venerdì 16 novembre 2012

Un contributo all'Anno della fede. Il saluto del cardinale presidente Kurt Koch

Il saluto del cardinale presidente Kurt Koch

Un contributo all'Anno della fede


«La plenaria di quest'anno si è tenuta a breve distanza dalla celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'inizio del concilio Vaticano II, con il quale la Chiesa cattolica si è impegnata a partecipare al movimento ecumenico». È quanto ha sottolineato il cardinale presidente Kurt Koch, salutando il Papa a nome di membri, consultori e collaboratori del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

Già Paolo VI -- ha spiegato -- «sottolineava che l'avvicinamento ecumenico tra i cristiani e le Chiese divise costituiva uno degli obiettivi centrali ovvero il dramma spirituale per il quale il Vaticano II era stato convocato». Lo stesso -- secondo il porporato -- accade oggi con Benedetto XVI, al quale «la causa dell'unità dei cristiani» sta particolarmente «a cuore», tanto che nel suo magistero evidenzia costantemente la «dimensione ecumenica» della «grande sfida del nostro tempo, la nuova evangelizzazione». Perciò -- ha spiegato il cardinale -- «abbiamo deciso di dedicare la plenaria al tema “L'importanza dell'ecumenismo per la nuova evangelizzazione”». Infatti «tutti i cristiani sono chiamati a essere “pronti sempre a rispondere” a chiunque domandi loro “ragione della speranza” che è in loro», come afferma la prima lettera dell'Apostolo Pietro (3, 15). E se quest'ultimo «aggiunge che dobbiamo rispondere “con dolcezza e rispetto” perché abbiamo una “retta coscienza” -- ha chiarito il porporato -- allora anche e soprattutto oggi siamo appellati a fare un esame di coscienza per capire se possiamo rendere conto della nostra speranza in maniera credibile».
Non mancano però le difficoltà. «Ci è d'ostacolo -- ha detto -- un grave problema, ovvero la divisione che tuttora permane tra i cristiani. Il fatto che questa rimetta in discussione la nostra credibilità è evidente già alla luce della preghiera del Signore per l'unità dei suoi discepoli. L'obiettivo di questa preghiera è che, attraverso l'unità dei discepoli di Gesù, sia resa visibile la verità della sua missione». Ecco perché «questo messaggio noi dobbiamo donarlo al mondo». Dunque -- ha concluso -- «la perseverante ricerca dell'unità dei cristiani deve intendersi anche come contributo all'Anno della fede».

(©L'Osservatore Romano 16 novembre 2012)

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