lunedì 12 novembre 2012

Condanne Vatileaks - Come le tasse per Al Capone. La riflessione di Salvatore Izzo

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo il seguente commento di Salvatore Izzo, che ringraziamo di cuore. Due giorni fa scrissi sul blog che mi ero fatta un'idea della vicenda. Non serve che la espliciti perche' e' contenuta nella frase (sottolineata in rosso) di Izzo. Mi ci ritrovo perfettamente.
R.

Cara Raffaella,


rileggendo questa sera, alla luce delle miti condanne per furto e per intralcio alla giustizia che sono state comminate, gli appunti relativi al processo a Paolo Gabriele e alle due udienze di quello a Claudio Sciarpelletti, mi e' venuto alla mente il caso del gangster italo-americano Al Capone, che venne arrestato e condannato per frode fiscale. 

Solo cosi', infatti, si riusci' a mettere le mani sul maggior protagonista della criminalita' organizzata degli anni '20 a Chicago. Potentissimo, padrone del commercio clandestino degli alcolici, il gangster italo-americano, che era soprannominato "Scarface" per una cicatrice sul volto, era fino ad allora riuscito a farla franca.
Fuori di metafora: la condanna per favoreggiamento inflitta a Sciarpelletti (che poggia sulla certezza morale della sua colpevolezza piu' che su prove circostanziate, e arriva dopo un'inchiesta partita da un esposto anonimo) cosi' come quella a Paolo Gabriele per furto (mentre la rivelazione di documenti riservati di un Capo di Stato ovunque e' assimilabile all'attentato alle istituzioni) risultano del tutto sproporzionate rispetto alla gravita' della vicenda Vatileaks, ma sono comunque un segnale di serieta' e restituiscono un minimo di credibilita' a un'istituzione statale che ha seriamente rischiato di rivelarsi incapace di proteggere il Papa e la sua liberta' di azione, che rappresenta in effetti l'unica ragion d'essere di tutto l'apparato SCV.
Come in qualche modo ci era stato fatto capire nella sentenza istruttoria, sia per mancanza di norme vaticane adeguate in tema di sicurezza dello Stato, sia perche' nei casi di spionaggio e' normale che risulti molto difficile provare le violazioni perpetrate, tanto che le spie in genere vengono espulse senza processi, in sostanza non e' stato finora possibile procedere per i reati piu' gravi, e cosi' si sono puniti - con la massima severita' possibile nella situazione concreta - solo quelli "bagatellari", ottenendo comunque una giustizia minima, forse l'unica realisticamente possibile per non lasciare del tutto impunito chi ha offeso e derubato il Capo della Chiesa Cattolica.
Con la stessa logica si spiega - ma ovviamente e' solo una mia ipotesi, frutto di ragionamento e non di una ammissione confidenziale - forse anche la condotta del promotore di giustizia Nicola Picardi, che nel corso delle diverse fasi dei processi ha fatto cadere, ogni volta quasi per caso, i nomi e cognomi di influenti personalita' vaticane che erano in vario modo in contatto con Paolo Gabriele, coperti in istruttoria da sigle.
E' improbabile infatti che, benche' piuttosto anziano, il professor Picardi si sia sbagliato ogni volta facendosi scappare nomi, e notizie relative alle indagini, che ufficialmente erano stati dichiarati da non rivelare, e che dopo la prima "salva" non gli sia stato segnalato - tra l'altro l'ho fatto anche io nei miei articoli - che cardinali e vescovi tirati in ballo avrebbero avuto diritto a difendere la loro immagine. Di fatto l'autorevole magistrato ha continuato imperterrito per la sua strada, incurante delle proteste.  
Aprendo squarci, con quei nomi gettati li' come per caso, nel fondale sul quale andavano in scena processi piuttosto minimalisti, dove invece di smascherare l'infedelta' e l'ingratitudine che albergano in una Curia che dovrebbe essere al servizio del Papa ma finisce spesso con l'ostacolarlo, si discuteva se fosse davvero un furto portarsi a casa carte e valori appartenenti a Benedetto XVI  ovvero - come sostenuto dalla difesa di Gabriele - semplici appropriazioni indebite in quanto Gabriele stesso ne era in pratica il custode fiduciario (il che secondo qualunque logica rappresenterebbe un'aggravante). 
Cosi' come si e' dato spazio in aula a giustificazioni abbastanza bizzarre, quali una momentanea cecita' dello Sciarpelletti, mentre il via vai di monsignori e buste con documenti nel suo ufficio, dove assai spesso si recava il maggiordomo del Papa, non era limitato al singolo episodio.
Ieri poi abbiamo dovuto berci anche un'altra fetida pozione:  l'ennesima incredibile dichiarazione del maggiordomo infedele sul fatto che una busta sigillata con scritto sopra "Paolo Gabriele, personale" non fosse, come appare ovvio, destinata a lui, ma anzi contenesse carte che egli  voleva condividere con un amico mosso come lui da "amore per la Chiesa". 
E proprio per il fatto che anche la Segreteria di Stato, nel suo comunicato sul riarresto e le condizioni per l'eventuale grazia, ha validato l'improbabile versione di Gabriele per la quale il contatto con Nuzzi sarebbe stato stabilito attraverso il centralino del "La 7" e non attraverso amici comuni (facilmente identificabili) come ha scritto il giornalista nel libro "Sua Santita'", risulterebbe comprensibile se da parte del pm, e chissa' anche dei giudici, si fosse scelta una linea pragmatica a favore di una "giustizia sostanziale", che sia pure con pene minime non lasci che tutti alla fine la facciano franca. Il danno al Papa e all'intera Chiesa Cattolica c'e' stato. E se anche presto arrivera' il perdono e' bene che ai reati si sia risposto con delle condanne.
Dieci punti ancora da chiarire sulla vicenda Vatileaks li ha elencati con lucidita' il bravo Iacopo Scaramuzzi, cosi' io mi fermo qui. Non lo so se ci saranno altri processi a seguito delle ulteriori indagini che la Gendarmeria e i giudici starebbero portando avanti. Possiamo sperarlo. Ma quel che conta di piu' e' che gia' cosi'  l'impunita' totale e' stata evitata. 
E forse questo contribuira' ad evitare l'avanzata del male, cosi' come le sanzioni inflitte ai fino ad allora potentissimi Maciel e Groer (che di fatto non si sono mai potuti processare con tutti i crismi) hanno segnato comunque l'inizio di un cammino di riscatto per l'intera Chiesa Cattolica.

Salvatore Izzo

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Già, gli amici comuni sono sin troppo facilmente identificabili e la cosa brucia in modo particolare perché è difficile farsene una ragione. Tra loro c'è chi parla troppo e chi tace.
Alessia

Anonimo ha detto...

Se non sbaglio si era anche parlato del coinvolgimento di un giornalista di cui, almeno al momento, non si è fatto il nome. Escludendo Nuzzi, il cui ruolo è stato alla luce del sole sin dall'inizio, chi è l'altra persona? Esiste?
Alessia

Anonimo ha detto...

...solo che Al Capone non è stato ancora identificato. O forse si tratta di un "Al Capone" colletivo.

mariateresa ha detto...

ecco su twitter si leggono riferimenti a questo/i giornalisti implicati magari con la precisazione che tutti sanno di chi si tratta, si manifesta indignazione, si manifesta amarezza ma i nomi, cari amici, rimangono in mente Dei.

Anonimo ha detto...

Concentratevi soprattutto su chi tace,gli altri parlano per depistare,Al Capone era il capo,ma aveva tanti collaboratori,in primis nella polizia,pagati profumatamente....a buon intenditor poche parole...

Anonimo ha detto...

Maciel la sua pena non l'ha mai scontata. Ha trascorso gli ultimi anni in compagnia della concubina con il beneplacito di Corcuera & co.

Raffaella ha detto...

La condanna e' del 2006.
R.

Anonimo ha detto...

Raffy,
...un altro blog ... :-)))
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/11/12/dopo-il-maggiordomo-lelettricista-ma-non-e-finita/
Alessia

Anonimo ha detto...

questa storia dei giornalisti 'complici' è stata fatta circolare da alcuni vaticanisti in modo indegno, dicendo e non dicendo, con mezze allusioni, senza mai il coraggio di fare i nomi. Dico: o hanno elementi, e allora scrivano la verità senza reticenze, oppure è legittimo pensare che si tratti solo di piccole invidie professionali o altre meschinità nutrite nel chiuso della sala stampa vaticana.

Anonimo ha detto...

Forse sì, forse no. Probabilmente lo sapremo con sicurezza se mai usciranno le memorie di Paoletto che, con tutto il rispetto, non ritengo in grado di scrivere un pamphlet senza una spalla.
Alessia

Anonimo ha detto...

Un piccolo corollario,sta per uscire un libro di Enzo Romeo,titolo 'Guerre Vaticane',non so da che parte stia nè cosa dirà in questo ennesimo libro su di una cosa che si sta rivelando sempre più insopportabilmente disgustosa,tutti intingono la penna e pontificano di qua e di là,l'unica vittima,il nostro amatissimo papa,non se lo fila nessuno,basta pubblicare rapporti pruriginosi più meno veritieri e credibili per dare addosso alla C.C.che tristezza!;((GR2