venerdì 17 febbraio 2012

Complotti, veleni e talpe in Vaticano. Una lezione c’è: chi va col mondo impara a mondanizzare (Gnocchi e Palmaro)

Una lezione c’è: chi va col mondo impara a mondanizzare

di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

I fatti sono fin troppo noti: la previsione della morte del Papa, le manovre per decidere fin da ora il successore, gli intrighi di palazzo e i furbetti della cittadella che parlano coi giornali.
In casa cattolica, c’è chi trova la vicenda “tutta da ridere”. C’è chi la stigmatizza, ma senza trarne motivo di scandalo. C’è chi nasconde la notizia in una colonnina a pagina 19, così che il povero Bordin a Radio Radicale non fa in tempo ad arrivarci prima di finire la rassegna stampa.
Ce n’è per tutti, compresi quei cattolici ordinari che aprono i giornali e non sanno se si trovano nella cronaca nera o nella pagina degli spettacoli, col bel risultato di farsi venire gli stessi pensieri di fior di anticlericali, anche se con opposto palpito di cuore.
E ne hanno ben donde, poveretti. Perché, a non voler nascondere sotto il tappeto la sporcizia denunciata a suo tempo dal cardinale Ratzinger, da ridere pare proprio che non ce ne sia.
Anzi, forse ce n’è abbastanza da scandalizzarsi senza timore di passar per paolotti della più bell’acqua. E certamente si dovrebbe tirare la notizia un po’ più su di pagina 19, tanto ormai la sanno tutti. Questo desolante incrocio tra il Festival di Sanremo, dove si intriga per sapere in anticipo il nome del vincitore, e una serie tv stile “Codice da Vinci”, dove il sacro si dilegua davanti al profano, rappresenta fin troppo bene certi esiti dello scellerato patto stipulato dalla teologia moderna con il mondo.
Tra le primizie pastorali di quel patto, doveva esserci una chiesa protagonista dei mass media: eccola, sulle prime pagine dei giornali, in tv sul, Web. Ma senza l’inossidabile sfavillìo festivaliero e senza l’ipnotica suspense del thriller di razza. Eccola, spogliata anche del minimo appeal, mostrare al mondo uomini occupati da tutto quanto rimane di solamente umano quando il divino è stato messo da parte.
Chi va con il mondo, avrebbe detto Totò che di spettacolo se ne intendeva, impara a mondanizzare. Però lo fa male e replica maldestramente copioni altrui illudendosi di recitare in proprio. Operazione aggravata dal fatto che mettere in scena un pessimo “Codice da Vinci” con personaggi veri è infinitamente più dannoso che subirne uno geniale a mezzo stampa. Eppure, le avanguardie della nuova chiesa pneumatica avevano promesso ben altro.
Una volta gettata a mare la chiesa costantiniana, il suo sfarzo liturgico, il suo trionfalismo e i suoi legami con il potere, non si sarebbero più replicate le nefandezze della Roma rinascimentale. Tempo il finir di Millennio, il secondo, e la chiesa sarebbe stata tutta nuova e spirituale. Invece, come accade sempre quando ci si occupa solo dello spirito, si finisce per sentirsi liberi da ogni vincolo e abusare del corpo: quello individuale proprio e altrui, quello sociale e quello mistico. Se si guarda con onestà da questo punto di vista, si spiegano tutte le piaghe che hanno flagellato in questi anni la chiesa dall’interno, senza concorso di terzi.
Tutto ciò con gran soddisfazione del mondo, per il quale non c’è alleato migliore di chi non se ne cura in quanto troppo occupato da pensieri spirituali. E così, adesso, ci si trova davanti al paradosso di vasti, vastissimi, sterminati settori della chiesa che, dopo una buona dose di mea culpa battuti sul petto altrui, ora si trovano al cospetto di ben altro, e non possono neppure incolpare il passato.
Crolla lo schema ideologico secondo cui la chiesa di oggi è sempre migliore di quella di ieri. Evapora la presunzione per cui i cristiani contemporanei sarebbero adulti e vaccinati, mentre quelli di una volta sarebbero tutti ignoranti e dunque indefessi peccatori. In tutta questa oscura faccenda dai contorni obiettivamente indefiniti, la chiesa di sempre non fa un plisset, perché come scrive Vittorio Messori, manifesta quella fetta di umano che si porta inevitabilmente con sé.
Il guaio vero si manifesta quando l’umanesimo si mangia il cristianesimo, il sentimento la dottrina, l’orizzontale il verticale. A questo punto i complotti e i maneggi non sono più una patologia, ma la più logica delle conseguenze. Qui giunti, le persone comuni, credenti e non credenti, si pongono la stessa domanda: ma quei signori ci credono davvero? Fatta salva la fede dei singoli, su cui il giudizio tocca al Padreterno, non si può pensare che lo smantellamento sistematico della dottrina, della morale, della liturgia non abbia effetti.
E questa è una constatazione amara per credenti e non credenti: i quali, forse, si pongono la domanda fatidica con diverso palpito di cuore, ma sicuramente amerebbero avere la stessa risposta.

© Copyright Il Foglio, 16 febbraio 2012

7 commenti:

Anonimo ha detto...

"Ma quei signori ci credono davvero?"
Gia'.
La risposta migliore sta' proprio nelle letture di oggi della S. Messa a cui ho appena partecipato:
"Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta." (Lettera di Giacomo)
assieme a
"quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?" (vangelo di Marco).
Se la vita quotidiana di un ecclesiastico va' dietro a carrierismi, intrighi e quan'altro di cui e' stato fatto pubblico spettacolo in queste ultime settimane, la domanda di cui all'inizio non solo ha senso, ma diventa un argomento critico che puo' minare la fede dei piu' deboli.
E non sono proprio le pecore inferme, ferite ecc che dovrebbero essere prima di tutto difese dai pastori?
Ci vuole proprio qest'anno della Fede. La perspicacia di Benedetto XVI e' stata grande.

Andrea ha detto...

Splendida la frase "quando ci si occupa solo dello spirito, si finisce per sentirsi liberi da ogni vincolo e abusare del corpo: quello individuale proprio e altrui, quello sociale e quello mistico".

Negativa invece la citazione di Messori, che in questo periodo sbanda fra le sue giuste sottolineature realistiche e le tendenze minimalistico/utopistiche al "ridimensionamento della struttura barocca, visto che la Chiesa diventa minoranza" (articolo sul "Corriere", organo della borghesia massonica moderata).

Messori, e molti altri, non capiscono che la Chiesa, anche in condizioni di minoranza embrionale (prima Evangelizzazione) o di minoranza postmoderna (paganesimo di ritorno) ha sempre in sé una vocazione totalizzante (non totalitaria), che è quella del Corpo Mistico.

raffaele ibba ha detto...

Questo articolo scrive grandi sciocchezze, e le scrive senza considerare il vero.
La commistione della Chiesa con il Mondo è "consacrata" da Ap 12,1-6.
Roba vecchia è, quindi.
Allora pigliarsela con la "teologia moderna" significa attaccare non si sa chi, forse il prof. Joseph Ratzinger, forse Benedetto XVI, o forse Giovanni XXIII. O magari don Milani e don Dossetti che continuano a dare fastidio, ora che sono in Cielo con Gesù Cristo e, quindi, continuano a lavorare tra di noi al suo servizio.
L'articolo, come troppe cose del Foglio, mente perché mischia senza ordine cose diverse, facendo tanta confusione.
Il papato, per moltissime ragioni cattive e per qualcuna buona, è sempre stato una "carica" appetibile per il mondo e sempre s'è mischiato con il mondo.
Chiedere a Ottone I di Sassonia il grande (912-937 d. C.) chi c'era al Papato romano quando lui scende a Roma e che cosa trova a Roma, a proposito di misture mondo/chiesa.
E la cosa si ripete, SEMPRE.
Le molte cose errate scritte in questo testo fanno male alla Chiesa di Cristo, perché cercano di asservirla ancora di più con la politica, e con quella più bassa per di più.
Vanamente, è vero, ma un poco di danno lo compiono.
ciao
r

Anonimo ha detto...

non vi è nulla che possa far più male alla chiesa dello spettacolo desolante che sta dando di sè stessa salvo pochissime eccezioni,si potrebbe pensare alla meretrice babilonese cui la paragonava Lutero,ma per un percorso catartico di vera purificazione,non è ancora l'ora.In fondo dal dramma del protestantesimo e delle conseguenti guerre di religione,ne scaturirono tante cose buone,speriamo che il Signore vegli sulla sua sposa e cacci questi empi traditori.Giuda ebbe il coraggio di togliersi di mezzo da solo....

Raffaella ha detto...

Ci sono stati tempi ben peggiori.
Ora non abbiamo piu' tipi come Maciel.
R.

Andrea ha detto...

Giuda non ebbe alcun "coraggio". Ebbe l'orgoglio di sentirsi fino alla fine più intelligente di Cristo, e perciò di non accettare il Sua amore.

Fabiola ha detto...

Raffaele, un po' di umiltà no, vero?
Mondo con la maiuscola, la canonizzazione in diretta di Dossetti e don Milani, l'accusa di confusioni indebite ad altri quando non si riesce a distinguere tra una compromissione col mondo (minuscolo) frutto di peccato e debolezza con la sua teorizzazione.
E la consueta fissa per la politica, e la più bassa, di destra of course.
Cito da uno dei miei maestri: "Il dialogo col mondo è essenziale alla chiesa perchè è il compimento della sua missione ma il dialogo suppone la sua separazione ed è prprio questa separazione che il mondo non vuole e che pesa anche alla chiesa".(don Divo Barsotti)
Leggersi, in proposito, la lectio divina di Benedetto ai seminaristi romani.