Concistoro: domani il voto sulle Cause di canonizzazione di sette Santi, tra cui due martiri
Il Concistoro di domani, come annunciato, sarà per il Papa e il rinnovato Collegio cardinalizio anche l’occasione per procedere al voto su alcune Cause di canonizzazione. Le Cause riguardano tre uomini – tra i quali due martiri – e quattro donne, due di loro laiche. Le loro storie sono ricordate in questo servizio di Alessandro De Carolis:
La prima storia è lontana nel tempo e riguarda “colei che mette le cose in ordine”. È questo il significato di Tekakwitha, il nome indiano di Caterina, tra qualche tempo la prima Santa pellerossa d’America. Irochese per parte di padre, mentre la madre è una cristiana della tribù algonchina, Caterina nasce a metà del 1600 nell’odierna Albany scampa a un’epidemia di vaiolo che la sfigura e le rovina la vista, condannandola a essere una reietta tra la sua gente. Inoltre lo zio che la prende con sé non tollera poi la sua conversione al cristianesimo, che lei vivrà rifugiandosi nel grande freddo del Canada e immergendosi in una vita di profonda preghiera. La malattia le ha però minato la salute e Caterina si spegne a 24 anni, mentre i segni del vaiolo scompaiono dal suo viso.
Dalla parte opposta del carta geografica, sull’Isola di Guam nel Pacifico, otto anni prima si consuma il martirio del 17.enne filippino, Pedro Calunsgod. Il ragazzo è un catechista al seguito dei missionari gesuiti spagnoli che hanno preso a evangelizzare la zona, accolti con grande favore dagli indigeni. Il loro successo suscita gelosie e una campagna diffamatoria che esplode tragicamente il giorno in cui Pedro e il gesuita padre Diego suscitano le ire di un capo villaggio, un tempo amico dei missionari, per aver battezzato sua figlia. Entrambi cadono sotto i colpi dell’indio e i due cadaveri vengono gettati nell’Oceano.
Un salto temporale e si arriva al 1838, quando nascono due dei prossimi Santi. Il 23 gennaio viene alla luce in Germania Barbara Cope. Figlia di poveri contadini, emigra a due anni negli Stati Uniti. Da adolescente è già in fabbrica e finché il suo contributo alla famiglia è necessario deve accantonare quello che è il suo vero desiderio: consacrarsi a Dio. Lo realizza a 24 anni tra le Suore del Terz’Ordine Francescano di Syracuse, prendendo da consacrata il nome di Madre Marianna. Intelligenza e generosità la portano ai vertici dell’Istituto, quando dal famigerato lebbrosario di Molokai giunge al vescovo di Honolulu una richiesta: servono infermiere per i malati. Fra loro c’è già padre Damiano de Veuster, ma servono nuove forze. Madre Marianna parte, si immerge con altre compagne in quella terribile realtà fino a prenderne le redini quando padre Damiano muore di lebbra nel 1889. Lei resiste, generosa come sempre, per ben 30 anni. Curando i malati, li istruisce, e fino all’ultimo respiro, nel1918 a 80 anni di età, ricorda che avere la lebbra non vuol dire mancare di dignità.
A fine novembre del 1838 è nato anche in Francia Giacomo Berthieu. Diventato sacerdote, entra nei Gesuiti e parte missionario nel Madagascar. Allo scoppio, nel 1894, della seconda guerra dei malgasci contro la Francia si trovava ad Andrainarivo. È catturato dagli insorti mentre accompagna i cristiani evacuati dai villaggi e spinto più volte ad abiurare la fede. Padre Berthieu si rifiuta e paga con la vita. Il suo corpo viene gettato nel fiume Mananara.
Un quasi contemporaneo di Madre Marianna e padre Berthieu, nasce nel 1841, è il bresciano Giovanni Piamarta. Diventa sacerdote dopo un’infanzia difficile per le precarie condizioni economiche della famiglia. Il suo nome è legato alla fondazione dell’Istituto Artigianelli, dedicato all’aiuto dei giovani che venivano a Brescia per cercare lavoro. Ma il sacerdote non si ferma e crea anche una Pia società di sacerdoti, chierici e fratelli e la Congregazione delle Povere Serve della Sacra Famiglia di Nazareth.
Sempre negli anni Quaranta dell’800 nasce a Barcellona Carmen Sallés Barangueras. Cresce negli anni che vedono il crescendo di devozione mariana che sfocia nella proclamazione del dogma dell'Immacolata del 1854. L’istruzione è la sua passione e anche la sua vocazione. Prende l’abito delle Terziarie domenicane dell'Annunziata, finché non fonda ella stessa le Concezioniste missionarie dell'insegnamento. Si spegne a Madrid nel 1911 lasciando 166 suore nella nuova Congregazione e il desiderio di inviarle ovunque, oggi realizzato con presenze in quasi tutti i continenti.
L’ultima storia riguarda Anna Schaffer, futura Santa laica. La sua terra è la Baviera, terza degli otto figli di un umile falegname che provvede da solo a tutti. Le ristrettezze non mettono il freno ad Anna, che sogna di diventare suora e partire missionaria. Poi arriva il 14 febbraio 1901. Anna ha 19 anni ed è operaia in una lavanderia. A causa di un incidente, riporta gravi ustioni alle gambe che la rendono purtroppo un’invalida. Ma non si rassegna, anzi si ribella a questo patire senza speranza, e faticosamente si capisce che ciò che Cristo le chiede e di essere “missionaria” dal suo letto di malata, dove la salute progressivamente peggiora. Consiglia e incoraggia la gente venuta a chiederle aiuto e sostegno, e lei senza forze diventa la forza di chi è sano. Nel settembre 1925, una caduta dal letto le toglie la voce. Si spegne con un sussurro: “Gesù, io vivo in te”.
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