Cuba. L'arcivescovo di Santiago: attendiamo il Papa in un Paese in cerca di riconciliazione
Lunedì 26 marzo, quando in Messico saranno le 9 del mattino, Benedetto XVI si imbarcherà sull'aereo alla volta di Cuba, dove giungerà nel primo pomeriggio. Santiago de Cuba è la città dell'Isola caraibica che per prima abbraccerà il Papa. Luca Collodi ne ha intervistato l'arcivescovo, mons. Dionisio Guillermo Garcia Ibanes, presidente Conferenza episcopale cubana, al quale ha chiesto una riflessione sulle speranze della Chiesa locale per il terzo millennio:
R. – Que Cristo sea conocido por todos los cubanos...
Che Cristo sia conosciuto da tutti i cubani, in modo che conoscendolo lo amiamo, e amandolo ci consegniamo a Lui. Che ciascun cattolico cubano, ciascun cristiano, sia più saldo nella sua fede e sia suo testimone in mezzo al nostro popolo. La speranza è anche che ogni giorno il Signore ci dia più forza per lottare a favore della riconciliazione nel nostro Paese, perché ogni cubano, senza distinzione, possa crescere in pienezza e che tutte le sue possibilità possano essere sviluppate per il bene della famiglia e di tutto il nostro popolo.
D. – E invece la preoccupazione maggiore dei vescovi cubani ?
R. – La preocupacion mayor...
In questo momento, la nostra preoccupazione maggiore è quella di come arrivare al nostro popolo e come, con un così ridotto servizio pastorale e con mezzi limitati per poter evangelizzare, possiamo far conoscere Gesù Cristo. E’ una grande preoccupazione: la necessità di un servizio pastorale, di sacerdoti, di religiosi, di diaconi. Grazie a Dio abbiamo un laicato impegnato, che rende possibile fare meraviglie. Un’altra preoccupazione è far sì che nel nostro Paese tutti sentano il bisogno della riconciliazione, dell’incontro comune, del rispetto per la persona nella sua dignità e nei suoi diritti, perché tutti i cubani si sentano membri di questa patria, che amiamo molto, e che tutti si sentano come fratelli, indipendentemente dalla fede, dal modo di pensare, dalle condizioni sociali. Questa è la preoccupazione e la lotta pastorale – chiamiamola così per darle un termine dinamico, di azione – che noi vescovi cubani abbiamo.
D. – Che importanza ha la pastorale sociale nel servizio alle comunità locali?
R. – La actividad pastorale està muy presente...
L’attività pastorale è molto viva ed è una delle più attive che abbiamo nella nostra comunità: sia con la Caritas – in tutte le sue dimensioni, nell’aiuto come nella promozione umana – sia con la pastorale della salute, la pastorale per gli anziani e in tutta la promozione sociale, come pure nella formazione che abbiamo in ogni diocesi, nell’impegno con le persone che hanno bisogno e che soffrono. In tutte le nostre comunità, per piccole che siano, sicuramente c’è un gruppo della Caritas che funziona.
D. – Mons. Garcia, il fenomeno della “santerìa”, presente anche nel territorio della sua diocesi, preoccupa i vescovi di Cuba?
R. – El sincretismo religioso...
Il sincretismo religioso, che non è solo una religione africana e si unisce allo spiritismo, un fenomeno esteso in tutta Cuba, è maggiormente presente a L’Avana, a Matanza e a Santiago de Cuba. Nell’Est dell’isola, c’è un sincretismo unito allo spiritismo che è più vicino alla pratica religiosa cattolica e molte volte le pratiche si confondono. Non c’è dubbio che rappresenti sempre una preoccupazione per noi pastori. Dobbiamo rispettare ogni persona, la sua libertà, la sua maniera di relazionarsi con Dio, però la nostra missione è anche quella di far conoscere Gesù Cristo come nostro unico Salvatore. E proprio per il rispetto che abbiamo per le persone che praticano la “santeria”, per esempio, ecco la nostra decisione di far conoscere Gesù a queste persone e a tutti coloro che vogliono conoscerlo. Ricordiamo che il fenomeno della "santeria" è un fenomeno che molte volte non è una pratica sistematica, quanto una pratica devozionale, una pratica sincretica, che si mischia a quella cattolica. Quindi, ci sono persone che hanno optato davvero per la “santerìa” e persone, invece, che hanno optato culturalmente per una serie di pratiche.
D. – Come state accompagnando il rinnovamento sociale della nazione?
R. – Nosotros en las omelias...
Nelle nostre omelie, nel messaggio che abbiamo fatto collegialmente e anche individualmente, l’aspetto sociale del futuro di Cuba è molto presente, e non solo nei comunicati pubblici, ma anche nelle conversazioni che sosteniamo. Anche con le autorità parliamo del futuro del Paese, dei cambiamenti necessari, perché si possa avere uno sviluppo armonico economico, sociale e politico nel Paese.(ap)
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