposti ad accettare l’oggettività”.
Dire la verità per la Chiesa significa liberare l’uomo e affermare che questa libertà coincide con una persona autentica: Gesù Cristo. Se allora la Chiesa sarà ciò che Dio le domanda di essere e farà trasparire Dio da ogni suo gesto, attraverso la testimonianza di ogni credente sarà reso pieno servizio della verità:
“E’ molto importante in questo tornante storico riuscire ad affascinare di Cristo e a far fare l’esperienza di Cristo, perché le categorie razionali – pur rispettabilissime, ma talvolta un po’ gettate via – sono come una pietanza fredda in una notte freddissima, gelata. Quindi, occorre che ci sia il calore dell’incontro con la persona di Cristo. Poi, con questo calore si entra progressivamente nella verità, a volte prima sentendola e poi comprendendola, a volte prima comprendendola e poi sentendola, a seconda delle sensibilità”. (gf)
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