Il 1° e l'8 settembre 2010 Papa Benedetto XVI tenne, a Castel Gandolfo e in Vaticano due catechesi su santa Ildegarda di Bingen con le quali inaugurava un ciclo di discorsi dedicati alle figure femminili del medioevo. Questi testi sono stati raccolti nel volume Sante e beate. Figure femminili del medioevo introdotto da Lucetta Scaraffia (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011).
Riproponiamo alcuni stralci delle catechesi papali.
Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo medioevo, diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell'insegnamento. Oggi vorrei iniziare a presentarvi una di esse: santa Ildegarda di Bingen, vissuta in Germania nel XII secolo. Nacque nel 1098 in Renania, probabilmente a Bermersheim, nei pressi di Alzey, e morì nel 1179, all'età di ottantun'anni, nonostante la permanente fragilità della sua salute.
Ildegarda apparteneva a una famiglia nobile e numerosa e, fin dalla nascita, venne votata dai suoi genitori al servizio di Dio.
Già negli anni in cui era magistra del monastero di San Disibodo, Ildegarda aveva iniziato a dettare le visioni mistiche, che riceveva da tempo, al suo consigliere spirituale, il monaco Volmar, e alla sua segretaria, una consorella a cui era molto affezionata, Richardis di Strade.
Come sempre accade nella vita dei veri mistici, anche Ildegarda volle sottomettersi all'autorità di persone sapienti per discernere l'origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio. Si rivolse perciò alla persona che ai suoi tempi godeva della massima stima nella Chiesa: san Bernardo di Chiaravalle. Questi tranquillizzò e incoraggiò Ildegarda.
Ma nel 1147 ella ricevette un'altra approvazione importantissima. Il Papa Eugenio III, che presiedeva un sinodo a Treviri, lesse un testo dettato da Ildegarda, presentatogli dall'arcivescovo Enrico di Magonza. Il Papa autorizzò la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico. Da quel momento il prestigio spirituale di Ildegarda crebbe sempre di più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di «profetessa teutonica».
È questo, cari amici, il sigillo di un'esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all'autorità ecclesiale. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all'edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l'autenticità.
Ildegarda è una grande donna «profetessa», che parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, che oggi viene ricostruita, il suo amore per Cristo e per la sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo.
In una lettera a san Bernardo, la mistica renana confessa: «La visione avvince tutto il mio essere: non vedo con gli occhi del corpo, ma mi appare nello spirito dei misteri (...) Conosco il significato profondo di ciò che è esposto nel Salterio, nei Vangeli e in altri libri, che mi sono mostrati nella visione. Questa brucia come una fiamma nel mio petto e nella mia anima, e mi insegna a comprendere profondamente il testo» (Epistolarium pars prima, i-xc: cccm 91).
Le visioni mistiche di Ildegarda sono ricche di contenuti teologici. Fanno riferimento agli avvenimenti principali della storia della salvezza, e adoperano un linguaggio principalmente poetico e simbolico. Per esempio, nella sua opera più nota, intitolata Scivias, cioè «Conosci le vie», ella riassume in trentacinque visioni gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla fine dei tempi.
Con i tratti caratteristici della sensibilità femminile, Ildegarda, proprio nella sezione centrale della sua opera, sviluppa il tema del matrimonio mistico tra Dio e l'umanità realizzato nell'Incarnazione.
Già da questi brevi cenni vediamo come anche la teologia possa ricevere un contributo peculiare dalle donne, perché esse sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità.
In altri scritti, Ildegarda manifesta la versatilità di interessi e la vivacità culturale dei monasteri femminili del medioevo, contrariamente ai pregiudizi che ancora gravano su quell'epoca. Ildegarda si occupò di medicina e di scienze naturali, come pure di musica, essendo dotata di talento artistico. Compose anche inni, antifone e canti, raccolti sotto il titolo Symphonia harmoniae caelestium revelationum, che venivano gioiosamente eseguiti nei suoi monasteri, diffondendo un'atmosfera di serenità, e che sono giunti anche a noi. Per lei, la creazione intera è una sinfonia dello Spirito Santo, che è in se stesso gioia e giubilo.
(©L'Osservatore Romano 12 maggio 2012)
1 commento:
Ovviamente nelle due catechesi del Santo Padre su Santa Hildegard il termine "moderna" non c'è. C'è invece "attuale".
La seconda catechesi si chiude ricordando l'avversione della Santa ai Catari (= "Puri", "Perfetti")
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