Aperto dal cardinale Levada il simposio di vescovi e superiori generali sul tema degli abusi sessuali
Una priorità per tutta la Chiesa
Roma, 7.
Collaborare con le autorità civili e migliorare la formazione dei sacerdoti.
Nella consapevolezza che la tutela dei minori è una priorità per la Chiesa.
Sono queste le principali indicazioni emerse dalle battute iniziali del simposio internazionale sugli abusi sessuali che si è aperto nel pomeriggio di ieri, lunedì 6, presso la Pontificia Università Gregoriana, con la lettura del messaggio — che pubblichiamo integralmente a pagina 1 — inviato dal Papa, tramite il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al rettore padre François-Xavier Dumortier.
«Verso la guarigione e il rinnovamento» è il tema dell’incontro, che si protrarrà fino a giovedì 9 e che vede la partecipazione delle delegazioni di centodieci conferenze episcopali e i superiori maggiori di oltre trenta congregazioni e ordini religiosi.
Del cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, William Joseph Levada, la relazione introduttiva che ha analizzato l’articolata «risposta» della Chiesa a una sfida così dolorosa. Infatti, negli ultimi anni, la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha verificato «un drammatico aumento» del numero di casi di reato di abusi sessuali su minori da parte di chierici. L’incremento delle denunce è stato incoraggiato anche dal fatto che il grave fenomeno è stato finalmente portato alla luce, ricevendo l’attenzione dei mezzi di informazione. Nel corso dell’ultimo decennio sono arrivati all’attenzione della Congregazione vaticana oltre 4.000 casi di abusi sessuali su minori e questi casi «hanno rivelato, da un lato, l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o di diritto canonico) a questa tragedia e, dall’altra, la necessità di una risposta più complessa».
Una risposta che richiede consapevolezza e un costante impegno del quale si stanno facendo carico il Papa, gli organismi della Santa Sede e le conferenze episcopali, nell’intento di «trovare i modi migliori per aiutare le vittime, proteggere i minori e formare i sacerdoti di oggi e di domani affinché siano consapevoli di questa piaga e venga eliminata dal sacerdozio». In questo senso, esiste un «obbligo per la Chiesa di ascoltare e comprendere la gravità di quanto le vittime hanno sofferto», ha aggiunto il cardinale prefetto, il quale ha esortato i vescovi a «prevenire» la crisi invece di aspettare che siano i media a portare alla luce gli scandali.
E ha proposto loro di seguire l’esempio del Papa che anche nei suoi viaggi internazionali ha spesso incontrato e ascoltato le vittime degli abusi del clero.
In particolare, il cardinale Levada ha ricordato e messo in rilievo quanto fatto direttamente dal Papa. A partire da quando il cardinale Ratzinger era prefetto della Congregazione per la Dottrina per la Fede e dovette impegnarsi per affrontare lo scandalo degli abusi sessuali scoppiato negli Stati Uniti tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo secolo. «Voglio esprimere la mia personale gratitudine a Papa Benedetto, che, allora come prefetto, fu determinante» nell’implementare «nuove norme per il bene della Chiesa». Tuttavia, ha osservato con amarezza il porporato, «il Papa ha dovuto subire attacchi da parte dei media in questi ultimi anni in varie parti del mondo, quando invece avrebbe dovuto ricevere la gratitudine di tutti noi, nella Chiesa e fuori».
Il porporato ha quindi articolato il suo intervento affrontando via via diversi aspetti. A cominciare dal bisogno delle vittime di essere ascoltate e del conseguente obbligo per la Chiesa di ascoltare le vittime e comprendere fino in fondo la gravità della loro sofferenza. Per proseguire poi affrontando la questione della «protezione dei minori» nei vari ambiti della Chiesa, nonché della formazione dei candidati al sacerdozio, ribadendo quanto sia importante sottoporre i seminaristi a «un maggiore scrutinio». Affinché «non si ripetano mai più in futuro casi di abuso».
Un intero paragrafo della relazione è riservato alla cooperazione della Chiesa con le autorità civili. A questo proposito, il cardinale Levada rileva come «l’abuso sessuale di minori non è solo un crimine in diritto canonico, ma è anche un crimine che viola le leggi penali nella maggior parte delle giurisdizioni civili».
Al termine della relazione, però, il cardinale ha voluto concludere con una osservazione: «Vale la pena ripeterlo. Coloro che hanno abusato sono una piccola minoranza dei fedeli e laici impegnati. Tuttavia, questa piccola minoranza ha provocato un gran danno alle vittime e alla missione della Chiesa».
Nella mattinata di oggi, martedì 7, il simposio è entrato nel vivo con l’intervento della psichiatra inglese Sheila Hollins e la toccante testimonianza dell’irlandese Marie Collins, vittima di abusi. «Sento che il meglio della mia vita — ha detto quest’ultima — è iniziato quindici anni fa, quando il mio aggressore fu assicurato alla giustizia.
Durante questi anni ho lavorato con la mia diocesi e più in generale con la Chiesa cattolica irlandese per migliorare le loro politiche di protezione dei bambini. La mia vita non è più una terra sterile. Sento che ciò ha significato e valore».
Sulla necessità d’«imparare dai nostri errori», per dare vita a un modello globale d’intervento che sia di reale sostegno all’opera dei vescovi, si è soffermato monsignor Stephen J. Rossetti, sacerdote e psicologo statunitense.
«Se la Chiesa cattolica sarà in grado di dare attivamente attuazione e di far rispettare con forza un tale programma mondiale per la sicurezza dei bambini, essa diverrà ciò che è effettivamente chiamata a essere: un’autorità internazionale nella promozione della sicurezza e del benessere dei bambini».
(©L'Osservatore Romano 8 febbraio 2012)
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