Sempre e solo in Cristo
Il Papa indica ai 22 nuovi Cardinali la missione nella Chiesa e nel mondo
“Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam”.
Richiamando le parole di Gesù a Pietro, stamattina Benedetto XVI ha iniziato, nella basilica vaticana, la sua allocuzione in occasione del rito del Concistoro ordinario pubblico per la creazione dei nuovi cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo. “Sono le parole efficaci – ha spiegato il Papa - con le quali Gesù ha costituito Pietro quale saldo fondamento della Chiesa. Di tale fondamento la fede rappresenta il fattore qualificativo: infatti Simone diventa Pietro – roccia – in quanto ha professato la sua fede in Gesù Messia e Figlio di Dio”.
Servitori della Chiesa. “Le parole rivolte da Gesù a Pietro – ha chiarito il Pontefice - mettono bene in risalto il carattere ecclesiale dell’odierno evento. I nuovi cardinali, infatti, tramite l’assegnazione del titolo di una chiesa di questa città o di una diocesi suburbicaria, vengono inseriti a tutti gli effetti nella Chiesa di Roma guidata dal Successore di Pietro, per cooperare strettamente con lui nel governo della Chiesa universale”. I neo cardinali “si uniranno con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo. Nello svolgimento del loro peculiare servizio a sostegno del ministero petrino, i neo-porporati saranno infatti chiamati a considerare e valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa”. In questo “delicato compito” sarà loro “di esempio e di aiuto la testimonianza di fede resa con la vita e con la morte dal principe degli Apostoli, il quale, per amore di Cristo, ha donato tutto se stesso fino all’estremo sacrificio”. Con questo significato, ha sottolineato il Santo Padre, è da intendere anche “l’imposizione della berretta rossa. Ai nuovi cardinali è affidato il servizio dell’amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione assoluta e incondizionata, fino all’effusione del sangue, se necessario”. A loro, inoltre, “è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile fondamento dell’unità”.
Dono di sé. Nel brano evangelico proclamato, “Gesù si presenta come servo, offrendosi quale modello da imitare e da seguire”, ha ricordato Benedetto XVI. “Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa – ha aggiunto - è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che non è invece lo stile mondano del potere e della gloria”. Facendo riferimento alla richiesta di Giacomo e Giovanni a Gesù di sedergli, nella gloria di Dio, uno alla destra e uno alla sinistra, il Papa ha affermato: “Dominio e servizio, egoismo e altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità: queste logiche profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni luogo. Non c’è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù: Egli non si limita a indicarla con le parole ai discepoli di allora e di oggi, ma la vive nella sua stessa carne. Spiega infatti: ‘Anche il Figlio dell’uomo non è venuto a farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti’”. Per il Pontefice, “queste parole illuminano con singolare intensità l’odierno Concistoro pubblico. Esse risuonano nel profondo dell’anima e rappresentano un invito e un richiamo, una consegna e un incoraggiamento specialmente” per i nuovi cardinali.
Fede e carità. Secondo la tradizione biblica, “il Figlio dell’uomo è colui che riceve il potere e il dominio da Dio”. “Gesù interpreta la sua missione sulla terra – ha evidenziato il Santo Padre - sovrapponendo alla figura del Figlio dell’uomo quella del Servo sofferente, descritto da Isaia. Egli riceve il potere e la gloria solo in quanto ‘servo’; ma è servo in quanto accoglie su di sé il destino di dolore e di peccato di tutta l’umanità. Il suo servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della sua morte violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l’inizio e il fondamento della redenzione di ciascun uomo e dell’intero genere umano”. Rivolgendosi ai neo porporati Benedetto XVI ha detto: “Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera nella carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e solo ‘in Cristo’, risponda alla sua logica e non a quella del mondo, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore”. “Sull’anello che tra poco vi consegnerò – ha concluso -, sono raffigurati i santi Pietro e Paolo, con al centro una stella che evoca la Madonna. Portando questo anello, voi siete richiamati quotidianamente a ricordare la testimonianza che i due Apostoli hanno dato a Cristo fino alla morte per martirio qui a Roma, fecondando così la Chiesa con il loro sangue. Mentre il richiamo alla Vergine Maria, sarà sempre per voi un invito a seguire colei che fu salda nella fede e umile serva del Signore”.
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