ANSA/ VATICANO:VIA A PROCESSO-BIS,GABRIELE IN AULA COME TEST
SCIARPELLETTI ALLA SBARRA, 'IO INNOCENTE,NESSUN FAVOREGGIAMENTO'
(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 4 NOV
Per alcune ore, domani mattina, sara' condotto fuori dalla cella del Palazzo della Gendarmeria, dove si trova nuovamente da giovedi' 25 ottobre per scontare la sua condanna a un anno e mezzo di reclusione. Paolo Gabriele, l'ex-maggiordomo papale condannato il 6 ottobre scorso per il furto aggravato dei documenti di Benedetto XVI, comparira' infatti domani nell'aula del Tribunale vaticano per testimoniare nel processo-bis originato dal caso 'Vatileaks', quello a carico di Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della Segreteria di Stato, imputato di favoreggiamento nei confronti del ''corvo''. Gabriele e' uno dei cinque testimoni citati dalla difesa, nella persona dell'avv. Gianluca Benedetti: oltre a lui devono essere sentiti due funzionari della Gendarmeria, il comandante Domenico Giani e il vice commissario Gianluca Gauzzi Broccoletti, il vice comandante della Guardia Svizzera William Kloter e mons. Carlo Maria Polvani, capufficio per i rapporti con l'informazione alla Segreteria di Stato, nonche' nipote di quel mons. Carlo Maria Vigano', ex segretario del Governatorato e ora nunzio a Washington, dalle cui denunce interne sulla corruzione in Vaticano, finite sulla stampa, parti' l'intera bufera Vatileaks.
Presumibile che domani sia sentito anche l'imputato. Sciarpelletti, 48 anni, non presente per un'indisposizione all'udienza del 29 settembre scorso in cui la sua posizione fu stralciata per dare vita a un secondo processo, si e' gia' dichiarato 'innocente'' tramite il suo difensore, che ha sostenuto essere insussistente l'accusa di favoreggiamento. Il tecnico informatico, finito in cella per un giorno il 25 maggio scorso, dopo che nel cassetto della sua scrivania i gendarmi avevano trovato una busta (intestata ''Personale P. Gabriele'' e col timbro a secco dell'Ufficio Informazioni della Segreteria di Stato) contenente documenti riservati e sospetti. Decadute le accuse di concorso in furto e violazione di segreti, il rinvio a giudizio per favoreggiamento e' stato dovuto all'atteggiamento ''variabile e altalenante'', cosi' e' stato definito dal giudice istruttore Piero Antonio Bonnet, tenuto durante l'istruttoria. Sciarpelletti, che subito nego' anche l'amicizia con Gabriele, disse dapprima che la busta gliel'aveva data due anni prima lo stesso Gabriele. Poi cambio' versione dicendo che gliel'aveva data ''un monsignore'' (indicato nelle carte dell'inchiesta con la lettera 'W') per consegnarla a Gabriele. La busta comunque resto' nel cassetto e il tecnico se ne sarebbe poi dimenticato. Sempre secondo l'inchiesta, comunque, anche altre buste sarebbero girate, per mano di altre persone. In ogni caso, dal momento che Sciarpelletti indico' proprio Gabriele come referente o destinatario delle carte, e' incongruo secondo la difesa accusare l'imputato di favoreggiamento. E non e' affatto escluso che la corte presieduta da Giuseppe Dalla Torre non le dia ragione. Al centro del processo c'e' pero' anche il clima di ''veleni'' e di tensioni che e' ruotato per mesi intorno alla Gendarmeria vaticana. Le carte nella busta 'incriminata' - a parte alcune di contenuto descritto come molto insultante e volgare - sono quelle finite nel capitolo ''Napoleone in Vaticano'' del bestseller di Gianluigi Nuzzi ''Sua Santita''', in cui si parla della carriera del comandante Domenico Giani e delle attivita' extra-vaticane di alcuni uomini della Gendarmeria nel campo della security, dalle bonifiche ambientali alla sicurezza telematica. Intanto, al di la' di come si concludera' il nuovo processo, in cui comunque Gabriele e' chiamato nuovamente a dare prova di un atteggiamento collaborativo, resta aperta la questione del destino dell'ex maggiordomo, verso cui e' stato evidente il cambio di rotta del Vaticano dopo gli iniziali annunci di ''grazia'' papale. Il perdono, ha fatto sapere il 25 ottobre la Segreteria al momento del nuovo e inatteso arresto, non e' affatto automatico, ma subordinato al ''ravvedimento del reo'' e alla ''sincera richiesta di perdono al Sommo Pontefice e a quanti sono stati ingiustamente offesi'', quindi anche, si presume, al segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, e al segretario particolare del Pontefice, mons. Georg Gaenswein. E' partito inoltre l'iter della destituzione, per cui Gabriele potrebbe anche non lavorare piu' in Vaticano.
Tutti segni, questi, che lasciano pensare che l'ex maggiordomo potrebbe non aver dato sufficienti garanzie sul suo futuro silenzio.
© Copyright (ANSA)
Decisamente grave l'ultima affermazione.
R.
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5 commenti:
se anche avesse dato delle garanzie verbali che affidamento può dare uno così che mantenga i patti?
Comunque questa considerazione dell'Ansa è pura soletta mentale di chi scrive.Non sono necessari dei patti segreti per le decisioni prese e le motivazioni della sentenza, bastano secondo me le enormità che il maggiordomo ha detto in aula.
E in ogni modo, patti o non patti è meglio che venga fuori tutto ma tutto ma tutto. Che poi venga creduto è un altro paio di maniche.
Per quanto ne sappiamo un pennivendolo potrebbe avere in mano altre carte passate a suo tempo dal maggiordomo in attesa del momento giusto per pubblicarle. Che Gabriele sia nel gabbio o libero non cambia proprio nulla. L'affidabilità della parola sua e la serietà dei suoi amici e estimatori è piuttosto dubbia.
Hai letto a pag. 23 del corrierone a firma E.D.? L'avvocato di un improbabile "cavaliere" vaticano in odore di mafia bramerebbe la testimonianza del "perfido Tarcisio" sull'onorabilità del suo cliente. Ovviamente siamo all'assurdo. Meno male che dopo la vicenda Saville si osserverà maggiore prudenza nell'assegnare cavalierati. Certo che anche quelli che segnalano i candidati, mi spiego? Ti risparmio le pagg. 2 e 3 del fatto, che adesso esce anche il lunedì, e che batte sul solito chiodo. E c'è chi la spara davvero grossa.
Alessia
Beh,ieri sera su Report,rai3,parlavano delle prossime elezioni in Lombardia e delle'tresche'politiche di C.L. e hanno tentato di trascinarvi dentro il card.Scola,che ha saggiamente declinato l'invito.Ho letto non ricordo dove,che Il fatto deve stare molto attento ed anche Nuzzi a pubblicare documenti ed altro lesivi della privacy di un capo di stato straniero tal qual è il papa;non so se la cosa corrisponda a verità,ma sarebbe anche ora si chiedessero i danni a questi sciacalli,capirai il fatto è il giornale di Dipietro,da che pulpito....GR2
Il paradosso che fin qui ha caratterizzato la vicenda giudiziaria, e che si rispecchia negli esiti del primo processo, è questo: che il furto prolungato e sistematico di documenti, motivato da paranoie personali, parrebbe fine a sé stesso. In questa luce anche l'imputazione di favoreggiamento per il tecnico rimane in sé labile e probabilmente destinata a cadere. Basterà che l'imputato continui a dirsi innocente e che i testimoni non ne contestino la versione dei fatti. L'unico "ladro" resta il reo confesso.
Ma il paradosso è enorme. La sottrazione dei documenti non era fine a sé stessa; erano destinati alla pubblicazione che in effetti vi è stata. Se quindi non partono le imputazioni per violazione di segreti, attentato alla sicurezza dello Stato, ricettazione ecc., con profili di complicità più che di "favoreggiamento" è perché al momento non ci sono indizi suffienti di reità, oppure si preferisce non portarli alla luce o non coltivarli. Quest'ultima ipotesi mi sembra piuttosto improbabile, visti gli indirizzi impartiti da Sua Santità circa le indagini.
Mi sbaglierò (vedremo), ma ho l'impressione che l'Accusa dovrà, durante questo secondo processo, formalizzare qualche altra imputazione... (non tutti i testimoni hanno motivo di stare zitti)
In questi giorni nel mirino pure i ministri cattolici. In particolare il ministro Riccardi e sant'Egidio. Insomma, persone portate su un palmo di mano prima del governo tecnico.
A che o a chi giova alzare tutto questo polverone?
Alessia
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