martedì 6 novembre 2012

Anno della Fede. Il Sud Sudan festeggia i 100 anni dall’arrivo dei missionari

Anno della Fede. Il Sud Sudan festeggia i 100 anni dall’arrivo dei missionari 

Saranno celebrazioni molto sentite in Sud Sudan quelle organizzate per l’Anno della Fede in corso. Il Paese infatti festeggia in questi giorni anche il centenario dell’arrivo dei primi missionari cattolici. In un secolo di storia, la Chiesa locale ha vissuto momenti drammatici di persecuzione e martirio. Oggi - a poco più di un anno dalla dichiarazione di indipendenza da Karthoum - Juba si incammina verso una stagione di stabilità e pace. Lo conferma mons. Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi meridionale di Tombura Yambio, teatro in passato di ripetuti attacchi contro i cristiani, nell'intervista di Paolo Ondarza: 


R. – Questo cambiamento è stato un dono per noi, un dono di Dio, perché in passato abbiamo vissuto tante sofferenze, problemi e adesso possiamo dire di essere “quasi” tranquilli. Comunque, rimangono ancora tante cose da fare: il confine non è ancora definito, non abbiamo firmato ancora tutti gli Accordi tra i due Paesi, ci sono ancora tante persone del sud che vivono al nord, ma sarebbero dovute tornare... Il nostro governo ancora sta lavorando per fornire i servizi essenziali per le persone, come acqua, corrente, l’illuminazione per strade, scuole e ospedali, ma ancora molto resta da fare.


D. – Nel 2009, lei denunciò il martirio a causa della fede, subito da alcuni cristiani della sua diocesi: furono crocifissi. Ecco, oggi – nell’Anno della fede – che testimonianza offre la Chiesa sud-sudanese a quella universale?


R. – In questo anno della fede il mio paese celebra il centenario dell’evangelizzazione: nel prossimo dicembre ricorderemo i 100 anni dall’arrivo dei missionari nella nostra terra. Questi cento anni non sono stati cento anni di pace: i cristiani sono stati uccisi a motivo della loro fede. Basti pensare a quanto successo nel 2009, quando 17 persone sono state uccise: alcune crocifisse per terra dentro una chiesa; altre, sempre crocifisse, appese ad alcuni alberi… La loro memoria resta con noi, la portiamo dentro. La nostra gente ha una grande fede. La fede è in aumento, cresce anche il numero dei religiosi. Posso dirti che in Sud Sudan, ho un grande numero di seminaristi.


D. – Oggi, c’è maggiore libertà per i cristiani?


R. – Sì, c’è maggiore libertà. Ancora ci sono dei soldati in zona, nelle foreste ci sono ancora i ribelli, abbiamo ancora paura. Per questo, preghiamo e chiediamo al Signore di aiutarci a essere forti. Nella parrocchia nella quale si è verificato l’evento di cui le parlavo, abbiamo costruito un santuario nel nome di tutte le persone uccise: adesso, la gente ogni anno si reca lì per pregare. Noi continuiamo a pregare per loro e anche loro, ne sono certo, pregano per noi.


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