La meditazione conclusiva proposta dal porporato africano
Amore, fede e nuova evangelizzazione
«Se adesso occorre una nuova evangelizzazione è perché la gente non crede più in Gesù» ed è per questo che «il Santo Padre ha avuto ragione a indire un Anno della fede e a fare un Sinodo sulla nuova evangelizzazione». È nel segno della testimonianza e della trasmissione della fede, nucleo della nuova evangelizzazione, la conclusione delle meditazioni per gli esercizi spirituali quaresimali tenute dal cardinale congolese Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, per tutta questa settimana nella cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI.
«Amore e fede» è stato il tema dell'ultima riflessione che il porporato ha proposto sabato mattina, 3 marzo, nella forma di una lectio brevis. E ha iniziato ripronendo il prologo della prima Lettera di san Giovanni, per mostrare che «l'autore procede da ciò che ha annunciato per arrivare fino a ciò che conclude». Il cardinale ha quindi rilevato «che la tendenza generale della composizione di questa epistola è concentrica. Gli stessi temi tornano come un ritornello nelle diverse sezioni ma sono arricchiti ogni volta. Perciò nell'epistola c'è come un filo conduttore, cioè l'amore e la fede come segno di comunione con Dio». In particolare «nella prima grande sezione i due temi fede e amore sono separati completamente». Invece «nella seconda grande sezione i due temi sono piuttosto uniti, non sono più separati». Giovanni dice: «Abbiamo conosciuto l'amore»; e ancora: «Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato». Parole che, secondo il cardinale, mostrano che «fede e carità sono unite».
«Vediamo -- ha aggiunto -- come la fede costituisce come una spiegazione dell'amore. Bisogna amare perché l'amore viene da Dio e ci è stato rivelato. E questa rivelazione noi la conosciamo per la fede». Nella terza grande sezione, poi, «questo legame tra amore e fede è sviluppato molto di più. L'amore dei cristiani è radicato nella rivelazione dell'amore di Dio. Per noi l'amore dei cristiani è radicato nella fede. E sempre nella terza grande sezione, Giovanni indica come «idea generale» che «l'amore è qualcosa di divino: Caritas ex Deo est dice la vulgata e poi anche Deus Caritas est».
Dallo studio attento del testo, il porporato ha mostrato la forza «della confessione di fede in opposizione alle bugie dei falsi profeti». Ha spiegato che il criterio di fondo è «l'amore e la sua radice che è la fede. Molto di più, alla fine dell'epistola, la fede non è più considerata come un criterio esterno, ma con una realtà teologale interna, come radice e nel contempo la condizione della nostra comunione con Dio. Perciò la conclusione dell'epistola indica la fede in Gesù Cristo come condizione fondamentale della nostra vita divina. La finalità dell'epistola è quindi dare ai cristiani questa certezza».
(©L'Osservatore Romano 4 marzo 2012)
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