Benedetto XVI durante l’udienza generale del mercoledì delle Ceneri introduce il cammino quaresimale
Verso una nuova alba
Siamo entrati nel tempo dei quaranta giorni. Giorni che rappresentano i momenti salienti della fede del popolo di Dio, durante i quali siamo chiamati a confrontarci con quell’«ambivalenza» che caratterizza «anche la condizione della Chiesa in cammino nel deserto del mondo e della storia» sino a giungere verso «l’alba nuova creata da Dio stesso».
Il Papa ha introdotto così lo speciale periodo che la Chiesa si accinge a vivere nell’attesa della Pasqua di risurrezione. La Quaresima è stata il tema centrale della riflessione proposta ai fedeli che nel mercoledì delle ceneri, hanno partecipato all’incontro settimanale dell’udienza generale, svoltasi nell’Aula Paolo vi.
È nell’intrecciarsi continuo tra passato e presente, tra il tempo «della speciale vicinanza di Dio» ma «anche della tentazione», del contrapporsi del «messianesimo di potere, di successo» con il «messianesimo di amore, di dono di sé» che Benedetto xvi ha posto l’attualità del significato di quella «Quadragesima» che da oggi i cristiani sono chiamati a vivere.
Il Papa ha voluto innanzitutto sottolineare il significato simbolico di quel numero «quaranta» che si ripropone costantemente nella vita della Chiesa a partire dalla storia di Noè. Non si tratta però, ha spiegato il Pontefice, di un numero che rappresenta un tempo cronologico «scandito dalla somma dei giorni», ma che «esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse». E riproponendo gli episodi legati al trascorrere di questo tempo, narrati dalla Sacra Scrittura, il Papa ha indicato le tante analogie vissute nel mondo di oggi nel quale il deserto delle tentazioni di Cristo, è rappresentato dall’aridità, dalla povertà di vita e di valori, dal secolarismo e dalla cultura materialista che «rinchiudono la persona nell’orizzonte mondano dell’esistere sottraendolo ad ogni riferimento alla trascendenza». Il Papa parla di un cielo oscuro perché «coperto dalle nubi dell’egoismo, dell’incomprensione e dell’inganno». Nonostante ciò la certezza cristiana che «anche dalla roccia più dura Dio può far scaturire l’acqua viva che disseta e ristora», ci deve sostenere nel cammino verso «il chiaro mondo di Dio».
(©L'Osservatore Romano 23 febbraio 2012)
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