sabato 3 marzo 2012

Colpito da un racconto su una persona in coma, il Papa afferma: in fondo al tunnel oscuro si vede la luce. Benedetto XVI: la spiritualità dell'Africa è grande patrimonio per tutta la Chiesa (Izzo)

PAPA: COLPITO DA RACCONTO SU COMA, "IN FONDO SI VEDE LA LUCE"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 3 mar.

Benedetto XVI e' "rimasto particolarmente colpito" durante gli Esercizi Spirituali, dalla storia di una persona che, "essendo in coma, aveva l'impressione di stare in un tunnel oscuro, ma alla fine vedeva un po' di luce e soprattutto sentiva una bella musica".
Lo ha confidato lo stesso Pontefice prendendo per la prima volta la parola dopo una settimana di meditazioni dettate nella Cappella Redemptoris Mater dal cardinale africano Laurent Monsengwo Pasinya, che ha raccontato al Papa e ai cardinali e vescovi della Curia Romana quanto capitato a un suo amico che lottava tra la vita e la morte.
"Mi sembra - ha commentato Joseph Ratzinger in proposito - che questa possa essere una parabola della nostra vita: spesso ci troviamo in un tunnel oscuro in piena notte ma, per la fede, alla fine vediamo luce e sentiamo una bella musica, percepiamo la bellezza di Dio, del cielo e della terra, di Dio creatore e della creatura; e cosi', e' vero, siamo salvati".
Una volta risvegliatisi dal coma, un paziente su cinque racconta di essersi trovato in una sorta di galleria buia, in fondo alla quale poteva scorgere una forte luminosita'. In alcuni casi, i pazienti affermano di aver potuto addirittura osservare, a occhi chiusi e come dall'esterno del proprio corpo, cio' che accadeva nella stanza dove erano degenti. Queste esperienza vengono spiegate dalla stragrande maggioranza degli stessi pazienti come contatti anticipati con l'Aldila'. Secondo alcune ricerche, pero', il fenomeno sarebbe causato da allucinazioni di natura chimica provocate da livelli altissimi di serotonina, un neurotrasmettitore attivo nella regolazione dell'umore e nell'elaborazione di immagini e suoni. Resterebbe tuttavia da chiarire come a occhi chiusi alcuni abbiano visto particolari, poi verificabili, ad esempio sulle persone in visita.
Il Papa non si e' soffermato sulle possibili spiegazioni del fenomeno, limitandosi a ringraziare chi ha raccontato l'episodio durante le meditazioni, per la riflessione che ne e' scaturita e, piu' in generale, "per la guida - ha detto rivolto al cardinale di Kinshasa - che ci ha donato in questi Esercizi. Lei ci ha guidato - ha aggiunto - nel grande giardino della Prima Lettera di San Giovanni e cosi' in tutta la Scrittura, con grande competenza esegetica e con esperienza spirituale e pastorale. Ha guidato sempre con lo sguardo verso Dio e, proprio con questo sguardo verso Dio, abbiamo imparato l'amore, la fede che crea comunione. E Lei ha condito queste sue meditazioni con belle storie, prevalentemente prese dalla sua cara terra africana, che ci hanno dato gioia e aiutato. Cosi' - ha concluso il Pontefice teologo - ci ha confermati nella fede, nella speranza e nella carita'".

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PAPA: SPIRITUALITA' AFRICA GRANDE PATRIMONIO PER TUTTA LA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 3 mar.

"La peculiare testimonianza di fede della Chiesa che crede, spera e ama nel Continente africano" rappresenta "un patrimonio spirituale che costituisce una grande ricchezza per tutto il Popolo di Dio e per il mondo intero, specialmente nella prospettiva della nuova evangelizzazione".
Lo afferma il Papa in una lettera indirizzata al cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo, a conclusione degli Esercizi Spirituali da lui predicati in Vaticano per il Papa e la Curia Romana".
"Quale figlio della Chiesa in Africa - scrive Benedetto XVI al cardinale africano - ci ha fatto sperimentare ancora una volta quello scambio di doni che e' uno degli aspetti piu' belli della comunione ecclesiale, in cui la varieta' delle provenienze geografiche e culturali trova modo di esprimersi in maniera sinfonica nell'unita' del Corpo mistico". Tutto questo, che si poteva "cogliere nella sua stessa presenza e nel suo stile" del porporato incaricato quest'anno di predicare gli Esercizi, per il Pontefice e' stato "un motivo di particolare letizia".
Da parte sua, anche il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, si sofferma, ai microfoni della Radio Vaticana, sulla ricca esperienza vissuta grazie agli Esercizi predicati da Monsengwo Pasinya. "Fedele a una tradizione di ormai molti anni, il Papa - sottolinea padre Lombardi - ha dedicato la prima settimana di Quaresima al ritiro spirituale, accompagnato da un buon numero di suoi collaboratori".
E non si e' trattato dell'occasione per nuovi "incontri e discorsi, ma di silenzio e preghiera". "Naturalmente - osserva il gesuita - il credente cerca di vivere ogni giorno tempi o momenti di silenzio e preghiera, ma questa pausa quaresimale piu' ampia dice un bisogno piu' intenso e diventa anche per noi un segno e un esempio piu' forte". Nel suo intervento, padre Lombardi cita il recente Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, intitolato "Silenzio e Parola", nel quale, ha osservato, "il Papa ha messo bene in rilievo che il silenzio apre lo spazio dell'ascolto, ascolto degli altri e ascolto di Dio, che e' la premessa per una comunicazione degna di questo nome, con gli altri e con Dio". Per Lombardi, "il rischio che l'accumulo dei messaggi sia tale da dominarci e imprigionarci e' incombente, e poiche' va sempre crescendo, difficilmente lo controlleremo correndo affannosamente dietro la loro sconfinata molteplicita'". "E' piu' utile - conclude - essere capaci di tempi di silenzio vero, in cui si possano sentire anche messaggi piu' profondi".

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