venerdì 9 novembre 2012

Il Papa all’Interpol: rafforzare la collaborazione nella lotta a terrorismo e criminalità (Radio Vaticana)


Il Papa all’Interpol: rafforzare la collaborazione nella lotta a terrorismo e criminalità 

La “società giusta esige anche l’ordine” per una “pacifica e serena convivenza civile”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nell’udienza all’assemblea generale dell’Interpol, che ha riunito a Roma i rappresentanti degli organismi di polizia di 190 Stati membri, tra cui dal 2008 figura anche il Vaticano. Il Papa ha condannato fermamente quei fenomeni come il terrorismo e la criminalità organizzata che, ha detto, rappresentano “un’offesa all’intera umanità”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

E’ “doveroso” reprimere il crimine “nell’ambito di regole morali e giuridiche”, perché “l’azione contro la criminalità va sempre condotta nel rispetto dei diritti dell’uomo”. E’ uno dei passaggi chiave del discorso di Benedetto XVI all’assemblea dell’Interpol, definita “presidio di sicurezza internazionale”. Nel suo intervento, il Papa ha auspicato una maggiore collaborazione internazionale per affrontare il crimine. Quindi, si è soffermato sulle diverse forme che la violenza assume nella nostra epoca, dopo le grandi speranze suscitate dalla fine della Guerra Fredda:

“Les formes le plus graves des activités…”

“Le forme più gravi delle attività criminali – ha detto – possono essere individuate nel terrorismo e nella criminalità organizzata”. Il terrorismo, ha denunciato, “è una delle forme più brutali della violenza, semina odio, morte, desiderio di vendetta”. E ha osservato: “Questo fenomeno, da strategia sovversiva tipica di alcune organizzazioni estremistiche” si è “trasformato in una rete oscura di complicità politiche, utilizzando anche sofisticati mezzi tecnici, ingenti risorse finanziarie ed elaborando progetti su vasta scala”: 

“De son coté, la criminalité organisée…”

“Dal canto suo – ha proseguito – la criminalità organizzata prolifera nei luoghi della vita quotidiana e spesso agisce e colpisce al buio al di fuori di ogni regola”. Il Papa ha condannato in particolare la “tratta della persone”, “forma moderna di schiavitù”, come pure “il traffico di farmaci utilizzati in gran parte dai poveri che uccidono invece di curare”. Un commercio che diventa ancora più esecrabile quando riguarda gli organi umani di vittime innocenti. Questi delitti, ha avvertito, “infrangono le barriere morali” della civiltà e “ripropongono una forma di barbarie che nega l’uomo e la sua dignità”. E ha ribadito che la violenza è sempre “inaccettabile, perché ferisce profondamente la dignità umana e costituisce un’offesa all’intera umanità”. Il contrasto del crimine, ha però avvertito il Papa, deve sempre avvenire nel rispetto dei diritti umani:

“En efecto, la lucha contra la violencia…”

“Infatti – ha sottolineato – la lotta alla violenza deve mirare certamente ad arginare il crimine e a difendere la società, ma anche al ravvedimento e alla correzione del criminale”, che “non va escluso dalla società, ma recuperato”. Al tempo stesso, ha proseguito Benedetto XVI, “la collaborazione internazionale contro la criminalità non può esaurirsi soltanto in operazioni di polizia”. E’ essenziale, infatti, che alla pur necessaria “opera repressiva” si accompagni l’attenzione ai fattori di “esclusione sociale e di indigenza”, che “possono alimentare la violenza” e “favorire le condizioni affinché essa non nasca e non si sviluppi”:

“La respuesta a la violencia…”

“La risposta alla violenza e al crimine – ha ribadito il Papa – non può essere delegata alle sole forze dell’ordine, ma richiede la partecipazioni di tutti i soggetti che possono incidere su questo fenomeno”. Sconfiggere la violenza, è stata la sua esortazione, è allora “un impegno che deve coinvolgere non solo le istituzioni e gli organismi preposti, ma la società nel suo complesso”, comprese le realtà religiose. “Ciascuno – ha concluso il Papa – ha la sua specifica parte di responsabilità per un futuro di giustizia e di pace”.

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