Nella riunione del Consiglio consultivo in corso in Nuova Zelanda
Dagli anglicani una Carta per prevenire gli abusi
Auckland, 5. Una “Carta” per la difesa di tutte le persone e in particolare dei più deboli e più vulnerabili -- bambini, giovani, donne, anziani -- per la salvaguardia della loro integrità fisica, psichica e spirituale. Il documento è stato votato all'unanimità in occasione della riunione dei rappresentanti del Consiglio consultivo anglicano, provenienti da tutto il mondo, in corso di svolgimento, fino al 7 novembre, ad Auckland, in Nuova Zelanda, nella cattedrale della Santissima Trinità.
Gli oltre ottanta partecipanti all'incontro si sono detti «enormemente soddisfatti» per l'approvazione della risoluzione che ha portato all'adozione della “Carta” che, per avere efficacia, dovrà ora essere concretamente attuata nelle realtà locali. Il documento, infatti, contiene una serie di principi generali di sicurezza che dovranno essere elaborati e messi in atto in modo contestuale sia a livello nazionale, che regionale e provinciale, nell'ambito delle singole comunità.
La questione della violenza, in particolare nei confronti delle donne e dei bambini, è un tema che da lungo tempo si trova al centro dell'impegno della Comunione anglicana. In tal senso, una particolare spinta era stata avanzata nel corso della Conferenza di Lambeth che si è svolta nel 1998. Da quel momento, è stato programmato uno sforzo costante da parte dei leader anglicani per aumentare la protezione delle persone più vulnerabili, ma ora è la prima volta che tutta la Comunione “all'unanimità” ha incoraggiato e adottato una “Carta” che contiene precise indicazioni per affrontare il problema. «È chiaro -- è stato sottolineato durante l'incontro -- che la società civile sta guardando molto da vicino quanto le comunità anglicane stanno facendo per fermare gli abusi». In particolare, un sentimento di sfiducia è emerso in varie comunità. «Purtroppo -- è stato puntualizzato -- ci sono stati aspetti negativi nei comportamenti di alcuni pastori. Le persone sono state gravemente danneggiate nelle nostre comunità. La fiducia si è affievolita se non addirittura persa. La “Carta” è stata progettata proprio per ricostruire la fiducia e il rispetto».
Nel documento sono contenuti gli impegni personali e comunitari per offrire «una risposta efficace contro gli abusi». Tra questi, soprattutto il sostegno pastorale per le vittime e le loro famiglie: il dovere delle parrocchie interessate e delle organizzazioni ecclesiastiche all'ascolto paziente e compassionevole delle esperienze traumatiche delle vittime, delle loro preoccupazioni, attraverso un'assistenza spirituale attenta e altre forme di cura pastorale. E ancora -- si legge nella “Carta” -- si dovranno attuare opportune politiche e procedure per rispondere adeguatamente alle accuse di abuso formulate contro il clero e il personale ecclesiastico; ma anche rendere noto all'interno delle comunità le procedure per effettuare le denunce. Inoltre, sulla base della valutazione imparziale delle denunce di abusi avanzate nei confronti del clero e del personale ecclesiastico si dovrà anche valutare con attenzione l'idoneità di quanti intraprendono il ministero ecclesiastico o occuperanno posti di responsabilità nella comunità. Per questo, si conclude, si dovranno promuovere anche «una qualificata istruzione e formazione», nonché una valutazione attenta della vocazione. Si tratta, si sottolinea, di «promuovere una cultura della sicurezza attraverso un'educazione e una formazione permanente per aiutare il clero, il personale ecclesiastico e altri membri a prevenire il verificarsi di abusi all'interno della comunità».
(©L'Osservatore Romano 5-6 novembre 2012)
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