PAPA: DAVANTI A MALE CRISTIANI NON POSSONO TACERE PER RISPETTO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 7 feb.
"Non bisogna tacere di fronte al male". Lo raccomanda Benedetto XVI a tutti i cristiani ricordando come "la tradizione della Chiesa abbia annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di 'ammonire i peccatori'".
E anche oggi, afferma nel Messaggio per la Quaresima 2012, "e' importante recuperare questa dimensione della carita' cristiana".
Il Papa critica con forza "l'atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodita', si adeguano alla mentalita' comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verita' e non seguono la via del bene". "Il rimprovero cristiano - tiene a sottolineare pero' Joseph Ratzinger - non e' mai animato da spirito di condanna o recriminazione; e' mosso sempre dall'amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello".
D'altra parte, nessuno dovrebbe mai dimenticare che persino "il giusto cade 7 volte" e che "tutti siamo deboli e manchevoli". Bisogna dunque "aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verita' se stessi, per migliorare la propria vita e camminare piu' rettamente. C'e' sempre bisogno di uno sguardo che ama e corregge, che conosce e riconosce, che discerne e perdona, come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi". "Nel nostro mondo impregnato di individualismo e' necessario - esorta quindi il Pontefice - riscoprire l'importanza della correzione fraterna, per camminare insieme verso la santita'".
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PAPA: RICCHEZZA MATERIALE SPESSO IMPEDISCE DI VEDERE L'ALTRO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 7 feb.
"La ricchezza materiale e la sazieta', ma anche l'anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni" impediscono a troppi cristiani di oggi di avere uno "sguardo umano e amorevole verso il fratello". Lo denuncia Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2012. "Mai - raccomanda il Papa - dobbiamo essere incapaci di 'avere misericordia' verso chi soffre; mai il nostro cuore deve essere talmente assorbito dalle nostre cose e dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero". Per il Pontefice, al contrario, "proprio l'umilta' di cuore e l'esperienza personale della sofferenza possono rivelarsi fonte di risveglio interiore alla compassione e all'empatia". "Il giusto - ricorda - riconosce il diritto dei miseri, il malvagio invece non intende ragione" . "Si comprende cosi' - scrive Joseph Ratzinger - la beatitudine di 'coloro che sono nel pianto', cioe' di quanti sono in grado di uscire da se stessi per commuoversi del dolore altrui. L'incontro con l'altro e l'aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di salvezza e di beatitudine".
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PAPA: SOCIETA' SORDA AL DOLORE, CRISTIANI NON SI ADEGUINO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 7 feb.
"Una societa' come quella attuale puo' diventare sorda sia alle sofferenze fisiche, sia alle esigenze spirituali e morali della vita".
Lo sottolinea Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Quaresima 2012, che e' stato pubblicato oggi. La situazione odierna, scrive il Papa, "esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedelta' al Signore: tutti sentano l'urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carita', nel servizio e nelle opere buone". "Questo richiamo - afferma - e' particolarmente forte nel tempo santo di preparazione alla Pasqua". Nel testo, il Pontefice ricorda che "la Sacra Scrittura mette in guardia dal pericolo di avere il cuore indurito da una sorta di 'anestesia spirituale' che rende ciechi alle sofferenze altrui" incarnata nel racconto evangelico del buon Samaritano dal sacerdote e dal levita che "passano oltre, con indifferenza, davanti all'uomo derubato e percosso dai briganti" e poi anche "dal ricco epulone, quest'uomo sazio di beni che non si avvede della condizione del povero Lazzaro che muore di fame davanti alla sua porta". "In entrambi i casi - ricorda il Papa teologo - abbiamo a che fare con il contrario del 'prestare attenzione', del guardare con amore e compassione".
Nel Messaggio Papa Ratzinger critica anche quella sorta di rispetto della "sfera privata" che impedisce di "fissare lo sguardo sull'altro, prima di tutto su Gesu', e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli". "Spesso - osserva - prevale l'atteggiamento contrario: l'indifferenza, il disinteresse che nascono dall'egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la 'sfera privata"'. "Anche oggi - prosegue il testo - risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell'altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere 'custodi' dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell'altro e a tutto il suo bene". "Il grande comandamento dell'amore del prossimo - ricorda Benedetto XVI - esige e sollecita la consapevolezza di avere una responsabilita' verso chi, come me, e' creatura e figlio di Dio: l'essere fratelli in umanita' e in molti casi anche nella fede, deve portarci a vedere nell'altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore". "Se coltiviamo questo sguardo di fraternita' - rileva il Papa - la solidarieta', la giustizia, cosi' come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore". Il Messaggio cita in proposito "il Servo di Dio Paolo VI" per il quale "il mondo soffre oggi soprattutto di una mancanza di fraternita". "Il mondo - conclude Papa Ratzinger citando il predecessore - e' malato. Il suo male risiede meno nella dilapidazione delle risorse o nel loro accaparramento da parte di alcuni, che nella mancanza di fraternita' tra gli uomini e tra i popoli".
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