Come lucerna dell'arte
«La lucerna dell'arte nostra, che ha fatto tanto giovamento e lume all'arte della pittura, che ha bastato a illuminare il mondo».
Queste parole di Giorgio Vasari nella celebre opera in cui raccoglie le biografie dei più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani -- parole riproposte dal Papa durante la celebrazione dei primi vespri della solennità di Tutti i santi mercoledì pomeriggio, 31 ottobre -- ben sintetizzano lo splendore della Cappella Sistina che la celebrazione ha ospitato. Quella Cappella magna del Palazzo Apostolico Vaticano, la cui volta venne affidata da Giulio ii a Michelangelo Buonarroti per affrescarla, e che ancora oggi è meta di milioni di visitatori, il luogo d'arte più ricercato al mondo.
A cinquecento anni dall'inaugurazione della volta, Benedetto XVI ha voluto ricordare l'anniversario con lo stesso gesto compiuto da Giulio ii della Rovere il 31 ottobre 1512, quando, con la celebrazione dei primi vespri della solennità di Tutti i santi, venne svelata al mondo la magnificenza del capolavoro michelangiolesco.
Il Pontefice ha sottolineato quel connubio tra arte e liturgia che nella Cappella Sistina trova una delle sue massime espressioni. Così come allora, sono risuonate tra le mura di quello scrigno d'arte le note dei salmi e degli inni liturgici, intonati dai cantori della Cappella musicale Pontificia -- diretta dal maestro Palombella -- che prende il nome proprio da quel luogo sacro. Le preghiere e le invocazioni di lode e di supplica in latino hanno quasi invitato a ripensare al tempo in cui Michelangelo dipinse la volta, disteso vicino al soffitto, per ben quattro anni, dal 1508 al 1512. È sembrato come rivivere lo stupore di quanti assistettero alla sua inaugurazione quando osservarono, per la prima volta, le scene delle storie della Genesi, commissionate all'artista da Papa della Rovere, quel Giulio ii che volle portare a termine la decorazione della cappella del Palazzo Apostolico, fatta affrescare già da suo zio Sisto iv, dal quale prende il nome.
Seduto sul lato sinistro della navata, Benedetto XVI ha tenuto la sua omelia e ha salutato i presenti, tra i quali quattordici cardinali: oltre al segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e ai due porporati che l'hanno accompagnato al suo arrivo -- Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il quale gli ha rivolto un breve saluto, e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura -- vi erano Leonardo Sandri, Antonio Cañizares Llovera, Domenico Calcagno, Santos Abril y Castelló, Manuel Monteiro de Castro, José Saraiva Martins, Giovanni Coppa, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Francesco Monterisi, Giovanni Battista Re, Walter Brandmüller.
Tra i presuli e i prelati della Curia Romana, gli arcivescovi Jean-Louis Bruguès, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, Artur Roche, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il vescovo Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato, e i monsignori Peter Bryan Wells, assessore della Segreteria di Stato, e Paolo Nicolini, delegato per i settori amministrativo-gestionali dei Musei Vaticani, e padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia. Tra le personalità presenti, il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, con il delegato per i Dipartimenti scientifici ed i laboratori, Arnold Nesselrath, e numerosi responsabili e dipendenti dell'istituzione.
Il Papa era accompagnato dall'arcivescovo James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, dai monsignori Georg Gänswein, suo segretario particolare, e Alfred Xuereb, della segreteria particolare, e dal medico personale Patrizio Polisca.
(©L'Osservatore Romano 2-3 novembre 2012)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento