La cooperazione tra Santa Sede e Regno Unito
Obiettivi comuni
Sayeeda Warsi,
Baronessa, ministro senza portafoglio e rappresentante del primo ministro David Cameron
Diciassette mesi fa ho avuto l’immenso onore di incontrare Sua Santità Papa Benedetto XVI durante il suo importante viaggio nel Regno Unito. La sua visita ha rafforzato la cooperazione sempre più stretta tra Regno Unito e Santa Sede. Affrontare i cambiamenti climatici, promuovere il dialogo multiconfessionale, cercare la pace e combattere la povertà: in questi e in tanti altri ambiti condividiamo gli stessi obiettivi e dobbiamo collaborare. Sono rimasta colpita, in particolare, dall’enfasi che il Santo Padre ha posto sul dialogo tra le religioni nel suo discorso nel Westminster Hall.
Oggi, nel 2012, c’è ancora molto da fare e i nostri obiettivi sono sempre chiari. Ecco perché, questa settimana, sono lieta di guidare la delegazione ministeriale più ampia di sempre del Regno Unito in Vaticano. Da molto tempo il primo ministro David Cameron e io stiamo insistendo su una comprensione più profonda della fede da parte del Governo britannico, ed è un grande onore poter portare il nostro messaggio alla Santa Sede questa settimana.
Siamo consapevoli che la Santa Sede, attraverso la Chiesa cattolica, è un attore globale con preoccupazioni globali, che raggiunge ogni angolo del pianeta. Svolge un ruolo importante nelle questioni internazionali, espresso attraverso la sua rete di vescovi, sacerdoti, diplomatici e religiosi, ed è una voce influente nei principali dibattiti etici, morali e intellettuali di oggi. Sono proprio questa rete e questa rilevanza internazionale la ragione per cui dobbiamo impegnarci con la Santa Sede.
Al centro delle politiche del governo della regina, sia interne sia estere, ci sono la sollecitudine per il sostegno e la promozione dei diritti e dei valori fondamentali, il consolidamento della democrazia, il sostegno a una cultura di responsabilità sociale, economica e politica, dalle comunità di base fino a livello governativo. Espresse per mezzo della fede, queste sono anche le priorità della Santa Sede. In particolare attraverso la rete di Caritas internationalis e le organizzazioni non governative cattoliche, e il loro lavoro fondamentale negli ambiti dell’assistenza, dell’educazione e della salute, la Santa Sede raggiunge la vita di milioni di persone.
I nostri discorsi bilaterali comprenderanno naturalmente anche discussioni sulle questioni legate all’hard power, che spaziano dal dare impeto al dibattito multilaterale di quest’anno riguardo al Trattato sul commercio delle armi e la proliferazione delle piccole armi fino al futuro del Medio Oriente. Dagli sforzi britannici per aiutare a portare la pace e la speranza in Somalia e nel Corno d’Africa dopo anni di guerra civile e di sottosviluppo, all’impatto della crisi dell’eurozona sulle società, le strutture e le politiche europee, compreso il Regno Unito.
I nostri discorsi devono però andare oltre. Desidero che il Governo britannico rifletta con la Santa Sede su come il dialogo interreligioso — compreso quello tra islam e cristianesimo — possa essere rafforzato per prevenire conflitti e discriminazioni, garantire rispetto e coesistenza, e sostenere le minoranze ovunque esse siano. In particolare, vorrei invitare il nostro continente ad avere più fiducia nella sua eredità cristiana e a sostenere che è questo il modo più efficace per accogliere fedi minoritarie. Dobbiamo guardare avanti nel corso dell’anno, al vertice di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile, ed esaminare come — malgrado le nostre differenze su alcune questioni — possiamo lavorare insieme al meglio per assicurare soluzioni sostenibili e integrali alle sfide della povertà e delle disuguaglianze persistenti, specialmente nelle aree meno sviluppate del pianeta. E dopo il successo del vertice sui cambiamenti climatici che si è tenuto a Durban lo scorso anno, dovremmo valutare in che modo l’invito di Papa Benedetto a proteggere il creato e la determinazione del Governo britannico a ridurre le emissioni dei gas serra possono essere incanalati verso un progresso più rapido in direzione di un’economia globale basata su basse emissioni di carbonio.
Questa visita breve, ma intensa, offrirà anche l’opportunità per ricordare un’importante pietra miliare nelle nostre relazioni bilaterali: la decisione presa nel 1982, in coincidenza con la visita di Papa Giovanni Paolo II in Gran Bretagna quello stesso anno, d’instaurare piene relazioni diplomatiche a livello di ambasciatori. La Santa Sede è la nostra missione diplomatica più antica, risalente al 1479. Ma dopo le interruzioni nel sedicesimo secolo, i contatti diplomatici formali sono stati ripristinati solo nel 1914. Non furono ripresi per ragioni di sentimento, ma perché il Governo britannico dell’epoca aveva compreso che avevamo bisogno di una voce presso la Santa Sede di Papa Benedetto XV, il Papa della riconciliazione e dell’armonia tra i popoli, in un tempo di crisi globale.
Oggi non ci troviamo di fronte a una guerra mondiale. Ma il nostro mondo deve affrontare sconvolgimenti economici e sociali senza precedenti, che esigono sacrifici e sforzi mentre guardiamo verso un futuro migliore. Sarò lieta di esprimere a Sua Santità, quando riceverà la nostra delegazione il 15 febbraio, quanto apprezziamo queste relazioni, che la sua visita al Regno Unito ha contribuito a rafforzare.
(©L'Osservatore Romano 13-14 febbraio 2012)
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