Le radici giudaico-cristiane dell'Europa: intervista con il prof. Weiler
Torniamo a parlare delle radici giudaico-cristiane dell’Europa. Recentemente il Senato italiano ha approvato una mozione di maggioranza sulla politica europea dell’Italia, introducendo anche un emendamento della Lega con il riferimento alle radici giudaico-cristiane. Sentiamo in proposito Joseph Weiler, ebreo, professore di diritto europeo alla New York University. L’intervista è di Debora Donnini:
R. – Questa dovrebbe essere la normale amministrazione. Riflette una realtà storico-culturale che tutti conoscono: le radici della civilizzazione europea sono Atene e Gerusalemme. Quello che è strano è che ci sia qualcuno che resiste, che vuole negare, che trova scandaloso il menzionare questo. Se per esempio qualcuno avesse detto che le radici dell’Europa sono greco-romane, nessuno avrebbe fatto obbiezione perché è chiaro che è così. Nessuno avrebbe obiettato: “questo è esclusivo perché non menziona - non lo so – i persiani o gli indiani”. E questo perché la realtà dell’Europa è che uno dei fondamenti della sua civilizzazione è greco-romana. Quando invece si parla della tradizione giudaico-cristiana, c’è qualcuno che protesta ma, in realtà, è altrettanto normale. Si tratta di un assetto storico-culturale: questa è l’Europa. Quindi per me siamo nella normalità: ora, almeno in Italia, siamo in una posizione sana. Nessuno, né i laici, né le persone che non sono della tradizione giudaico-cristiana, deve protestare, perché questa è l’Europa.
D. – Secondo lei, specialmente in un momento come questo, è importante sottolineare che l’identità dell’Europa non può essere solo l’euro, solo l’economia ed è quindi importante richiamarsi alle radici spirituali, che in Europa sono quelle giudaico-cristiane?
R. - L’Europa è molto più di un fatto economico. Anche i fondatori, De Gasperi, Adenauer - tutti credenti e cattolici - non avevano soltanto una visione economica, ma avevano anche una visione spirituale sull’ampiezza della condizione umana. Lo stesso Monnet ha detto che l’Europa non è soltanto una coalizione fra Stati ma un’unione fra uomini. L’assetto spirituale e morale dell’Europa, specialmente in un momento di crisi, è sempre più importante. Si parlava della solidarietà ma nel momento in cui bisogna pagare, la solidarietà è sparita. Questo è il frutto marcio di un’Europa semplicemente economica, materialista. Ora vediamo i risultati di questa visione. Allora è giusto menzionare le radici spirituali giudaico-cristiane ma anche ricordare che non ci sono solo quelle giudaico-cristiane, abbiamo anche preso molto da Atene e dall’illuminismo. Ma in questo momento è importante ricordare che servono la carità, la grazia: anche questo fa parte dell’assetto della civilizzazione europea.
D. – Cosa hanno portato, secondo lei, a livello di diritti, l’ebraismo e il cristianesimo in Europa?
R. – Le cose più importanti sono: primo, che il mondo in cui viviamo non è soltanto materiale, il “telos” dell’uomo non è soltanto il guadagno, il profitto personale; quindi, che dare è importante quanto prendere. Non ci sono soltanto i diritti che sono comunque molto importanti - la storia dei diritti fondamentali, i diritti dell’uomo - ma l’assetto giudaico-cristiano fa pensare anche ai doveri fondamentali dell’individuo verso la società. Per esempio, nel Levitico, capitolo 19, è descritta una visione bellissima di una società che si prende cura della miseria, dei poveri e tutto questo senza parlare di diritti ma solo di doveri. Questo è un contributo importante del pensiero giudaico-cristiano nella nostra civilizzazione: la responsabilità degli uni verso gli altri, non soltanto il diritto, ma anche la solidarietà. In questo momento di crisi bisognerebbe pensare a quali sono i miei doveri verso gli altri, non i miei diritti verso gli altri. (bf)
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