sabato 11 febbraio 2012

Lui con noi e noi con lui. Card. Camillo Ruini: il cristianesimo è ''storia della libertà''

GESÙ NOSTRO CONTEMPORANEO

Lui con noi e noi con lui
Card. Camillo Ruini: il cristianesimo è ''storia della libertà''


“Gesù rimarrà sempre nostro contemporaneo, perché vive con noi e per noi nell’eterno presente di Dio”. Con queste parole il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, ha concluso l’evento internazionale “Gesù nostro contemporaneo”, a cui hanno partecipato oltre mille persone, nonostante i disagi per raggiungere e soggiornare in una Capitale insolitamente nevosa (testo integrale delle conclusioni del card. Ruini in *.pdf: clicca qui). “Affinché però anche noi viviamo da suoi contemporanei, con lui e per lui – ha proseguito il cardinale esprimendo un auspicio per il futuro - mi sembra necessario che oggi la missione ritorni ad essere quello che è stata all’inizio: una scelta di vita che coinvolge l’intera comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri, ciascuno naturalmente secondo le condizioni concrete della sua esistenza. Se contribuirà a questo scopo, il nostro evento avrà portato frutto”.

Il Gesù storico e l’”autocoscienza” di Gesù. Dopo un ampio excursus sullo “stato attuale della ricerca sul Gesù storico” il card. Ruini ha citato alcuni “aspetti salienti della figura storica di Gesù di Nazaret”: le parole e gli insegnamenti, “parole antiche e nuove, ma uniche e attuali nella loro sostanza anche dopo duemila anni”, gli “atti di potenza”, “segni” o “opere” che Gesù ha compiuto, la cui “storicità sostanziale appare incontestabile e la “questione decisiva della coscienza che Gesù ha avuto di se stesso, del suo rapporto con il Padre e della missione che ne scaturiva”, che “emerge anzitutto dalla sua preghiera, dalla chiamata dei discepoli e dal tipo di rapporto che egli ha instaurato con loro”.

Storia paradossale ma efficace. “Gran parte dell’evento è stata giustamente dedicata non a quanto è accaduto a Gesù in Palestina bensì alla presenza attuale di Gesù nella storia e nella vita degli uomini”, ha sottolineato il cardinale: “Da Gesù è scaturito cioè un grande movimento, una comunità di uomini e donne, che poi, certo, si è divisa e anche frammentata, conservando però una inestirpabile tendenza a ritrovare in lui la propria unità. Questa comunità ha dato vita a una ‘storia efficace’, perché è stata e rimane la forza in grado di incidere più in profondità sui modi di pensare e sui comportamenti, sulla cultura e sul vissuto delle persone come dei popoli. Storia efficace ma anche paradossale, perché si svolge secondo la forma della croce-risurrezione, della sconfitta che diventa vittoria: questo paradosso che si rinnova è il segno, o l’indizio, della presenza di Dio”.

Il cristianesimo come “storia della libertà”. “Esiste un’identificazione dinamica tra Gesù Cristo e lo Spirito Santo, in virtù della quale Gesù si rende presente e contemporaneo mediante l’opera del suo Spirito”. Secondo il card. Ruini, “Gesù di Nazaret, nella sua vita terrena, ha manifestato in maniera sovrana questa libertà, che è il riflesso della libertà di Dio, e la storia del cristianesimo, pur con tutte le sue contraddizioni e i suoi fallimenti è stata giustamente qualificata come ‘storia della libertà’, storia cioè della crescita del genere umano in direzione della libertà. Tocca a noi, oggi, vivere in noi stessi e manifestare al mondo questa medesima libertà che, contrariamente a un pregiudizio diffuso nella cultura attuale, non è coartata ma alimentata dal suo rapporto con la verità”.

Futuro “aperto” alla missione. Nella conversazione sui giovani e Gesù è “risuonata una domanda”, ha fatto notare il card. Ruini al termine della sua relazione: “questa grande presenza di Gesù ha il futuro assicurato, qui in Italia e in Occidente, o invece i giovani, pur amandolo e ammirandolo per tanti aspetti, stanno perdendo la fede in lui, in concreto stanno abituandosi a vivere a prescindere dal Gesù vivo e reale, sostituendolo magari con un Gesù immaginario, fabbricato da una cattiva letteratura o costruito sulla misura dei nostri gusti?”. “A questa domanda – ha affermato - non c’è una risposta prestabilita, una risposta, cioè, in grado di prevedere il futuro della fede in Italia e in Occidente. In realtà questo futuro è aperto, aperto alla nostra libertà e prima ancora alla libertà e alla misericordia di Dio”. C’è, però, “una risposta precisa e vincolante per ogni credente, che non prevede gli esiti ma indica il nostro compito. Questa risposta si riassume in una parola, che è tra le più antiche e originarie del cristianesimo: la parola missione. Oggi probabilmente non basta più che alcuni membri della Chiesa vivano la loro fede come missione, in paesi lontani o qui da noi”.

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