domenica 4 novembre 2012

Divorzio breve, Avvenire: per i Cattolici i temi etici sono centrali (Izzo)

DIVORZIO BREVE: AVVENIRE, PER I CATTOLICI TEMI ETICI CENTRALI

Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 3 nov. 


"La questione e' quella della progressiva banalizzazione del divorzio, che comporta inevitabilmente un'ulteriore banalizzazione dei vincoli coniugali". 

Il quotidiano cattolico Avvenire spiega cosi' la propria contrarieta' all'introduzuone del cosidetto "divorzio breve". 
Secondo il giornale dei vescovi, "che questi vincoli siano in sofferenza in tutti i maggiori Paesi occidentali tutti sono portati a riconoscerlo; ben pochi, pero', hanno l'onesta' intellettuale di riconoscere che la crisi antropologica che caratterizza queste stesse societa' va, almeno in gran parte, ricondotta proprio a tale sofferenza e al conseguente inevitabile alterarsi dei vincoli coniugali e intergenerazionali".
L'editoriale, a firma del presidente dei giuristi cattolici Francesco D'Agostino, che e' ordinario di filosofia del diritto all'universita' di Tor Vergata, ricorda che "il matrimonio non e' un fatto privato, e' un fatto pubblico; non e' una tecnica per gratificare o legittimare la passione amorosa di una coppia, e' un' istituzione sociale, finalizzata alla costruzione delle famiglie e volta a garantire i rapporti intergenerazionali. 
E lo scioglimento del matrimonio non consiste semplicemente nella presa d'atto sociale della crisi di una coppia intenzionata a separarsi e di sperimentare nuove unioni coniugali; e' piuttosto la presa d'atto di una gravissima frattura di quell'ordine sociale familiare che governa e umanizza (la parola non sembri esagerata) le vite private dei cittadini". 
"Una frattura - sottolinea l'articolo - che storicamente a volte si rivela talmente pericolosa, da rendere indispensabile da parte dei governanti l'attivazione di politiche sociali a difesa del matrimonio e della famiglia (e Dio solo sa quanto oggi si senta il bisogno di tali politiche)".
Per Avvenire, "non e' questo ne' il tempo ne' il luogo per riaprire la questione etica, politica e giuridica della legalizzazione del divorzio in Italia, che si e' attuata in un modo particolarmente goffo (la nostra legge non usa mai la parola 'divorzio', ma l' espressione 'cessazione degli effetti civili del matrimonio') e "non conta quanto il divorzio possa essere 'lungo' o 'breve': dobbiamo tornare a interrogarci su quanto esso possa essere 'giusto'. Questo e' il cuore della questione". 
Il quotidiano Cei torna poi sulla centralita' dei temi etici nelle scelte legislative anche in una risposta del direttore Marco Tarquinio ai lettori, che ricorda come Avvenire abbia sempre disapprovato tanto "le opzioni avventurose in materia biopolitica e sanitaria (del centrosinistra)" che "i condoni fiscali e di normative 'ad personam' (del centrodestra) o di disattenzioni (di entrambi) in tema di strutturali azioni di sostegno alla famiglia con figli". 
Secondo Tarquinio, "per cominciare a ricostruire il rapporto di fiducia tra istituzioni politiche e cittadini, e' necessario cambiare registro". 
"Per dare una svolta finalmente e seriamente bipolare serve applicarsi alla 'scienza della costruzione', che impone salde basi condivise (cioe' buone per tutti) e coerenza e armonia di progetti alternativi", ma "c'e' il forte rischio, invece, che si continui con l'aritmetica, posta ancora una volta al servizio delle vecchie logiche e del vecchio spettacolo della politica. Come se ne' il voto ne' il vuoto siciliani siano stati capiti. Tant'e' che la proposta di una deludente replica pare delinearsi in Lombardia". 

© Copyright (AGI)

Nessun commento: