venerdì 10 febbraio 2012

Ascoltare e fare giustizia. Un centro inter-istituzionale e multilingue per la protezione dei minori (Sir)

CHIESA E ABUSI SESSUALI

Ascoltare e fare giustizia

Un centro inter-istituzionale e multilingue per la protezione dei minori

Un Centro per la protezione dei minori costituito nell’ambito della collaborazione tra l’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma (Italia), il Dipartimento di psichiatria e psicoterapia del bambino e dell’adolescente dell’ospedale universitario di Ulm (Germania), e l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga (Germania). A “lanciarlo” come strumento inteso a fare della Chiesa cattolica “un punto di riferimento globale nella tutela dei bambini” sono stati ieri sera, durante la conferenza stampa che nell’ateneo romano dei gesuiti ha concluso il simposio internazionale “Towards healing and renewal”, lo psichiatra e supervisore dello stesso Centro, Hubert Liebhardt, e il responsabile Hans Zollner, vicepresidente accademico della Gregoriana.

Inversione di rotta. “La profonda ferita degli abusi sessuali sui minori è un fenomeno che non solo dobbiamo riconoscere ma che ci spinge anche ad agire”. Prima del lancio, il rettore dell’Ateneo, Francosi-Xavier Dumortier, ha spiegato i motivi dell’istituzione del Centro destinato alla formazione di sacerdoti, diaconi, aiutanti dei parroci, educatori, catechisti: “Uno strumento di e-learning (apprendimento a distanza, ndr) moderno e facile da usare per diffondere una cultura dell’ascolto e rendere accessibili la riflessione degli esperti più autorevoli e le migliori pratiche di gestione degli abusi”. “Abbiamo invertito la rotta rispetto alla cultura del silenzio e del nascondimento”, ha assicurato. Il Centro “è il frutto di una collaborazione con l’Università tedesca di Ulm per dare una risposta internazionale a un fenomeno che non si limita ad una sola nazione” e “non ha solo scopo didattico o di ricerca di risposte globali; vogliamo dimostrare che, in quanto Università Pontificia, intendiamo fare passi avanti per il bene di tutta la Chiesa”. Per Maria Pia Capozza, presidente dell’associazione “Giovanna d’Arco Onlus” che si occupa di abusi, e componente del Comitato consultivo del Centro, “occorre porre fine alla cultura del silenzio e dell’omertà; il primo passo verso la guarigione è ascoltare le vittime e assicurare loro giustizia con realismo, chiarezza e trasparenza”.

Il Centro. Principale obiettivo del Centro – immediatamente operativo e dotato per il primo triennio di attività (2012-2014) di un budget di 1,2 milioni di euro – creare “una struttura globale di e-learning dotata di risorse accademiche per le professioni pastorali in modo da sviluppare risposte all’abuso sessuale sui minori, tenendo conto degli aspetti multilinguistici e interculturali”, hanno spiegato Hubert Liebhardt e Hans Zollner. Il programma di formazione prevede 30 ore, in quattro lingue (inglese, spagnolo, italiano, tedesco). Otto partner in tutto il mondo (in Argentina, Ecuador, Germania, Ghana, India, Indonesia, Italia e Kenya) svolgeranno un ruolo attivo nel reclutamento dei partecipanti, e nella certificazione e valutazione in itinere del programma di formazione. Il personale è costituito da psicologi, pedagogisti, antropologi, teologi ed esperti multilingue. “L’arcidiocesi di Monaco e Frisinga – informano i responsabili – è l’istituzione ospitante e uno dei principali enti finanziatori”. Il programma è incentrato sulla procedura di prevenzione e rilevamento dei casi di abuso da parte della Chiesa cattolica. Tra i contenuti elencati da Liebhardt e Zollner, “conseguenze legali, esercizi di autoriflessione, prospettive teologiche e pastorali”, ma anche gestione dei casi, comportamento con i fedeli in situazioni che coinvolgano le parrocchie, fattori di rischio e indizi di sospetto abuso, contesti familiari e istituzionali, tecniche di conversazione, aiuto immediato a bambini abusati e figure di riferimento cui possano rivolgersi, misure preventive tra cui l’empowerment dei bambini stessi.

Recuperare credibilità. Per il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga, il Centro “è solo una parte del nuovo cammino che d’ora in poi la Chiesa deve percorrere” per fare “qualcosa di molto concreto per la protezione dei bambini” ma anche “per andare verso un futuro migliore”. “Il 2010 – ha ammesso – è stato per me l’anno peggiore, il più amaro della mia vita. Bisogna guardare in faccia la realtà del peccato per procedere sulla strada del pentimento” e “non c’è alternativa: un passo dopo l’altro, la Chiesa deve recuperare la credibilità perduta impegnandosi con sincerità e trasparenza per un profondo rinnovamento spirituale”. E questa “terribile piaga degli abusi” può costituire anche “un’opportunità nella sua missione di evangelizzazione e rievangelizzazione”. “Prendiamo atto che ci sono” vittime che “non hanno più fiducia nella Chiesa e non ce ne meravigliamo. Allo stesso tempo siamo grati” a quelle che, “conservando fiducia e speranza, ci aiutano a riprendere il cammino in senso positivo per la prevenzione degli abusi e la protezione dei bambini”, ha detto a margine dell’incontro padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Il gesuita ha quindi sottolineato l’importanza di ascoltare le testimonianze delle vittime che costituiscono “un aiuto e una spinta a comprenderne più profondamente la sofferenza e ad impegnarci di più”.

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