mercoledì 7 novembre 2012

Sindone, l’”immagine di un uomo nel momento della morte, anzi nel momento dell’oltre la morte” (Sir)


SINDONE: EBREI E MUSULMANI DI FRONTE AL “MISTERO” DEL VOLTO DI GESÙ

L’”immagine di un uomo nel momento della morte, anzi nel momento dell’oltre la morte”. “Un segno” che conduce l’umanità a confrontarsi “con il Mistero e il Miracolo del Volto di Dio”. Ebrei e musulmani parlano così della Sindone alla giornata di studio e dialogo interreligioso dedicata al lenzuolo di Torino e promossa oggi a Roma dal gruppo di ricerca universitario Othonia, in collaborazione con l’Istituto Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. 
Secondo Bruno Di Porto presidente della comunità ebraica Lev Chadash, la Sindone è una proposta di raffigurazione di Gesù, “dell’uomo ebreo che era Gesù. E’ dunque un modo di vederlo, di immaginarlo e di immaginarlo nel momento della morte”. In quell’immagine di “sofferenza atroce, si riconosce pertanto l’icona della santità e l’icona della sofferenza”. 
“La sofferenza sul volto della Sindone - ha detto l’esponente ebraico parlando agli studiosi della sindone - stamane ci si rivolge e ci riunisce. Che le sofferenze abbondino, sebbene variamente distribuite, è una cupa evidenza dagli inizi della vita ad oggi. Sono tante e disparate” ed invocano “la religione, come domanda che la interpella, la mette in crisi e le chiede cura, consolazione, riparazione”. 
Ma la risposta religiosa alla sofferenza umana - ha detto il professore ebreo - “non colma del tutto l’inquietudine. Restano sempre le domande. Resta sempre il margine, o meglio l’orizzonte di insondabilità della sofferenza del giusto” di fronte al quale si avverte anche il “pianto di Dio”. Nel prendere la parola, l’imam Yahya Pallavicini, Presidente Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana), ha citato i passaggi del Sacro Corano che parlano di Gesù ed ha ricordato che secondo la tradizione islamica “Gesù non è mai morto, non fu ucciso perché nessuno e nessun potere può mettere a morte Gesù. Gesù - ha proseguito l’esponente islamico - è stato elevato vivo da Dio in cielo ed è presso Dio”. 
E’ anche per i musulmani “il presagio dell’ora ultima”. Dunque se Gesù non è morto, la Sindone - secondo la visione musulmana - pone una questione estremamente complessa. Ma l’imam ha voluto considerare la Sindone come “segno”. Ed ha aggiunto: “per i sapienti musulmani i segni di Dio sono segni sacri perché hanno un valore simbolico che traduce e traspone qualcosa che va al di là del segno stesso. La Sindone è un segno, una rappresentazione di Gesù che conduce l’uomo al Mistero e al Miracolo del Volto di Dio”. 
Alla giornata di studio è intervenuto anche Bruno Barberis, Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, che ha esortato a guardare alla sindone senza lasciarsi andare a “fondamentalismi o ipotesi strampalate come quelle che la ritenevano un ritratto di Leonardo o addirittura opera di un falsario medievale”. Ma occorre anche guardarsi dal rischio di considerare il Lenzuolo di Torino come “la prova scientifica della Resurrezione di Gesù come se la Resurrezione fosse un evento naturale che si può spiegare scientificamente”. 
Scienza e fede pertanto propongono rispetto alla sindone due approcci che devono necessariamente confluire e integrarsi. “Essi - ha detto lo studioso - possono benissimo coesistere a patto che ne vengano rispettati i diversi piani di competenza e non si voglia mescolarli forzando conclusioni senza rispettarne le peculiarità”. Ma lo studioso ha fatto - in conclusione del suo discorso - una precisazione: “la fede cristiana non si fonda né si fonderà mai sulla Sindone…Si basa su ben altri presupposti, ma la sindone può esserne un valido supporto se vista come un prezioso strumento che, mediante il linguaggio dell’immagine, contribuisce alla riflessione sul pilastro portante della fede: la passione, morte e risurrezione di Cristo”. 

© Copyright Sir

1 commento:

Andrea ha detto...

La Risurrezione di Cristo fu un fatto riguardante il Suo Corpo, che passò, come ci dice la Chiesa, dalla condizione di "cadavere" a quella di "Vivente per sempre, al di là dei limiti dello spazio e del tempo".
La Sindone ne è la conferma (o "prova", nel senso di controprova): solo un Corpo che assumesse quelle caratteristiche poteva lasciare un lenzuolo funebre in quelle condizioni