mercoledì 29 febbraio 2012
A esercizi spirituali ripudio menzogne e ipocrisia preti (TMNews)
Papa/ A esercizi spirituali ripudio menzogne e ipocrisia preti
Le meditazioni dell'arcivescovo di Kinshasa Monsengwo Pasinya
Città del Vaticano, 29 feb. (TMNews)
Il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha citato coloro che "non hanno più coscienza dei loro peccati, quelli che hanno perduto il senso del peccato perché non si pongono più il problema di Dio", nel corso degli esercizi spirituali quaresimali in corso in questa settimana nella cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI. Anche il prete, ha detto a quanto riferito dall''Osservatore romano', "non è al riparo da questi errori nella misura in cui l'aridità spirituale lo conduce spesso agli stessi difetti. Il ministero sacerdotale si trasforma allora in funzionariato, senza un vero senso di Dio: occasione perduta di una vera comunione con il Signore".
Prendendo spunto dalle figure degli apostoli Pietro e Giuda, il porporato ha poi detto: "La nostra generosità non ci mette al riparo dal peccato.
Occorre prendere delle misure di prudenza ed evitare la temerarietà esponendosi alle cadute. In ogni situazione, qualunque cosa succeda, il Signore è sempre al nostro fianco. La più grande ingiuria che possiamo fargli è di dubitare della sua misericordia, come Giuda". "Vivere nella verità - ha sottolineato - è vivere secondo le beatitudini.
E' ripudiare le menzogne nelle nostre parole e nelle nostre azioni. E' rigettare l'ipocrisia che ci spinge ad apparire diversamente da come siamo o agiamo". E la stessa Chiesa deve combattere contro la menzogna e l'inganno al suo interno e nel mondo e "deve soprattutto lottare affinché la verità del Vangelo di Cristo sia conosciuta e vissuta".
© Copyright TMNews
Le meditazioni dell'arcivescovo di Kinshasa Monsengwo Pasinya
Città del Vaticano, 29 feb. (TMNews)
Il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha citato coloro che "non hanno più coscienza dei loro peccati, quelli che hanno perduto il senso del peccato perché non si pongono più il problema di Dio", nel corso degli esercizi spirituali quaresimali in corso in questa settimana nella cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI. Anche il prete, ha detto a quanto riferito dall''Osservatore romano', "non è al riparo da questi errori nella misura in cui l'aridità spirituale lo conduce spesso agli stessi difetti. Il ministero sacerdotale si trasforma allora in funzionariato, senza un vero senso di Dio: occasione perduta di una vera comunione con il Signore".
Prendendo spunto dalle figure degli apostoli Pietro e Giuda, il porporato ha poi detto: "La nostra generosità non ci mette al riparo dal peccato.
Occorre prendere delle misure di prudenza ed evitare la temerarietà esponendosi alle cadute. In ogni situazione, qualunque cosa succeda, il Signore è sempre al nostro fianco. La più grande ingiuria che possiamo fargli è di dubitare della sua misericordia, come Giuda". "Vivere nella verità - ha sottolineato - è vivere secondo le beatitudini.
E' ripudiare le menzogne nelle nostre parole e nelle nostre azioni. E' rigettare l'ipocrisia che ci spinge ad apparire diversamente da come siamo o agiamo". E la stessa Chiesa deve combattere contro la menzogna e l'inganno al suo interno e nel mondo e "deve soprattutto lottare affinché la verità del Vangelo di Cristo sia conosciuta e vissuta".
© Copyright TMNews
I documenti dell’Archivio Segreto per la prima volta fuori dai confini vaticani per la mostra «Lux in arcana» (Raffaele Farina)
I documenti dell’Archivio Segreto per la prima volta fuori dai confini vaticani per la mostra «Lux in arcana»
Rivelarsi con orgoglio e senza remore
Raffaele Farina
Nel pomeriggio di mercoledì 29 febbraio è stata aperta al pubblico a Roma, ai Musei Capitolini, la mostra «Lux in arcana. L’Archivio Segreto Vaticano si rivela». In esposizione, fino al 9 settembre, circa cento documenti che per la prima volta varcano i confini della Città del Vaticano. La mostra — catalogo Palombi (Roma, 2012, pagine 224, euro 14) — è organizzata da Zètema Progetto Cultura ed è curata da Alessandra Gonzato, Marco Maiorino, Pier Paolo Piergentili e Gianni Venditti. Nella mattina la mostra era stata inaugurata da una visita privata del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, accompagnato dai cardinali Raffaele Farina, Jean-Louis Tauran e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dal vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio, da monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca apostolica Vaticana, dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e dai ministri italiani Piero Gnudi e Lorenzo Ornaghi. Dal catalogo anticipiamo la presentazione del cardinale archivista e bibliotecario.
Come archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa ho il raro piacere di poter salutare una mostra che non riguarda soltanto una istituzione vaticana, sia pur essa prestigiosa come l’Archivio Segreto Vaticano (che celebra così il suo quarto centenario di attività), ma anche un’istituzione cittadina romana di altrettanto prestigio, i Musei Capitolini, presso i quali avrà sede per circa sette mesi l’esposizione.
Documenti pontifici assai antichi e preziosi, così come significative carte della vita della Chiesa nel mondo escono per la prima volta dall’ambito Vaticano e si aprono alla visione dei visitatori sul Colle Capitolino, sede tradizionale del Governo di Roma, che tanti legami ha con il papato romano.
Alla base del progetto della mostra vaticana al Campidoglio vi sono legami storici e di idealità. «L’Archivio Vaticano si rivela» — recita il sottotitolo della mostra — e si rivela al centro dell’urbe, a tutti gli appassionati e anche i curiosi; si rivela per quello che è, tramite uno spaccato esemplificativo della sua ricchissima documentazione.
Si rivela senza remore o timori, anzi con l’orgoglio di un servizio alla Chiesa e alla cultura prestato per ben quattro secoli con indefesso lavoro di custodia, di censimento, di cura, di progresso della ricerca sempre più avanzata.
Si rivela come ambito culturale, come richiamo affascinante alla memoria del nostro passato, del passato della Chiesa, di imperi, di regni, di ducati, di repubbliche. Sprone a innalzare il livello della conoscenza oltre il vuoto stereotipo a cui purtroppo conduce, se non erro, molta della cosiddetta cultura di massa corrente.
(©L'Osservatore Romano 1° marzo 2012)
Rivelarsi con orgoglio e senza remore
Raffaele Farina
Nel pomeriggio di mercoledì 29 febbraio è stata aperta al pubblico a Roma, ai Musei Capitolini, la mostra «Lux in arcana. L’Archivio Segreto Vaticano si rivela». In esposizione, fino al 9 settembre, circa cento documenti che per la prima volta varcano i confini della Città del Vaticano. La mostra — catalogo Palombi (Roma, 2012, pagine 224, euro 14) — è organizzata da Zètema Progetto Cultura ed è curata da Alessandra Gonzato, Marco Maiorino, Pier Paolo Piergentili e Gianni Venditti. Nella mattina la mostra era stata inaugurata da una visita privata del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, accompagnato dai cardinali Raffaele Farina, Jean-Louis Tauran e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dal vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio, da monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca apostolica Vaticana, dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e dai ministri italiani Piero Gnudi e Lorenzo Ornaghi. Dal catalogo anticipiamo la presentazione del cardinale archivista e bibliotecario.
Come archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa ho il raro piacere di poter salutare una mostra che non riguarda soltanto una istituzione vaticana, sia pur essa prestigiosa come l’Archivio Segreto Vaticano (che celebra così il suo quarto centenario di attività), ma anche un’istituzione cittadina romana di altrettanto prestigio, i Musei Capitolini, presso i quali avrà sede per circa sette mesi l’esposizione.
Documenti pontifici assai antichi e preziosi, così come significative carte della vita della Chiesa nel mondo escono per la prima volta dall’ambito Vaticano e si aprono alla visione dei visitatori sul Colle Capitolino, sede tradizionale del Governo di Roma, che tanti legami ha con il papato romano.
Alla base del progetto della mostra vaticana al Campidoglio vi sono legami storici e di idealità. «L’Archivio Vaticano si rivela» — recita il sottotitolo della mostra — e si rivela al centro dell’urbe, a tutti gli appassionati e anche i curiosi; si rivela per quello che è, tramite uno spaccato esemplificativo della sua ricchissima documentazione.
Si rivela senza remore o timori, anzi con l’orgoglio di un servizio alla Chiesa e alla cultura prestato per ben quattro secoli con indefesso lavoro di custodia, di censimento, di cura, di progresso della ricerca sempre più avanzata.
Si rivela come ambito culturale, come richiamo affascinante alla memoria del nostro passato, del passato della Chiesa, di imperi, di regni, di ducati, di repubbliche. Sprone a innalzare il livello della conoscenza oltre il vuoto stereotipo a cui purtroppo conduce, se non erro, molta della cosiddetta cultura di massa corrente.
(©L'Osservatore Romano 1° marzo 2012)
Duomo, Scala e San Siro: i "luoghi" del Papa a Milano (Rosoli)
Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Laura.
Impegno e nuova evangelizzazione. Messaggio del cardinale Ouellet per la Giornata ispanoamericana nelle diocesi spagnole (O.R.)
Messaggio del cardinale Ouellet per la Giornata ispanoamericana nelle diocesi spagnole
Impegno e nuova evangelizzazione
Madrid, 29.
La secolarizzazione che avanza, l’ostilità contro la presenza della Chiesa e il suo messaggio, la corrente edonistica e relativistica della società del consumo e dello spettacolo che «tende a spostare e a sradicare la cultura cristiana delle popolazioni». La trasmissione della fede è diventata un compito arduo e «non basta più fare appello alle radici cristiane». Oggi, la Chiesa in Spagna e la Chiesa in America affrontano sfide simili; la loro ricca tradizione cattolica corre il rischio di «una graduale erosione». Occorre per questo «attualizzare, riformulare e rivitalizzare la tradizione cattolica, radicandola più profondamente nei cuori delle persone, nella vita delle famiglie e nella cultura dei popoli, affinché risplenda come bellezza di verità, promessa di felicità e novità di una vita più umana per tutti». È uno dei passaggi più significativi del messaggio scritto dal cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, in occasione della Giornata ispanoamericana nelle diocesi spagnole, che si celebra domenica 4 marzo.
Nel documento, intitolato Comprometidos con América en la nueva evangelización (Impegnati con l’America nella nuova evangelizzazione) e ripreso anche da Radio Vaticana, il porporato ricorda che l’indipendenza dei Paesi latinoamericani, raggiunta circa duecento anni fa, «non è stata in alcun modo una rottura con la ricchezza che la Spagna ha prodotto nel campo della lingua, della cultura e della religione». In tal senso, i destini delle due aree geografiche «sono indissolubilmente uniti» e, quindi, per Ouellet, «bisogna rafforzare la cooperazione spirituale, personale ed economica tra le Chiese di America Latina e Spagna». Ciò riguarda precisi vincoli sociali di solidarietà, gli scambi culturali, la comunione e la collaborazione, vale a dire «tutto ciò che serve per propagare e sostenere la trasmissione della fede, come sfida principale della nuova evangelizzazione». Di qui l’invito del cardinale alla Chiesa spagnola a intensificare l’impegno missionario con le Chiese dell’America Latina (attualmente l’Opera di cooperazione sacerdotale ispanoamericana della Conferenza episcopale può contare su 354 presbiteri diocesani spagnoli distribuiti in tutti i Paesi latinoamericani, oltre a religiosi, religiose e laici). I modi possono essere tanti: per esempio, «aprendo il cuore alle famiglie e alle comunità di immigrati latinoamericani che vivono in Spagna», le quali, fedeli alla tradizione cristiana, necessitano di «vicinanza colma di carità, di evangelizzazione e di catechesi»; oppure «riconoscendo il prezioso servizio prestato dalle università e dagli istituti superiori di teologia che, in Spagna, accolgono i sacerdoti latinoamericani». Il presidente della Pontificia Commissione invita a sostenere i presbiteri provenienti dall’America Latina, oltre a rinnovare «la memoria del meraviglioso spettacolo di santità e comunione ecclesiale vissuto durante la Giornata mondiale della gioventù a Madrid», anche in vista del prossimo incontro che si terrà a Rio de Janeiro nel 2013. Il cardinale, nel messaggio, sottolinea che circa l’80 per cento dei latinoamericani è battezzato e la Chiesa cattolica continua a essere una delle istituzioni che suscita maggior fiducia e credibilità nelle popolazioni. E questo «è frutto della fecondità della prima evangelizzazione, della profonda inculturazione della fede nella vita di quei popoli e del radicamento secolare del cristianesimo». Tutto ciò, aggiunge Ouellet, nonostante «negligenze e carenze nell’evangelizzazione, una cura pastorale e catechetica molte volte insufficiente, aggravata dalla scarsità di sacerdoti».
(©L'Osservatore Romano 1° marzo 2012)
Impegno e nuova evangelizzazione
Madrid, 29.
La secolarizzazione che avanza, l’ostilità contro la presenza della Chiesa e il suo messaggio, la corrente edonistica e relativistica della società del consumo e dello spettacolo che «tende a spostare e a sradicare la cultura cristiana delle popolazioni». La trasmissione della fede è diventata un compito arduo e «non basta più fare appello alle radici cristiane». Oggi, la Chiesa in Spagna e la Chiesa in America affrontano sfide simili; la loro ricca tradizione cattolica corre il rischio di «una graduale erosione». Occorre per questo «attualizzare, riformulare e rivitalizzare la tradizione cattolica, radicandola più profondamente nei cuori delle persone, nella vita delle famiglie e nella cultura dei popoli, affinché risplenda come bellezza di verità, promessa di felicità e novità di una vita più umana per tutti». È uno dei passaggi più significativi del messaggio scritto dal cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, in occasione della Giornata ispanoamericana nelle diocesi spagnole, che si celebra domenica 4 marzo.
Nel documento, intitolato Comprometidos con América en la nueva evangelización (Impegnati con l’America nella nuova evangelizzazione) e ripreso anche da Radio Vaticana, il porporato ricorda che l’indipendenza dei Paesi latinoamericani, raggiunta circa duecento anni fa, «non è stata in alcun modo una rottura con la ricchezza che la Spagna ha prodotto nel campo della lingua, della cultura e della religione». In tal senso, i destini delle due aree geografiche «sono indissolubilmente uniti» e, quindi, per Ouellet, «bisogna rafforzare la cooperazione spirituale, personale ed economica tra le Chiese di America Latina e Spagna». Ciò riguarda precisi vincoli sociali di solidarietà, gli scambi culturali, la comunione e la collaborazione, vale a dire «tutto ciò che serve per propagare e sostenere la trasmissione della fede, come sfida principale della nuova evangelizzazione». Di qui l’invito del cardinale alla Chiesa spagnola a intensificare l’impegno missionario con le Chiese dell’America Latina (attualmente l’Opera di cooperazione sacerdotale ispanoamericana della Conferenza episcopale può contare su 354 presbiteri diocesani spagnoli distribuiti in tutti i Paesi latinoamericani, oltre a religiosi, religiose e laici). I modi possono essere tanti: per esempio, «aprendo il cuore alle famiglie e alle comunità di immigrati latinoamericani che vivono in Spagna», le quali, fedeli alla tradizione cristiana, necessitano di «vicinanza colma di carità, di evangelizzazione e di catechesi»; oppure «riconoscendo il prezioso servizio prestato dalle università e dagli istituti superiori di teologia che, in Spagna, accolgono i sacerdoti latinoamericani». Il presidente della Pontificia Commissione invita a sostenere i presbiteri provenienti dall’America Latina, oltre a rinnovare «la memoria del meraviglioso spettacolo di santità e comunione ecclesiale vissuto durante la Giornata mondiale della gioventù a Madrid», anche in vista del prossimo incontro che si terrà a Rio de Janeiro nel 2013. Il cardinale, nel messaggio, sottolinea che circa l’80 per cento dei latinoamericani è battezzato e la Chiesa cattolica continua a essere una delle istituzioni che suscita maggior fiducia e credibilità nelle popolazioni. E questo «è frutto della fecondità della prima evangelizzazione, della profonda inculturazione della fede nella vita di quei popoli e del radicamento secolare del cristianesimo». Tutto ciò, aggiunge Ouellet, nonostante «negligenze e carenze nell’evangelizzazione, una cura pastorale e catechetica molte volte insufficiente, aggravata dalla scarsità di sacerdoti».
(©L'Osservatore Romano 1° marzo 2012)
Il Magistero nascosto di Benedetto XVI (Gagliarducci)
Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Alessia.
Benedetto XVI al sesto posto fra i Papi più longevi (Rome Reports)
Clicca qui per vedere il servizio segnalatoci da Laura.
«Nullità del matrimonio in via extragiudiziale», così si era espresso Joseph Ratzinger in un'intervista a Peter Seewald (Di Giacomo)
Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Eufemia.
Il cardinale Antonelli: ovunque nel mondo la famiglia è fattore di coesione sociale
Il cardinale Antonelli: ovunque nel mondo la famiglia è fattore di coesione sociale
Un “grande entusiasmo”. È questa l’impressione a "caldo" ricavata dal presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Ennio Antonelli, che ieri a Milano ha presentato in conferenza stampa, assieme al cardinale Angelo Scola, il programma della visita che Benedetto XVI compirà dal primo al tre giugno prossimi, nel capoluogo lombardo, in occasione del settimo Incontro mondiale delle famiglie. Il porporato è stato intervistato subito dopo la conferenza stampa da Luca Collodi:
R. – Vorrei dire che abbiamo trovato un clima di grande entusiasmo, perché le cose stanno andando avanti splendidamente, con gioia, con impegno. Il tema “La famiglia, il lavoro e la festa”, poi, è un tema che tutti percepiscono come di estrema attualità, in tutti gli ambienti geografici e culturali. Quindi, mi pare che l’Incontro mondiale non si poteva impostare meglio di così.
D. - Oggi il tema famiglia è un tema fondamentale anche per i suoi risvolti sociali, non soltanto in Europa ma nel mondo…
R. – Certamente. Noi vogliamo mantenere il discorso sui due versanti. Il versante ecclesiale, quindi la famiglia come soggetto privilegiato di evangelizzazione, e il versante civile e sociale, perché la famiglia è una grande risorsa per la società. A Milano verrà pubblicizzata una ricerca sociologica realizzata in vari Paesi, e anzitutto in Italia, dalla quale risulta il valore e l’importanza della famiglia per la coesione e lo sviluppo della società oggi. E quindi anche il diritto che ha la famiglia di essere sostenuta dall’interesse culturale, economico, politico, giuridico, della società stessa.
D. – Il Papa più volte ha sollecitato le autorità civili a guardare con interesse e attenzione alla famiglia...
R. - Sì, molte volte, anzi direi che Benedetto XVI sta moltiplicando gli interventi a favore della famiglia, in misura forse maggiore che non il suo predecessore, che pure è chiamato il “Papa della famiglia”. Noi siamo grati sia a Giovanni Paolo II, sia anche a Benedetto XVI per questa grande attenzione che veramente risponde a una esigenza prioritaria della società e della Chiesa oggi. (bf)
Tra i gruppi che stanno lavorando per l’Incontro mondiale di giugno vi è anche il Forum delle Associazioni familiari. Emanuela Campanile ha chiesto al suo presidente, Francesco Belletti, un commento sul tema guida dell’Incontro:
R. – Il tema “Famiglia, lavoro e festa” ci allarga proprio il respiro, nel senso che appassiona e insieme mette in difficoltà tantissime nostre famiglie nel conciliare tempi di cura, tempi familiari e tempi di lavoro sotto la grande parola “festa”. Festa che è anche il ricordo e la memoria della domenica come momento della celebrazione liturgica: riuscire a restituire senso alle fatiche della vita quotidiana.
D. - Benedetto XVI invita a un valido itinerario, itinerario mirato a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie…
R. – Sì, io credo che questa sia una grande chiamata di conversione perché – al di là delle responsabilità della politica, al di là di un’azienda che spesso licenzia una donna alla gravidanza, tutte cose da denunciare – alle famiglie viene rivolta una grande domanda sugli stili di vita: chiede di considerare il tempo libero come il tempo della riscoperta delle relazioni, il tempo del significato, il tempo dell’educazione reciproca, e non un tempo vuoto da riempire solo con con viaggi o attività turistiche senza un motivo. E’ anche il tema della sobrietà per un pianeta più sostenibile, il richiamo a stili di vita che non abbiano il consumo come primo contenuto: certamente, questo per le società occidentali, per i Paesi sviluppati, è la grande sfida culturale del momento. Poi, si parla anche del grande problema del lavoro che non c’è, o del lavoro non giusto, dei bambini che lavorano in alcuni Paesi in via di sviluppo, dei giovani che non trovano lavoro a 30 anni… Sono sicuro che le parole del Santo Padre ci daranno un mandato. Credo che l'Incontro mondiale non sarà un grande evento celebrativo che finisce: il lavoro di testimonianza comincerà proprio dal 4 giugno, quando i riflettori saranno spenti. (bf)
© Copyright Radio Vaticana
Un “grande entusiasmo”. È questa l’impressione a "caldo" ricavata dal presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Ennio Antonelli, che ieri a Milano ha presentato in conferenza stampa, assieme al cardinale Angelo Scola, il programma della visita che Benedetto XVI compirà dal primo al tre giugno prossimi, nel capoluogo lombardo, in occasione del settimo Incontro mondiale delle famiglie. Il porporato è stato intervistato subito dopo la conferenza stampa da Luca Collodi:
R. – Vorrei dire che abbiamo trovato un clima di grande entusiasmo, perché le cose stanno andando avanti splendidamente, con gioia, con impegno. Il tema “La famiglia, il lavoro e la festa”, poi, è un tema che tutti percepiscono come di estrema attualità, in tutti gli ambienti geografici e culturali. Quindi, mi pare che l’Incontro mondiale non si poteva impostare meglio di così.
D. - Oggi il tema famiglia è un tema fondamentale anche per i suoi risvolti sociali, non soltanto in Europa ma nel mondo…
R. – Certamente. Noi vogliamo mantenere il discorso sui due versanti. Il versante ecclesiale, quindi la famiglia come soggetto privilegiato di evangelizzazione, e il versante civile e sociale, perché la famiglia è una grande risorsa per la società. A Milano verrà pubblicizzata una ricerca sociologica realizzata in vari Paesi, e anzitutto in Italia, dalla quale risulta il valore e l’importanza della famiglia per la coesione e lo sviluppo della società oggi. E quindi anche il diritto che ha la famiglia di essere sostenuta dall’interesse culturale, economico, politico, giuridico, della società stessa.
D. – Il Papa più volte ha sollecitato le autorità civili a guardare con interesse e attenzione alla famiglia...
R. - Sì, molte volte, anzi direi che Benedetto XVI sta moltiplicando gli interventi a favore della famiglia, in misura forse maggiore che non il suo predecessore, che pure è chiamato il “Papa della famiglia”. Noi siamo grati sia a Giovanni Paolo II, sia anche a Benedetto XVI per questa grande attenzione che veramente risponde a una esigenza prioritaria della società e della Chiesa oggi. (bf)
Tra i gruppi che stanno lavorando per l’Incontro mondiale di giugno vi è anche il Forum delle Associazioni familiari. Emanuela Campanile ha chiesto al suo presidente, Francesco Belletti, un commento sul tema guida dell’Incontro:
R. – Il tema “Famiglia, lavoro e festa” ci allarga proprio il respiro, nel senso che appassiona e insieme mette in difficoltà tantissime nostre famiglie nel conciliare tempi di cura, tempi familiari e tempi di lavoro sotto la grande parola “festa”. Festa che è anche il ricordo e la memoria della domenica come momento della celebrazione liturgica: riuscire a restituire senso alle fatiche della vita quotidiana.
D. - Benedetto XVI invita a un valido itinerario, itinerario mirato a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie…
R. – Sì, io credo che questa sia una grande chiamata di conversione perché – al di là delle responsabilità della politica, al di là di un’azienda che spesso licenzia una donna alla gravidanza, tutte cose da denunciare – alle famiglie viene rivolta una grande domanda sugli stili di vita: chiede di considerare il tempo libero come il tempo della riscoperta delle relazioni, il tempo del significato, il tempo dell’educazione reciproca, e non un tempo vuoto da riempire solo con con viaggi o attività turistiche senza un motivo. E’ anche il tema della sobrietà per un pianeta più sostenibile, il richiamo a stili di vita che non abbiano il consumo come primo contenuto: certamente, questo per le società occidentali, per i Paesi sviluppati, è la grande sfida culturale del momento. Poi, si parla anche del grande problema del lavoro che non c’è, o del lavoro non giusto, dei bambini che lavorano in alcuni Paesi in via di sviluppo, dei giovani che non trovano lavoro a 30 anni… Sono sicuro che le parole del Santo Padre ci daranno un mandato. Credo che l'Incontro mondiale non sarà un grande evento celebrativo che finisce: il lavoro di testimonianza comincerà proprio dal 4 giugno, quando i riflettori saranno spenti. (bf)
© Copyright Radio Vaticana
L'Archivio Segreto Vaticano si rivela. Mostra ai Musei Capitolini. Intervista con mons. Pagano
L'Archivio Segreto Vaticano si rivela. Mostra ai Musei Capitolini. Intervista con mons. Pagano
Le celebri carte del processo a Galileo e quello contro i Templari, ma anche i più recenti e meno conosciuti documenti sulla seconda Guerra mondiale: questo e molto di più troveranno i visitatori che si recheranno, a partire da oggi, ai Musei Capitolini di Roma per la mostra dal titolo “Lux in Arcana: l’Archivio Segreto Vaticano si rivela”. Sulle particolarità di questa esposizione, organizzata in occasione del quarto centenario di fondazione dell’Archivio, si sofferma il prefetto dell’istituzione, il vescovo Sergio Pagano, intervistato da Eliana Astorri:
R. - La decisione si motiva con il quarto centenario della fondazione dell’Archivio ad opera di Paolo V, all’inizio del 1612. L’Archivio ha voluto celebrare, in questo modo, i 400 anni di attività culturale a servizio della cultura della Santa Sede, e della cultura del mondo, portando cento documenti tra i più significativi sotto diversi aspetti, ad un museo che fosse centrale per Roma, facilmente accessibile, con orari prolungati. Tutto ciò in Vaticano sarebbe stato un po’ difficile. Andare ai Musei Capitolini rappresenta anche un motivo di “idealità”; andare un po’ in quella che era la sede del governo papale sulla città di Roma. D’accordo con il sindaco di Roma e la Sovraintendenza, si è deciso di fare questa grande esposizione.
D. - Con quale criterio sono stati scelti i documenti?
R. - Con diversi criteri. Anzitutto la preziosità dei documenti stessi. Un altro criterio è stato la tipologia: far vedere al grande pubblico che cosa contiene l’Archivio Vaticano, che cosa conserva, dalla corteccia di betulla con cui gli indiani d’America scrivevano a Leone XVI, fino alle antiche pergamene, alle carte più recenti, ai sigilli in oro, ai concordati, alle teche, etc… Altro criterio: mostrare l’universalità della Chiesa, che detto in questo modo sembra un fatto assodato, ma dimostrata attraverso i documenti dei Concili, dei Patti, dei Sinodi, delle Leghe, mostra un po’ la vita della Chiesa lungo la storia. Altro criterio: mostrare la pastoralità del Romano Pontefice nel governo della Chiesa. Altro criterio ancora è mostrare un po’ il cammino nella storia della civiltà, quando la Chiesa era la cultura, fondazione delle Università, provvedimenti dei Romani Pontefici riguardo alle edizioni, alle stampe..
D. - A suo parere, fra tutti questi documenti che si riferiscono a tanti fatti storici, quali attireranno maggiormente l’interesse e la curiosità del pubblico?
R. - Dipende. Perché se per pubblico si intende un pubblico di studiosi -c redo abbastanza ridotto - questi andranno certamente a vedere documenti risalenti all’Alto o Basso Medioevo, ma generalmente parlando, penso che i più visitati saranno il processo di Galileo, il processo ai Templari, Giordano Bruno, le incoronazioni dei Papi, il potere temporale e il potere spirituale, le crociate.. Non escludo l’ultima Guerra Mondiale, per la quale la Segreteria di Stato ha concesso il benestare di esporre alcuni documenti che sono abbastanza autonomi dalle altre serie. Sono documenti significativi sul bombardamento di San Lorenzo, sul bombardamento della Città del Vaticano nel 1943. Per quest’ultimo, abbiamo raccolto alcune schegge delle bombe che caddero dietro la Basilica di San Pietro che erano allegate ad una relazione che fece un gendarme pontificio presente quella notte. Poi vi sono le ricerche di Edith e Rosa Stein, le relazioni sulle Fosse Ardeatine, quindi sono tante curiosità per un vasto pubblico.
D. - Quale cura richiede mantenere in perfetto stato meraviglie storiche e culturali di questo tipo?
R. - Richiede una cura notevole ed un dispendio enorme che la Santa Sede ha sempre avuto ed ha tutt’oggi per l’Archivio dei Papi. È un dispendio naturalmente per il suo personale, per i laboratori di restauro, per i laboratori di legatura di riproduzione fotografica. Adesso abbiamo anche i laboratori digitali, quindi l’informatica applicata agli archivi. È una somma di denaro che la Santa Sede ogni anno spende per mantenere a questo livello l’Archivio Vaticano. Tutto questo, a vantaggio degli studiosi e della cultura nel mondo. (bi)
© Copyright Radio Vaticana
Le celebri carte del processo a Galileo e quello contro i Templari, ma anche i più recenti e meno conosciuti documenti sulla seconda Guerra mondiale: questo e molto di più troveranno i visitatori che si recheranno, a partire da oggi, ai Musei Capitolini di Roma per la mostra dal titolo “Lux in Arcana: l’Archivio Segreto Vaticano si rivela”. Sulle particolarità di questa esposizione, organizzata in occasione del quarto centenario di fondazione dell’Archivio, si sofferma il prefetto dell’istituzione, il vescovo Sergio Pagano, intervistato da Eliana Astorri:
R. - La decisione si motiva con il quarto centenario della fondazione dell’Archivio ad opera di Paolo V, all’inizio del 1612. L’Archivio ha voluto celebrare, in questo modo, i 400 anni di attività culturale a servizio della cultura della Santa Sede, e della cultura del mondo, portando cento documenti tra i più significativi sotto diversi aspetti, ad un museo che fosse centrale per Roma, facilmente accessibile, con orari prolungati. Tutto ciò in Vaticano sarebbe stato un po’ difficile. Andare ai Musei Capitolini rappresenta anche un motivo di “idealità”; andare un po’ in quella che era la sede del governo papale sulla città di Roma. D’accordo con il sindaco di Roma e la Sovraintendenza, si è deciso di fare questa grande esposizione.
D. - Con quale criterio sono stati scelti i documenti?
R. - Con diversi criteri. Anzitutto la preziosità dei documenti stessi. Un altro criterio è stato la tipologia: far vedere al grande pubblico che cosa contiene l’Archivio Vaticano, che cosa conserva, dalla corteccia di betulla con cui gli indiani d’America scrivevano a Leone XVI, fino alle antiche pergamene, alle carte più recenti, ai sigilli in oro, ai concordati, alle teche, etc… Altro criterio: mostrare l’universalità della Chiesa, che detto in questo modo sembra un fatto assodato, ma dimostrata attraverso i documenti dei Concili, dei Patti, dei Sinodi, delle Leghe, mostra un po’ la vita della Chiesa lungo la storia. Altro criterio: mostrare la pastoralità del Romano Pontefice nel governo della Chiesa. Altro criterio ancora è mostrare un po’ il cammino nella storia della civiltà, quando la Chiesa era la cultura, fondazione delle Università, provvedimenti dei Romani Pontefici riguardo alle edizioni, alle stampe..
D. - A suo parere, fra tutti questi documenti che si riferiscono a tanti fatti storici, quali attireranno maggiormente l’interesse e la curiosità del pubblico?
R. - Dipende. Perché se per pubblico si intende un pubblico di studiosi -c redo abbastanza ridotto - questi andranno certamente a vedere documenti risalenti all’Alto o Basso Medioevo, ma generalmente parlando, penso che i più visitati saranno il processo di Galileo, il processo ai Templari, Giordano Bruno, le incoronazioni dei Papi, il potere temporale e il potere spirituale, le crociate.. Non escludo l’ultima Guerra Mondiale, per la quale la Segreteria di Stato ha concesso il benestare di esporre alcuni documenti che sono abbastanza autonomi dalle altre serie. Sono documenti significativi sul bombardamento di San Lorenzo, sul bombardamento della Città del Vaticano nel 1943. Per quest’ultimo, abbiamo raccolto alcune schegge delle bombe che caddero dietro la Basilica di San Pietro che erano allegate ad una relazione che fece un gendarme pontificio presente quella notte. Poi vi sono le ricerche di Edith e Rosa Stein, le relazioni sulle Fosse Ardeatine, quindi sono tante curiosità per un vasto pubblico.
D. - Quale cura richiede mantenere in perfetto stato meraviglie storiche e culturali di questo tipo?
R. - Richiede una cura notevole ed un dispendio enorme che la Santa Sede ha sempre avuto ed ha tutt’oggi per l’Archivio dei Papi. È un dispendio naturalmente per il suo personale, per i laboratori di restauro, per i laboratori di legatura di riproduzione fotografica. Adesso abbiamo anche i laboratori digitali, quindi l’informatica applicata agli archivi. È una somma di denaro che la Santa Sede ogni anno spende per mantenere a questo livello l’Archivio Vaticano. Tutto questo, a vantaggio degli studiosi e della cultura nel mondo. (bi)
© Copyright Radio Vaticana
Card. Bertone: "Questi sono i documenti veri, quelli da vedere e da presentare"
Vaticano: Bertone, i documenti veri sono quelli in Archivio
Roma, 29 feb. - (Adnkronos) - "Questi sono i documenti veri, quelli da vedere e da presentare". E' l'esclamazione che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, fa uscendo dai Musei Capitolini, dopo aver visitato la mostra 'Lux in Arcana: l'Archivio segreto Vaticano si rivela', con un sorriso che sembra essere un implicito riferimento alle carte che ultimamente hanno creato discussione all'interno e all'esterno della Chiesa. (Adnkronos)
Roma, 29 feb. - (Adnkronos) - "Questi sono i documenti veri, quelli da vedere e da presentare". E' l'esclamazione che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, fa uscendo dai Musei Capitolini, dopo aver visitato la mostra 'Lux in Arcana: l'Archivio segreto Vaticano si rivela', con un sorriso che sembra essere un implicito riferimento alle carte che ultimamente hanno creato discussione all'interno e all'esterno della Chiesa. (Adnkronos)
Esercizi spirituali in Vaticano: quando nella Chiesa si spezza la comunione con Dio
Su segnalazione di Laura leggiamo:
Esercizi spirituali in Vaticano: quando nella Chiesa si spezza la comunione con Dio
La terza mattina di esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano ha toccato il tema delicato della rottura della comunione con Dio, in particolare all’interno della Chiesa. L’autore delle meditazioni, il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, ha proposto oggi a Benedetto XVI e ai membri della Curia Romana – riuniti nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico – due riflessioni intitolate “l’amore del mondo” e “Gli anticristi o la mancanza di fede in Gesù, il Cristo”. Nel pomeriggio, la terza meditazione in programma ha per titolo “Il peccato del sacerdote”. Le meditazioni sono ispirate a passi della prima Lettera di San Giovanni.
© Copyright Radio Vaticana
Papa/ A esercizi spirituali meditazione su assenza fede in Chiesa
Card. Monsengwo Pasinya su amore del mondo e gli anticristi
Città del Vaticano, 29 feb. (TMNews)
La terza mattina di esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano ha toccato il tema delicato della rottura della comunione con Dio, in particolare all'interno della Chiesa. Lo riferisce la 'Radio vaticana'.
L'autore delle meditazioni, il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, ha proposto oggi a Benedetto XVI e ai membri della Curia Romana - riuniti nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico - due riflessioni intitolate "l'amore del mondo" e "gli anticristi o la mancanza di fede in Gesù, il Cristo". Nel pomeriggio, la terza meditazione in programma ha per titolo "Il peccato del sacerdote". Le meditazioni sono ispirate a passi della prima Lettera di San Giovanni.
© Copyright TMNews
Esercizi spirituali in Vaticano: quando nella Chiesa si spezza la comunione con Dio
La terza mattina di esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano ha toccato il tema delicato della rottura della comunione con Dio, in particolare all’interno della Chiesa. L’autore delle meditazioni, il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, ha proposto oggi a Benedetto XVI e ai membri della Curia Romana – riuniti nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico – due riflessioni intitolate “l’amore del mondo” e “Gli anticristi o la mancanza di fede in Gesù, il Cristo”. Nel pomeriggio, la terza meditazione in programma ha per titolo “Il peccato del sacerdote”. Le meditazioni sono ispirate a passi della prima Lettera di San Giovanni.
© Copyright Radio Vaticana
Papa/ A esercizi spirituali meditazione su assenza fede in Chiesa
Card. Monsengwo Pasinya su amore del mondo e gli anticristi
Città del Vaticano, 29 feb. (TMNews)
La terza mattina di esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano ha toccato il tema delicato della rottura della comunione con Dio, in particolare all'interno della Chiesa. Lo riferisce la 'Radio vaticana'.
L'autore delle meditazioni, il cardinale arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, ha proposto oggi a Benedetto XVI e ai membri della Curia Romana - riuniti nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico - due riflessioni intitolate "l'amore del mondo" e "gli anticristi o la mancanza di fede in Gesù, il Cristo". Nel pomeriggio, la terza meditazione in programma ha per titolo "Il peccato del sacerdote". Le meditazioni sono ispirate a passi della prima Lettera di San Giovanni.
© Copyright TMNews
Il Fatto rispolvera una vicenda (quella del Toniolo) raccontata dai media mesi fa. Il commento di Sabina Cottone
Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Eufemia.
Da oggi Benedetto XVI è il Papa più anziano degli ultimi cento anni ed il sesto dal 1400
Il sito "Popes-and-papacy.com" ha terminato il countdown. Da oggi Papa Benedetto raggiunge un importante traguardo: è il Papa piu' anziano degli ultimi cento anni ed il sesto dal 1400.
Auguri, Santo Padre! Ad multos annos :-)
Auguri, Santo Padre! Ad multos annos :-)
Cosa divide il Vaticano e i “veggenti di Ruini” sui miracoli di Medjugorje (Rodari)
Cosa divide il Vaticano e i “veggenti di Ruini” sui miracoli di Medjugorje
Paolo Rodari
La Commissione d’inchiesta presieduta dal cardinale Camillo Ruini sulle apparizioni della Madonna a Medjugorje ha finito nei giorni scorsi di ascoltare i veggenti ed entro il 2012 potrebbe essere pronta a consegnare alla Congregazione per la dottrina della fede, sotto la cui supervisione lavora, un suo parere.
Ma, secondo fonti consultate dal Foglio, aspetterà a pronunciarsi pubblicamente in merito. L’ex Sant’Uffizio, infatti, seppure in procinto di prendere visione dei risultati a cui è arrivata la Commissione, pare sia intenzionato ad aspettare molto prima di pubblicare un proprio verdetto finale: i fenomeni soprannaturali, del resto, sono ancora in corso e c’è la convinzione che sia azzardato dire qualcosa prima che questi finiscano. Oltre il Tevere la parola d’ordine è: prudenza. Che, tradotto in decisioni pratiche, significa “sospensione del giudizio”.
E, come fece Tarcisio Bertone nel 1998 quando era ancora segretario dell’ex Sant’Uffizio, dichiarare che “per il momento nihil obstat”. E cioè: anche se non si può ancora affermare con certezza che si tratta di fenomeni soprannaturali (e anche se non si può dire il contrario), si possono fare pellegrinaggi, i fedeli possono continuare a recarsi nella piccola cittadina della Bosnia. A predicare prudenza è anzitutto il Papa. Ma per lui prudenza non è sinonimo di disinteresse, tutt’altro.
Nel gennaio 2010 fece scalpore l’iniziativa presa dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn il quale, subito dopo il Natale, decise di recarsi a Medjugorje nonostante la Santa Sede chiedesse alle autorità della chiesa di non arrischiarsi in missioni simili. Il “pellegrinaggio” di Schönborn provocò, infatti, diverse polemiche. In molti in Vaticano s’indispettirono. Ma forse in pochi sapevano che Schönborn era andato a Medjugorje anche – ovviamente non soltanto – col preciso intento di raccogliere informazioni da riferire poi in seguito al Papa. Benedetto XVI, infatti, come prima Giovanni Paolo II, desiderava sapere, dopo cinque anni dall’elezione al soglio di Pietro, come stava evolvendo la situazione. Schönborn non ha potuto fare altro che annotare ciò che ha visto: un flusso di pellegrini sempre più convinto della veridicità delle apparizioni. E sempre più persuaso sembra sia lo stesso primate d’Austria che poche ore fa ha dichiarato queste parole: “E’ vero che la Madonna è dappertutto, ma è altrettanto vero che in questi luoghi se ne avverte una presenza molto più forte”. Gli hanno chiesto: come si fa a discernere la verità in eventi come quelli di Medjugorje? Ha risposto Schönborn: “L’aspetto fondamentale sono i frutti. I frutti dicono, i frutti parlano, i frutti sono rivelatori”.
Già, ma a Medjugorje, oltre ai frutti, ci sono i messaggi che ogni venticinque del mese la Madonna lascia ai fedeli. Messaggi che sempre invitano alla preghiera e che però molto danno da pensare anche in Vaticano. L’ultimo messaggio è di sabato. Parole che, in tempi di Vatileaks, senz’altro non hanno lasciato indifferenti i porporati alla guida del governo della chiesa: “Cari figli – ha detto la Madonna tra le altre cose – pregate col cuore. Voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la sacra scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita”.
Pubblicato sul Foglio martedì 28 febbraio 2012
© Copyright Il Foglio, 28 febbraio 2012 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Paolo Rodari
La Commissione d’inchiesta presieduta dal cardinale Camillo Ruini sulle apparizioni della Madonna a Medjugorje ha finito nei giorni scorsi di ascoltare i veggenti ed entro il 2012 potrebbe essere pronta a consegnare alla Congregazione per la dottrina della fede, sotto la cui supervisione lavora, un suo parere.
Ma, secondo fonti consultate dal Foglio, aspetterà a pronunciarsi pubblicamente in merito. L’ex Sant’Uffizio, infatti, seppure in procinto di prendere visione dei risultati a cui è arrivata la Commissione, pare sia intenzionato ad aspettare molto prima di pubblicare un proprio verdetto finale: i fenomeni soprannaturali, del resto, sono ancora in corso e c’è la convinzione che sia azzardato dire qualcosa prima che questi finiscano. Oltre il Tevere la parola d’ordine è: prudenza. Che, tradotto in decisioni pratiche, significa “sospensione del giudizio”.
E, come fece Tarcisio Bertone nel 1998 quando era ancora segretario dell’ex Sant’Uffizio, dichiarare che “per il momento nihil obstat”. E cioè: anche se non si può ancora affermare con certezza che si tratta di fenomeni soprannaturali (e anche se non si può dire il contrario), si possono fare pellegrinaggi, i fedeli possono continuare a recarsi nella piccola cittadina della Bosnia. A predicare prudenza è anzitutto il Papa. Ma per lui prudenza non è sinonimo di disinteresse, tutt’altro.
Nel gennaio 2010 fece scalpore l’iniziativa presa dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn il quale, subito dopo il Natale, decise di recarsi a Medjugorje nonostante la Santa Sede chiedesse alle autorità della chiesa di non arrischiarsi in missioni simili. Il “pellegrinaggio” di Schönborn provocò, infatti, diverse polemiche. In molti in Vaticano s’indispettirono. Ma forse in pochi sapevano che Schönborn era andato a Medjugorje anche – ovviamente non soltanto – col preciso intento di raccogliere informazioni da riferire poi in seguito al Papa. Benedetto XVI, infatti, come prima Giovanni Paolo II, desiderava sapere, dopo cinque anni dall’elezione al soglio di Pietro, come stava evolvendo la situazione. Schönborn non ha potuto fare altro che annotare ciò che ha visto: un flusso di pellegrini sempre più convinto della veridicità delle apparizioni. E sempre più persuaso sembra sia lo stesso primate d’Austria che poche ore fa ha dichiarato queste parole: “E’ vero che la Madonna è dappertutto, ma è altrettanto vero che in questi luoghi se ne avverte una presenza molto più forte”. Gli hanno chiesto: come si fa a discernere la verità in eventi come quelli di Medjugorje? Ha risposto Schönborn: “L’aspetto fondamentale sono i frutti. I frutti dicono, i frutti parlano, i frutti sono rivelatori”.
Già, ma a Medjugorje, oltre ai frutti, ci sono i messaggi che ogni venticinque del mese la Madonna lascia ai fedeli. Messaggi che sempre invitano alla preghiera e che però molto danno da pensare anche in Vaticano. L’ultimo messaggio è di sabato. Parole che, in tempi di Vatileaks, senz’altro non hanno lasciato indifferenti i porporati alla guida del governo della chiesa: “Cari figli – ha detto la Madonna tra le altre cose – pregate col cuore. Voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la sacra scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita”.
Pubblicato sul Foglio martedì 28 febbraio 2012
© Copyright Il Foglio, 28 febbraio 2012 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Sponda "esterna" per i dossier. Il sospetto è che le carte si trovino fuori dalla Santa Sede da tempo (Vecchi)
Clicca qui per leggere l'articolo.
Del tutto plausibile l'ipotesi ma i corvi vanno scovati cosi' come i mandanti.
Del tutto plausibile l'ipotesi ma i corvi vanno scovati cosi' come i mandanti.
I tre giorni del Papa a Milano (Cottone)
I tre giorni del Papa tra bagni di folla e il concerto alla Scala
di Sabrina Cottone
Un intero week end a Milano e con un programma intenso.
Atterraggio a Linate venerdì pomeriggio e subito un discorso ai milanesi in Piazza Duomo, per concludere la giornata con un concerto alla Scala diretto dal maestro Daniel Barenboim.
Benedetto XVI sarà in città per tre giorni, da venerdì primo giugno a domenica 3.
L'appuntamento è legato al VII Incontro mondiale delle famiglie, ma sarà anche l'occasione per una visita ai luoghi più significativi della città, dal Piermarini a San Siro, dove sabato 2 giugno il Papa incontrerà i ragazzi che riceveranno la Cresima quest'anno.
Alla Messa di domenica 3 giugno sono attese un milione di persone e si conta sulla conclusione dei lavori della M5 in tempo per riuscire a trasportare la fiumana di gente che si riverserà sul Parco Nord e all'aeroporto di Bresso. Il sabato sera, per la Festa delle Testimonianze, il Papa dialogherà con un gruppo di famiglie che gli rivolgeranno domande.
A illustrare nel dettaglio gli appuntamenti è stato l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola: «Una visita di tre giorni è un evento dal carattere straordinario, eccezionale per un viaggio in Italia. Il Papa ha desiderio di incontrare Milano. E a ventisette anni dalla seconda visita del predecessore Giovanni Paolo II ci fa questo dono». Alla conferenza stampa hanno partecipato il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il vescovo Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012, e il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il vescovo Jean Laffitte.
Il cardinale Scola ha insistito sulla «rilevanza ecclesiale e civile» dell'avvenimento, sul «far crescere la vita buona del vangelo e la vita buona della comunità umana». Per l'occasione è atteso l'arrivo a Milano di sessantasei cardinali. Ma Benedetto XVI, oltre a presiedere le cerimonie religiose, parteciperà ad appuntamenti con i politici e gli esponenti della società milanese. Il 2 giugno, festa della Repubblica, è previsto un incontro in Arcivescovado con le autorità civili.
Le catechesi di preparazione all'Incontro, dal titolo «La Famiglia: il lavoro, la festa», sono state tradotte in undici lingue, incluso l'arabo. Accanto a inglese, francese, spagnolo, portoghese, ci sono anche i testi in polacco e in russo. «Abbiamo avviato una raccolta di fondi per facilitare l'arrivo delle famiglie dai Paesi poveri» l'annuncio del cardinale Antonelli. «Aspettiamo molte famiglie dall'Est: è la prima volta che possono partecipare» ha aggiunto monsignor Erminio De Scalzi. E De Scalzi ha rassicurato sullo spirito dell'evento, che sarà legato a trasparenza, sobrietà ed ecosostenibilità. Insomma, progetti a prova di lamentele verdi: «Non taglieremo nessuna pianta e anzi riutilizzeremo il legno del parco per fare panchine da lasciare nel Parco».
I problemi organizzativi sono imponenti. Per la Festa delle testimonianze, sabato 2 giugno al Parco Nord-aeroporto di Bresso, sono attese 300 mila persone. Un milione per la Santa Messa del 3 giugno a Bresso.
I volontari sono arrivati a quota 2600, ma ne servono ancora 2400, anche se molti buchi saranno riempiti grazie ai volontari della Protezione civile.
Quanto all'accoglienza, milleduecento famiglie hanno già dato la propria adesione, ma l'obiettivo è molto più ambizioso: arrivare a centomila.
I Responsabili organizzativi locali delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali stanno raccogliendo le disponibilità. «Il 70-80% delle parrocchie ha già dato la propria disponibilità. Ed forse cinquantamila persone nella notte tra sabato e domenica troveranno accoglienza leggera in un'area allestita nella zona attigua al campo volo» ha assicurato don Bruno Marinoni, responsabile dell'area organizzativa del Family 2012.
© Copyright Il Giornale, 29 febbraio 2012 consultabile online anche qui.
di Sabrina Cottone
Un intero week end a Milano e con un programma intenso.
Atterraggio a Linate venerdì pomeriggio e subito un discorso ai milanesi in Piazza Duomo, per concludere la giornata con un concerto alla Scala diretto dal maestro Daniel Barenboim.
Benedetto XVI sarà in città per tre giorni, da venerdì primo giugno a domenica 3.
L'appuntamento è legato al VII Incontro mondiale delle famiglie, ma sarà anche l'occasione per una visita ai luoghi più significativi della città, dal Piermarini a San Siro, dove sabato 2 giugno il Papa incontrerà i ragazzi che riceveranno la Cresima quest'anno.
Alla Messa di domenica 3 giugno sono attese un milione di persone e si conta sulla conclusione dei lavori della M5 in tempo per riuscire a trasportare la fiumana di gente che si riverserà sul Parco Nord e all'aeroporto di Bresso. Il sabato sera, per la Festa delle Testimonianze, il Papa dialogherà con un gruppo di famiglie che gli rivolgeranno domande.
A illustrare nel dettaglio gli appuntamenti è stato l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola: «Una visita di tre giorni è un evento dal carattere straordinario, eccezionale per un viaggio in Italia. Il Papa ha desiderio di incontrare Milano. E a ventisette anni dalla seconda visita del predecessore Giovanni Paolo II ci fa questo dono». Alla conferenza stampa hanno partecipato il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il vescovo Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012, e il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il vescovo Jean Laffitte.
Il cardinale Scola ha insistito sulla «rilevanza ecclesiale e civile» dell'avvenimento, sul «far crescere la vita buona del vangelo e la vita buona della comunità umana». Per l'occasione è atteso l'arrivo a Milano di sessantasei cardinali. Ma Benedetto XVI, oltre a presiedere le cerimonie religiose, parteciperà ad appuntamenti con i politici e gli esponenti della società milanese. Il 2 giugno, festa della Repubblica, è previsto un incontro in Arcivescovado con le autorità civili.
Le catechesi di preparazione all'Incontro, dal titolo «La Famiglia: il lavoro, la festa», sono state tradotte in undici lingue, incluso l'arabo. Accanto a inglese, francese, spagnolo, portoghese, ci sono anche i testi in polacco e in russo. «Abbiamo avviato una raccolta di fondi per facilitare l'arrivo delle famiglie dai Paesi poveri» l'annuncio del cardinale Antonelli. «Aspettiamo molte famiglie dall'Est: è la prima volta che possono partecipare» ha aggiunto monsignor Erminio De Scalzi. E De Scalzi ha rassicurato sullo spirito dell'evento, che sarà legato a trasparenza, sobrietà ed ecosostenibilità. Insomma, progetti a prova di lamentele verdi: «Non taglieremo nessuna pianta e anzi riutilizzeremo il legno del parco per fare panchine da lasciare nel Parco».
I problemi organizzativi sono imponenti. Per la Festa delle testimonianze, sabato 2 giugno al Parco Nord-aeroporto di Bresso, sono attese 300 mila persone. Un milione per la Santa Messa del 3 giugno a Bresso.
I volontari sono arrivati a quota 2600, ma ne servono ancora 2400, anche se molti buchi saranno riempiti grazie ai volontari della Protezione civile.
Quanto all'accoglienza, milleduecento famiglie hanno già dato la propria adesione, ma l'obiettivo è molto più ambizioso: arrivare a centomila.
I Responsabili organizzativi locali delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali stanno raccogliendo le disponibilità. «Il 70-80% delle parrocchie ha già dato la propria disponibilità. Ed forse cinquantamila persone nella notte tra sabato e domenica troveranno accoglienza leggera in un'area allestita nella zona attigua al campo volo» ha assicurato don Bruno Marinoni, responsabile dell'area organizzativa del Family 2012.
© Copyright Il Giornale, 29 febbraio 2012 consultabile online anche qui.
I ricordi di Mons. Georg Ratzinger: "Mio fratello, il Papa" (Alfano)
«Io e mio fratello Benedetto XVI guardiamo sempre Rex in tv»
di Manila Alfano
San Francesco aveva il lupo, Joseph e Georg molto più umilmente si accontentano di Rex. Divano, telecomando, coperta sulle ginocchia, e via la sigla: il Papa e suo fratello, se possono, non si perdono una puntata del commissario a quattro zampe più famoso e tedesco del mondo. «Eravamo abituati a guardare insieme il commissario Rex perche' ci piacciono molto i cani. Conosciamo anche il proprietario del pastore tedesco, il signor Helmut Brossmann, che vive vicino a Ratisbona».
È Monsignor Georg che racconta. Ricordi di due fratelli come tanti, uniti da un grande affetto, una famiglia devota, padre commissario di polizia, mamma casalinga, ex cuoca. Fuori la Germania peggiore, gli anni della gioventù hitleriana, l'iscrizione in blocco dei ragazzi. La paura. «Non c'era libertà di scelta e il non presentarsi avrebbe avuto certamente delle conseguenze negative. Mio fratello però non frequentava questi raduni e non si presentava agli appelli. E per questo non beneficiò più dello sconto sulle tasse scolastiche».
Georg racconta di una angoscia sofferta in silenzio, la peggiore. «Nostro padre considerava Hitler l'anticristo. Sin dall'inizio è stato un grande oppositore del nazismo. Capì subito che il nazionalsocialismo sarebbe stato una catastrofe e che non era solo un grande nemico della Chiesa ma più in generale di ogni fede e di ogni vita umana, ma per non mettere completamente a rischio la nostra famiglia, consigliò la mamma di aderire all'organizzazione delle donne». È un ritratto inedito, intimo, quello che esce da My brother the Pope, il libro di memorie di Georg Ratzinger, fratello maggiore di Joseph, teologo, catapultato, suo malgrado, il 19 aprile 2005, sul soglio di San Pietro. Il volume uscirà a marzo negli Stati Uniti dalla Ignatius Press, a settembre in Germania da Herbig Verlag. Georg naturalmente continua a chiamarlo «Joseph; sennò mi sembrerebbe innaturale».
Il Monsignore risponde a decine di domande del giornalista storico tedesco Michael Hesemann, che ha lavorato con lui molte ore. Ne escono dettagli di una giornata da Papa: «Prima di ogni udienza si prepara sugli argomenti in questione e il martedì si esercita nel pronunciare i saluti nelle diverse lingue dell'udienza generale: vuole evitare errori e vuole essere capito correttamente».
Insieme ricordano, scrivono. Anche di quel giorno, il 29 giugno 1951, quando i due fratelli furono ordinati sacerdoti insieme. Le emozioni, le sensazioni. Il senso di una vita. Da allora non è cambiato nulla, hanno continuato a condividere molto tempo. Le vacanze, per esempio, sempre insieme, per parlare, per fare bilanci ma anche per guardare in avanti. Le telefonate praticamente ogni giorno che affonda le radici in una famiglia tradizionalissima.
«Eravamo una famiglia molto unita -racconta Georg- Nostro padre era commissario di polizia, proveniva da un'antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Mia madre era figlia di artigiani, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca. Si faceva colazione a casa. Poi ci si vedeva di nuovo a pranzo. Secondo la tradizione bavarese mangiavamo prima una zuppa e poi il piatto principale. Poi si cenava insieme. All'epoca non c'erano ne' radio ne' Tv e la sera nostro padre suonava la cetra e cantava canzoni.
Poi si andava presto al letto». Poi un aneddoto dal potere quasi profetico. «Nel 1931 un cardinale venne a visitare la nostra cittadina e arrivò a bordo di una limousine nera. Joseph che aveva solo 4 anni esclamò: un giorno sarò cardinale». Destino?
© Copyright Il Giornale, 29 febbraio 2012 consultabile online anche qui.
di Manila Alfano
San Francesco aveva il lupo, Joseph e Georg molto più umilmente si accontentano di Rex. Divano, telecomando, coperta sulle ginocchia, e via la sigla: il Papa e suo fratello, se possono, non si perdono una puntata del commissario a quattro zampe più famoso e tedesco del mondo. «Eravamo abituati a guardare insieme il commissario Rex perche' ci piacciono molto i cani. Conosciamo anche il proprietario del pastore tedesco, il signor Helmut Brossmann, che vive vicino a Ratisbona».
È Monsignor Georg che racconta. Ricordi di due fratelli come tanti, uniti da un grande affetto, una famiglia devota, padre commissario di polizia, mamma casalinga, ex cuoca. Fuori la Germania peggiore, gli anni della gioventù hitleriana, l'iscrizione in blocco dei ragazzi. La paura. «Non c'era libertà di scelta e il non presentarsi avrebbe avuto certamente delle conseguenze negative. Mio fratello però non frequentava questi raduni e non si presentava agli appelli. E per questo non beneficiò più dello sconto sulle tasse scolastiche».
Georg racconta di una angoscia sofferta in silenzio, la peggiore. «Nostro padre considerava Hitler l'anticristo. Sin dall'inizio è stato un grande oppositore del nazismo. Capì subito che il nazionalsocialismo sarebbe stato una catastrofe e che non era solo un grande nemico della Chiesa ma più in generale di ogni fede e di ogni vita umana, ma per non mettere completamente a rischio la nostra famiglia, consigliò la mamma di aderire all'organizzazione delle donne». È un ritratto inedito, intimo, quello che esce da My brother the Pope, il libro di memorie di Georg Ratzinger, fratello maggiore di Joseph, teologo, catapultato, suo malgrado, il 19 aprile 2005, sul soglio di San Pietro. Il volume uscirà a marzo negli Stati Uniti dalla Ignatius Press, a settembre in Germania da Herbig Verlag. Georg naturalmente continua a chiamarlo «Joseph; sennò mi sembrerebbe innaturale».
Il Monsignore risponde a decine di domande del giornalista storico tedesco Michael Hesemann, che ha lavorato con lui molte ore. Ne escono dettagli di una giornata da Papa: «Prima di ogni udienza si prepara sugli argomenti in questione e il martedì si esercita nel pronunciare i saluti nelle diverse lingue dell'udienza generale: vuole evitare errori e vuole essere capito correttamente».
Insieme ricordano, scrivono. Anche di quel giorno, il 29 giugno 1951, quando i due fratelli furono ordinati sacerdoti insieme. Le emozioni, le sensazioni. Il senso di una vita. Da allora non è cambiato nulla, hanno continuato a condividere molto tempo. Le vacanze, per esempio, sempre insieme, per parlare, per fare bilanci ma anche per guardare in avanti. Le telefonate praticamente ogni giorno che affonda le radici in una famiglia tradizionalissima.
«Eravamo una famiglia molto unita -racconta Georg- Nostro padre era commissario di polizia, proveniva da un'antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Mia madre era figlia di artigiani, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca. Si faceva colazione a casa. Poi ci si vedeva di nuovo a pranzo. Secondo la tradizione bavarese mangiavamo prima una zuppa e poi il piatto principale. Poi si cenava insieme. All'epoca non c'erano ne' radio ne' Tv e la sera nostro padre suonava la cetra e cantava canzoni.
Poi si andava presto al letto». Poi un aneddoto dal potere quasi profetico. «Nel 1931 un cardinale venne a visitare la nostra cittadina e arrivò a bordo di una limousine nera. Joseph che aveva solo 4 anni esclamò: un giorno sarò cardinale». Destino?
© Copyright Il Giornale, 29 febbraio 2012 consultabile online anche qui.
Il programma definitivo della visita del Papa a Milano (Sir)
FAMILY 2012: IL PROGRAMMA DEFINITIVO DELL‘INCONTRO CON IL PAPA
Il Papa sarà presente a Milano tre giorni, da venerdì 1 a domenica 3 giugno, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie (www.family2012.com) che si terrà dal 29 maggio al 3 giugno 2012. Lo ha annunciato questa mattina l’arcivescovo di Milano, il card. Angelo Scola, nella conferenza stampa di presentazione del programma della visita di Benedetto XVI a Milano, a cui hanno partecipato anche il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, card. Ennio Antonelli, il presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012, il vescovo Erminio De Scalzi e il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il vescovo Jean Laffitte. “Una visita di tre giorni è un evento dal carattere straordinario, eccezionale per un viaggio in Italia - ha detto il card. Scola: “Il Papa ha desiderio di incontrare Milano, e a ventisette anni dalla visita del predecessore Giovanni Paolo II ci fa questo dono: un dono alla città di Milano e alle chiese lombarde”. L’arrivo del Pontefice nel capoluogo lombardo è programmato per venerdì 1° giugno all’aeroporto di Milano-Linate.
Dopo un primo incontro con la cittadinanza in piazza Duomo, il Papa assisterà a un concerto al Teatro alla Scala diretto dal maestro Daniel Barenboim e all’Incontro con i cresimandi allo Stadio Mezza (il giorno successivo, 2 giugno). Cresce, intanto, la partecipazione della Chiesa nel mondo al VII Incontro mondiale delle famiglie.
“Sono diversi mesi che ci si prepara sul tema ‘La Famiglia: il lavoro, la festaì e le iniziative in programma sono tante: le catechesi sono state tradotte in undici lingue tra cui il portoghese, l’arabo, il polacco e il russo - ha detto Antonelli. Per facilitare, poi, l’arrivo delle famiglie dai paesi poveri del mondo è stata attivata una raccolta fondi”.
Per la Festa delle testimonianze, sabato 2 giugno al Parco Nord- aeroporto di Bresso, sono attese 300 mila persone, un milione invece per la Santa Messa del 3 giugno, sempre a Bresso.
Più di 2600 persone si sono iscritte come volontari, ma ne servono ancora 2400. In piena attività anche la macchina dell’accoglienza: l’obiettivo è di ospitare centomila famiglie in centomila case, in una sola settimana sono già arrivate più di 1200 adesioni. Mons. De Scalzi ha posto l’attenzione sulle tre parole che esprimono lo stile del VII Incontro mondiale delle famiglie: trasparenza, sobrietà e ecosostenibilità.
A presentare il Congresso internazionale teologico pastorale è stato invece mons. Laffitte, che ha parlato di “evento di famiglie per le famiglie”. Dal 30 maggio all’1 giugno saranno impegnati 110 relatori da 27 nazioni. Al centro della riflessione lo stile della famiglia cristiana che vive il tempo del lavoro e della Festa e come le condizioni del lavoro influiscono sul vissuto delle famiglie.
© Copyright Sir
Il Papa sarà presente a Milano tre giorni, da venerdì 1 a domenica 3 giugno, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie (www.family2012.com) che si terrà dal 29 maggio al 3 giugno 2012. Lo ha annunciato questa mattina l’arcivescovo di Milano, il card. Angelo Scola, nella conferenza stampa di presentazione del programma della visita di Benedetto XVI a Milano, a cui hanno partecipato anche il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, card. Ennio Antonelli, il presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012, il vescovo Erminio De Scalzi e il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il vescovo Jean Laffitte. “Una visita di tre giorni è un evento dal carattere straordinario, eccezionale per un viaggio in Italia - ha detto il card. Scola: “Il Papa ha desiderio di incontrare Milano, e a ventisette anni dalla visita del predecessore Giovanni Paolo II ci fa questo dono: un dono alla città di Milano e alle chiese lombarde”. L’arrivo del Pontefice nel capoluogo lombardo è programmato per venerdì 1° giugno all’aeroporto di Milano-Linate.
Dopo un primo incontro con la cittadinanza in piazza Duomo, il Papa assisterà a un concerto al Teatro alla Scala diretto dal maestro Daniel Barenboim e all’Incontro con i cresimandi allo Stadio Mezza (il giorno successivo, 2 giugno). Cresce, intanto, la partecipazione della Chiesa nel mondo al VII Incontro mondiale delle famiglie.
“Sono diversi mesi che ci si prepara sul tema ‘La Famiglia: il lavoro, la festaì e le iniziative in programma sono tante: le catechesi sono state tradotte in undici lingue tra cui il portoghese, l’arabo, il polacco e il russo - ha detto Antonelli. Per facilitare, poi, l’arrivo delle famiglie dai paesi poveri del mondo è stata attivata una raccolta fondi”.
Per la Festa delle testimonianze, sabato 2 giugno al Parco Nord- aeroporto di Bresso, sono attese 300 mila persone, un milione invece per la Santa Messa del 3 giugno, sempre a Bresso.
Più di 2600 persone si sono iscritte come volontari, ma ne servono ancora 2400. In piena attività anche la macchina dell’accoglienza: l’obiettivo è di ospitare centomila famiglie in centomila case, in una sola settimana sono già arrivate più di 1200 adesioni. Mons. De Scalzi ha posto l’attenzione sulle tre parole che esprimono lo stile del VII Incontro mondiale delle famiglie: trasparenza, sobrietà e ecosostenibilità.
A presentare il Congresso internazionale teologico pastorale è stato invece mons. Laffitte, che ha parlato di “evento di famiglie per le famiglie”. Dal 30 maggio all’1 giugno saranno impegnati 110 relatori da 27 nazioni. Al centro della riflessione lo stile della famiglia cristiana che vive il tempo del lavoro e della Festa e come le condizioni del lavoro influiscono sul vissuto delle famiglie.
© Copyright Sir
I corvi in Vaticano e la tentazione di un gesto forte (Franco)
Clicca qui per leggere l'editoriale.
Prima considerazione: Franco ha la stessa fonte del "Monsignore" di Repubblica? Se e' cosi' individuarla e' un gioco da ragazzi.
Ammesso che corrisponda a verita' l'idea di una protesta formare indirizzata allo Stato italiano, e' per me doveroso fare qualche osservazione.
Non approverei ne' accetterei una mossa del genere per i seguenti motivi:
1) i giornalisti italiani fanno il loro lavoro per quanto discutibile e criticabile;
2) analoga protesta non e' stata avanzata quando ad essere sotto tiro (nel 2009 e nel 2010) era Benedetto XVI. Inaccettabile che si pensi di metterla in atto ora visto che il Santo Padre non e' coinvolto. Non accetterei mai questa pratica dei "due pesi e due misure";
3) il problema non e' in Italia ma in Vaticano che deve risolvere il problema con risolutezza e severita'.
Si scovino i corvi e soprattutto il o i mandanti e li si puniscano pubblicamente.
Se non si riesce a fare questa operazione (dai, ci siamo fatti tutti un'idea!) si provveda ad azzerare la curia con "trasfusione" di nuove energie, soprattutto giovani e donne.
La pazienza ha un limite anche per noi fedeli.
R.
Prima considerazione: Franco ha la stessa fonte del "Monsignore" di Repubblica? Se e' cosi' individuarla e' un gioco da ragazzi.
Ammesso che corrisponda a verita' l'idea di una protesta formare indirizzata allo Stato italiano, e' per me doveroso fare qualche osservazione.
Non approverei ne' accetterei una mossa del genere per i seguenti motivi:
1) i giornalisti italiani fanno il loro lavoro per quanto discutibile e criticabile;
2) analoga protesta non e' stata avanzata quando ad essere sotto tiro (nel 2009 e nel 2010) era Benedetto XVI. Inaccettabile che si pensi di metterla in atto ora visto che il Santo Padre non e' coinvolto. Non accetterei mai questa pratica dei "due pesi e due misure";
3) il problema non e' in Italia ma in Vaticano che deve risolvere il problema con risolutezza e severita'.
Si scovino i corvi e soprattutto il o i mandanti e li si puniscano pubblicamente.
Se non si riesce a fare questa operazione (dai, ci siamo fatti tutti un'idea!) si provveda ad azzerare la curia con "trasfusione" di nuove energie, soprattutto giovani e donne.
La pazienza ha un limite anche per noi fedeli.
R.
In quale cassetto si trova il presunto messaggio del card. Bertone al premier Monti?
Clicca qui per leggere l'articolo di Politi.
La domanda sorge spontanea: il presunto messaggio del card. Bertone al premier Monti si trova in un cassetto della redazione del Fatto? Oppure sta a Palazzo Chigi? Ovvero giace ancora in Segreteria di Stato? :-)
Non so a voi a me me certi "avvertimenti" non piacciono per nulla.
Politi afferma che "La novità assoluta è che non si procede, come in altre stagioni, per insinuazioni o messaggi tenuti rigorosamente segreti...ci sono forze che hanno deciso di portare tutto alla luce del sole, di svolgere questa battaglia sul palcoscenico dei mass media..."
Battaglia? Ma quale battaglia? I corvi, le rane e le talpe sono forse diventati degli eroi? Ma per favore! Siamo di fronte ad una schiera di codardi che usa certi "mezzucci" perche' ha paura di perdere il potere accumulato in ben altre stagioni e non ha il coraggio di metterci la "faccia" proprio perche' manca di tutto, anche dell'intelligenza di proporsi in prima persona.
E poi...siamo sicuri che siano cambiati i metodi? Siamo sicuri che il ricorso ai mass media sia una novita'? Non e' che, magari, la vera novita' sta nel fatto che oggi i mass media hanno interesse a pubblicare la "pappa pronta" dei corvi?
Non sara' che, nel passato, certe informazioni non venivano pubblicate perche' il Vaticano godeva di una sorta di "immunità" mediatica?
Come si spiega che nessuno, fino al 19 aprile 2005, abbia mai parlato dei crimini di Maciel? Eppure oggi sembrano il segreto di Pulcinella. Pare che tutti sapessero (anche i vaticanisti!) e allora perche' nessuno ne ha mai parlato?
Come mai nessun giornale ha battuto ciglio quando Maciel e' stato osannato in Vaticano in occasione del 60° di ordinazione? Era il novembre 2004...
E lo Ior? Come mai tutti i nodi vengono al pettine solo ora quando un tempo non si sentiva la necessita' di fare le pulci a presidente e collaboratori?
No, cari giornalisti, non la bevo!
Non mi convincerete mai che oggi in Vaticano la situazione sia peggiore di ieri. Semplicemente, fino all'aprile 2005, nessuno fiatava.
Sono stati commessi errori anche gravi negli ultimi anni, ma almeno non ci sono piu' in giro persone come Maciel e Marcinkus.
Detto questo, mi aspetto una pulizia radicale in tutti gli uffici del Vaticano e nel Sacro Collegio.
R.
p.s. tale Simeon si ritrova in tutti gli articoli!
Non so se quanto si dice sulla sua nomina abbia fondamento, ma so un'altra verita': Benedetto XVI non gode di alcun vantaggio in Rai, anzi...
Anche ieri una famosa ospite fissa in una trasmissione si lamentava perche' a lei, divorziata, non puo' accedere alla comunione mentre i preti pedofili vengono spostati di parrocchia in parrocchia. Si', ha usato il presente e non l'imperfetto!
Evidentemente tutto il lavoro fatto contro le mele marce e' servito a ben poco, forse anche perche' la Santa Sede non ha sostenuto a dovere il Papa per paura di intaccare ben altri anni lucenti. Come sapete, e' questo che non perdono e non perdonero' alla curia attuale.
La domanda sorge spontanea: il presunto messaggio del card. Bertone al premier Monti si trova in un cassetto della redazione del Fatto? Oppure sta a Palazzo Chigi? Ovvero giace ancora in Segreteria di Stato? :-)
Non so a voi a me me certi "avvertimenti" non piacciono per nulla.
Politi afferma che "La novità assoluta è che non si procede, come in altre stagioni, per insinuazioni o messaggi tenuti rigorosamente segreti...ci sono forze che hanno deciso di portare tutto alla luce del sole, di svolgere questa battaglia sul palcoscenico dei mass media..."
Battaglia? Ma quale battaglia? I corvi, le rane e le talpe sono forse diventati degli eroi? Ma per favore! Siamo di fronte ad una schiera di codardi che usa certi "mezzucci" perche' ha paura di perdere il potere accumulato in ben altre stagioni e non ha il coraggio di metterci la "faccia" proprio perche' manca di tutto, anche dell'intelligenza di proporsi in prima persona.
E poi...siamo sicuri che siano cambiati i metodi? Siamo sicuri che il ricorso ai mass media sia una novita'? Non e' che, magari, la vera novita' sta nel fatto che oggi i mass media hanno interesse a pubblicare la "pappa pronta" dei corvi?
Non sara' che, nel passato, certe informazioni non venivano pubblicate perche' il Vaticano godeva di una sorta di "immunità" mediatica?
Come si spiega che nessuno, fino al 19 aprile 2005, abbia mai parlato dei crimini di Maciel? Eppure oggi sembrano il segreto di Pulcinella. Pare che tutti sapessero (anche i vaticanisti!) e allora perche' nessuno ne ha mai parlato?
Come mai nessun giornale ha battuto ciglio quando Maciel e' stato osannato in Vaticano in occasione del 60° di ordinazione? Era il novembre 2004...
E lo Ior? Come mai tutti i nodi vengono al pettine solo ora quando un tempo non si sentiva la necessita' di fare le pulci a presidente e collaboratori?
No, cari giornalisti, non la bevo!
Non mi convincerete mai che oggi in Vaticano la situazione sia peggiore di ieri. Semplicemente, fino all'aprile 2005, nessuno fiatava.
Sono stati commessi errori anche gravi negli ultimi anni, ma almeno non ci sono piu' in giro persone come Maciel e Marcinkus.
Detto questo, mi aspetto una pulizia radicale in tutti gli uffici del Vaticano e nel Sacro Collegio.
R.
p.s. tale Simeon si ritrova in tutti gli articoli!
Non so se quanto si dice sulla sua nomina abbia fondamento, ma so un'altra verita': Benedetto XVI non gode di alcun vantaggio in Rai, anzi...
Anche ieri una famosa ospite fissa in una trasmissione si lamentava perche' a lei, divorziata, non puo' accedere alla comunione mentre i preti pedofili vengono spostati di parrocchia in parrocchia. Si', ha usato il presente e non l'imperfetto!
Evidentemente tutto il lavoro fatto contro le mele marce e' servito a ben poco, forse anche perche' la Santa Sede non ha sostenuto a dovere il Papa per paura di intaccare ben altri anni lucenti. Come sapete, e' questo che non perdono e non perdonero' alla curia attuale.
martedì 28 febbraio 2012
Papa Benedetto nei ricordi del fratello Georg
Papa/ Quando Ratzinger a 4 anni disse: Da grande sarò cardinale
Libro del fratello: 'Commissario rex', attacchi della stampa
Roma, 28 feb. (TMNews)
Quando si dice una vocazione precoce. Nel 1931 Joseph Ratzinger aveva quattro anni. Nel paese bavarese in cui abitava un giorno giunse un cardinale con una limousine nera e lui esclamò "Un giorno sarò cardinale". A raccontare il curioso episodio è il fratello di Benedetto XVI, mons. Georg Ratzinger, in un libro che uscirà negli Stati Uniti il primo marzo con la Ignatius Press intitolato 'My Brother the Pope' (Mio fratello il Papa).
Il fratello del Papa precisa - in alcune anticipazioni pubblicate dall'agenzia stampa dei vescovi statunitensi, il 'Catholic News Service' - che Joseph Ratzinger non è mai stato ambizioso e non ha mai gradito gli onori esteriori.
Nel volume, a quanto anticipato, non mancano dettagli aneddotici. Da bambino, il futuro Pontefice era "molto gracile e delicato" e "spesso" si ammalava. I suoi giochi preferiti erano due orsacchiotti di pelouche.
Mons. Gerg Ratzinger ricorda l'ascesa di Adolf Hitler, che il loro padre definiva "l'anticristo". Ben più tardi, quando vivevano insieme Georg e Joseph Ratzinger guardavano il telefilm del 'Commissario Rex', "perché ci piacciono i cani". I due fratelli hanno anche conosciuto il proprietario del cane Rex. Il Papa, inoltre, è un gran lavoratore: "Si puo concentrare magnificamente durante tutta la giornata e lavora molto velocemente e efficientemente", ma non lavora di notte. Infine, Georg Ratzinger rivela che il fratello non è rimasto indifferenze alle critiche che gli sono piovute addosso sia da Papa che da cardinale. "E' molto sensibile, ma sa anche da quali angoli vengono questi attacchi, e le loro ragioni, cosa c'è di solito dietro". Per questo, "li supera più facilmente".
© Copyright TMNews
Libro del fratello: 'Commissario rex', attacchi della stampa
Roma, 28 feb. (TMNews)
Quando si dice una vocazione precoce. Nel 1931 Joseph Ratzinger aveva quattro anni. Nel paese bavarese in cui abitava un giorno giunse un cardinale con una limousine nera e lui esclamò "Un giorno sarò cardinale". A raccontare il curioso episodio è il fratello di Benedetto XVI, mons. Georg Ratzinger, in un libro che uscirà negli Stati Uniti il primo marzo con la Ignatius Press intitolato 'My Brother the Pope' (Mio fratello il Papa).
Il fratello del Papa precisa - in alcune anticipazioni pubblicate dall'agenzia stampa dei vescovi statunitensi, il 'Catholic News Service' - che Joseph Ratzinger non è mai stato ambizioso e non ha mai gradito gli onori esteriori.
Nel volume, a quanto anticipato, non mancano dettagli aneddotici. Da bambino, il futuro Pontefice era "molto gracile e delicato" e "spesso" si ammalava. I suoi giochi preferiti erano due orsacchiotti di pelouche.
Mons. Gerg Ratzinger ricorda l'ascesa di Adolf Hitler, che il loro padre definiva "l'anticristo". Ben più tardi, quando vivevano insieme Georg e Joseph Ratzinger guardavano il telefilm del 'Commissario Rex', "perché ci piacciono i cani". I due fratelli hanno anche conosciuto il proprietario del cane Rex. Il Papa, inoltre, è un gran lavoratore: "Si puo concentrare magnificamente durante tutta la giornata e lavora molto velocemente e efficientemente", ma non lavora di notte. Infine, Georg Ratzinger rivela che il fratello non è rimasto indifferenze alle critiche che gli sono piovute addosso sia da Papa che da cardinale. "E' molto sensibile, ma sa anche da quali angoli vengono questi attacchi, e le loro ragioni, cosa c'è di solito dietro". Per questo, "li supera più facilmente".
© Copyright TMNews
Mons. Georg Ratzinger: il Papa è una persona molto sensibile e soffre per gli attacchi che gli vengono rivolti, anche dai media
Papa:fratello,guardavamo Commissario Rex
(ANSA) - ROMA, 28 FEB - ''E' una persona molto sensibile'' e soffre per gli attacchi che gli vengono rivolti, anche dai media, ma ''ne conosce le ragioni, e cosa c'e' dietro, e semplicemente li supera''. Cosi' Joseph Ratzinger-Benedetto XVI nel racconto del fratello maggiore Georg, che lo dipinge come un gran lavoratore. Nelle sue giornate non manca un po' di tv: ''eravamo abituati a guardare il Commissario Rex - racconta mons. Georg Ratzinger - perche' ci piacciono i cani''. (Ansa)
(ANSA) - ROMA, 28 FEB - ''E' una persona molto sensibile'' e soffre per gli attacchi che gli vengono rivolti, anche dai media, ma ''ne conosce le ragioni, e cosa c'e' dietro, e semplicemente li supera''. Cosi' Joseph Ratzinger-Benedetto XVI nel racconto del fratello maggiore Georg, che lo dipinge come un gran lavoratore. Nelle sue giornate non manca un po' di tv: ''eravamo abituati a guardare il Commissario Rex - racconta mons. Georg Ratzinger - perche' ci piacciono i cani''. (Ansa)
Il fratello del Papa racconta: la sera in tv guardavamo il commissario Rex
Papa: il fratello racconta, la sera in tv guardavamo commissario Rex
Citta' del Vaticano, 28 feb. (Adnkronos)
Il Papa raccontato da suo fratello Georg: e' questo il contenuto del libro-intervista di monsignor Georg Ratzinger, che uscira' il prossimo 12 settembre in Germania come ha confermato l'editore "Herbig Verlag''.
Sono ricordi personali, piccoli particolari di vita quotidiana, aspetti della biografia meno conosciuti della vita di Benedetto XVI. Fra l'altro si apprende che la sera Georg e Joseph, per rilassarsi, spesso guardavano in Tv la serie del commissario Rex.
Questo come altri particolari sono stati diffusi dall'agenzia cattolica americana ''Catholic news service''.
Si apprende, per esempio, su un piano piu' serio, che il padre considerava Hitler ''l'anticristo''. Raccontando infatti l'ascesa di Hitler al potere nel 1930 in Germania, mons. Ratzinger dice che il loro padre, considerava il dittatore come "Anticristo" e per questo si rifiuto' di aderire al partito nazista. "Ma per non mettere la nostra famiglia completamente a rischio - spiega - consiglio' la mamma di aderire all'organizzazione delle donne''. Altri aneddoti vengono alla luce: ''Quando un cardinale ha visitato la piccola citta' dove vivevamo, nel 1931, arrivando in una limousine nera, Joseph, che aveva solo quattro anni, esclamo': 'Un giorno saro' cardinale!'''. Segni, ironici, del destino.
Tuttavia, mons. Ratzinger spiega anche che suo fratello non e' mai stato ambizioso, e gli onori esterni gli sono stati "sempre sgraditi". Il libro, di 256 pagine, racconta soprattutto gli anni vissuti da Georg insieme a Joseph Ratzinger, e in particolare, si sofferma nella descrizione dello stretto rapporto umano e religioso che intercorre tra loro da quando erano adolescenti.
© Copyright Adnkronos
Il libro e' gia' uscito in Germania, in Francia e ora anche nella versione inglese.
Manca quella italiana per ovvi motivi...
R.
Citta' del Vaticano, 28 feb. (Adnkronos)
Il Papa raccontato da suo fratello Georg: e' questo il contenuto del libro-intervista di monsignor Georg Ratzinger, che uscira' il prossimo 12 settembre in Germania come ha confermato l'editore "Herbig Verlag''.
Sono ricordi personali, piccoli particolari di vita quotidiana, aspetti della biografia meno conosciuti della vita di Benedetto XVI. Fra l'altro si apprende che la sera Georg e Joseph, per rilassarsi, spesso guardavano in Tv la serie del commissario Rex.
Questo come altri particolari sono stati diffusi dall'agenzia cattolica americana ''Catholic news service''.
Si apprende, per esempio, su un piano piu' serio, che il padre considerava Hitler ''l'anticristo''. Raccontando infatti l'ascesa di Hitler al potere nel 1930 in Germania, mons. Ratzinger dice che il loro padre, considerava il dittatore come "Anticristo" e per questo si rifiuto' di aderire al partito nazista. "Ma per non mettere la nostra famiglia completamente a rischio - spiega - consiglio' la mamma di aderire all'organizzazione delle donne''. Altri aneddoti vengono alla luce: ''Quando un cardinale ha visitato la piccola citta' dove vivevamo, nel 1931, arrivando in una limousine nera, Joseph, che aveva solo quattro anni, esclamo': 'Un giorno saro' cardinale!'''. Segni, ironici, del destino.
Tuttavia, mons. Ratzinger spiega anche che suo fratello non e' mai stato ambizioso, e gli onori esterni gli sono stati "sempre sgraditi". Il libro, di 256 pagine, racconta soprattutto gli anni vissuti da Georg insieme a Joseph Ratzinger, e in particolare, si sofferma nella descrizione dello stretto rapporto umano e religioso che intercorre tra loro da quando erano adolescenti.
© Copyright Adnkronos
Il libro e' gia' uscito in Germania, in Francia e ora anche nella versione inglese.
Manca quella italiana per ovvi motivi...
R.
Il Papa a giugno alla Scala e a San Siro la diocesi: servono altri 2.400 volontari (Repubblica)
Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.
Il Papa a Milano: concerto alla Scala e incontro con i cresimandi a San Siro
Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.
Presentata la visita del Papa a Milano per l'Incontro mondiale delle famiglie. Intervista con il cardinale Scola (Radio Vaticana)
Presentata la visita del Papa a Milano per l'Incontro mondiale delle famiglie. Intervista con il cardinale Scola
Il Papa torna a Milano 28 anni dopo l’ultima visita per abbracciare tutte le famiglie del mondo. Saranno tre giornate intense quelle di Benedetto XVI al VII incontro mondiale delle famiglie, da venerdì 1 a domenica 3 giugno. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:
Sono già 2600 i volontari e 1280 le famiglie che si sono messe a disposizione per accogliere i partecipanti che arriveranno da ogni parte del mondo. In tutti i continenti ci si sta preparando all’evento. Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, ha spiegato come le catechesi preparatorie sono già state tradotte in 11 lingue, mentre in Sudamerica sono in programma congressi di avvicinamento all’incontro, con due momenti centrali che saranno vissuti col Papa: la Festa delle testimonianze, la sera di sabato 2 giugno, e la Messa della domenica cui è atteso un milione di partecipanti.
“La linea di questa festa sarà sul tema famiglia lavoro e festa con attenzione sia al versante civile, sociale - la famiglia come risorsa per la società - sia al versante ecclesiale, la famiglia come soggetto di evangelizzazione”.
Benedetto XVI, nelle sue giornate milanesi, assisterà a un concerto in suo onore alla Scala, avrà modo di incontrare il clero, i religiosi e le religiose per una meditazione in Duomo e parteciperà al raduno dei cresimandi, allo stadio Meazza. Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha definito il VII Incontro mondiale delle famiglie “un’occasione per far crescere la vita buona del Vangelo e, parallelamente, la vita buona della società”. Mons. Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha illustrato i contenuti del Congresso internazionale teologico pastorale che si svolgerà a Fieramilanocity e in altre sette località lombarde dal 30 maggio al 1 giugno e che sarà aperto dall’intervento dei cardinali Ravasi, Tettamanzi e O’Malley. L’incontro servirà a sostenere e rilanciare il progetto per il Centro internazionale per la famiglia di Nazareth, le cui caratteristiche sono state illustrate dal cardinale Antonelli:
“Già da tempo è in progetto la costruzione di un centro internazionale a servizio delle famiglie e della Terra Santa e del Medio Oriente prima di tutto e poi a servizio di tutte le famiglie che vanno in pellegrinaggio in Terra Santa per offrire un momento forte di formazione e di spiritualità, in particolare a servizio delle coppie che lavorano per la pastorale delle famiglie. Questo centro internazionale durante l’incontro mondiale sarà presentato, avrà la massima visibilità possibile”.
Gli strumenti interattivi per le catechesi del settimo incontro mondiale delle famiglie sono disponibili sul sito "family2012.com".
Al termine della conferenza stampa a Milano, Luca Collodi ha raggiunto telefonicamente il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Al porporato, ha chiesto anzittuto quanto il mondo della politica guardi oggi alla famiglia:
R. – Mi pare purtroppo non molto. Si sta quindi producendo – soprattutto nelle nostre avanzate società occidentali – una riduzione della forza sociale e civile della famiglia, come se si trattasse, in fondo, di una specie di contratto di joint venture tra due privati che si devono poi arrangiare da soli. Si è quindi perso il senso del valore civico della famiglia come cellula fondamentale della vita sociale e, evidentemente, per quanto riguarda i cristiani, come soggetto privilegiato della testimonianza della bellezza, della verità e della bontà della sequela di Cristo. Speriamo che il settimo Incontro mondiale ci dia l’occasione per mostrare il valore della famiglia come soggetto sociale e politico, come “fatto pubblico” cui un buon governo deve dare molta attenzione e molto ascolto.
D. – Il precariato nel lavoro, e quindi anche la mancanza di garanzie sociali, quanto può mettere a rischio ed in pericolo il nucleo famigliare?
R. – Lo può fare in maniera molto rilevante. Innanzitutto, per quanto riguarda la formazione della famiglia stessa: sappiamo che, oggi, molti giovani non si sposano perché non esistono delle condizioni minime di garanzie e di sicurezza per il loro presente e per il loro futuro. Questo, quindi, è un problema delicato e difficile. Certo, non bisogna confondere e far coincidere automaticamente il problema del precariato con il problema della mobilità. E’ evidente che, in una società come la nostra, che sta andando sempre più verso una mobilità accentuata, anche le forme del lavoro mutano e cambiano. Però mobilità, ovviamente, non può voler dire precariato. Per quanto riguarda la famiglia, se non si fa chiarezza e non c’è un’azione culturale per aiutare i giovani a capire le forme di lavoro dignitose e sicure cui hanno diritto, sarà sempre più grande la tentazione di limitarsi a convivenze frammentate e parziali. Il problema è perciò acuto. Mi sembra geniale un aspetto del settimo Incontro: l’aver cioè voluto guardare in unità la questione della famiglia e del lavoro e quella del riposo e della festa, perché anche quest’ultimo è un aspetto importante.
D. – Un’ultima riflessione: che cosa vi aspettate da questo Congresso internazionale sulla famiglia?
R. – Attraverso questo momento straordinario, ci aspettiamo che si consolidi la modalità ordinaria con cui le comunità cristiane propongono, a tutti gli uomini, la convenienza suprema di questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa e della società, che è la famiglia. Vuole essere quindi un grande gesto di testimonianza, ma di testimonianza in senso pieno, che implichi perciò riflessione e studio – come il Convegno mette in evidenza – scambio di stili di vita da parte delle varie famiglie del mondo ma, soprattutto, che ponga delle basi solide per un rinnovamento della proposta ecclesiale e sociale della realtà famigliare nelle varie culture del mondo odierno. (vv)
© Copyright Radio Vaticana
Il Papa torna a Milano 28 anni dopo l’ultima visita per abbracciare tutte le famiglie del mondo. Saranno tre giornate intense quelle di Benedetto XVI al VII incontro mondiale delle famiglie, da venerdì 1 a domenica 3 giugno. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:
Sono già 2600 i volontari e 1280 le famiglie che si sono messe a disposizione per accogliere i partecipanti che arriveranno da ogni parte del mondo. In tutti i continenti ci si sta preparando all’evento. Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, ha spiegato come le catechesi preparatorie sono già state tradotte in 11 lingue, mentre in Sudamerica sono in programma congressi di avvicinamento all’incontro, con due momenti centrali che saranno vissuti col Papa: la Festa delle testimonianze, la sera di sabato 2 giugno, e la Messa della domenica cui è atteso un milione di partecipanti.
“La linea di questa festa sarà sul tema famiglia lavoro e festa con attenzione sia al versante civile, sociale - la famiglia come risorsa per la società - sia al versante ecclesiale, la famiglia come soggetto di evangelizzazione”.
Benedetto XVI, nelle sue giornate milanesi, assisterà a un concerto in suo onore alla Scala, avrà modo di incontrare il clero, i religiosi e le religiose per una meditazione in Duomo e parteciperà al raduno dei cresimandi, allo stadio Meazza. Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha definito il VII Incontro mondiale delle famiglie “un’occasione per far crescere la vita buona del Vangelo e, parallelamente, la vita buona della società”. Mons. Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha illustrato i contenuti del Congresso internazionale teologico pastorale che si svolgerà a Fieramilanocity e in altre sette località lombarde dal 30 maggio al 1 giugno e che sarà aperto dall’intervento dei cardinali Ravasi, Tettamanzi e O’Malley. L’incontro servirà a sostenere e rilanciare il progetto per il Centro internazionale per la famiglia di Nazareth, le cui caratteristiche sono state illustrate dal cardinale Antonelli:
“Già da tempo è in progetto la costruzione di un centro internazionale a servizio delle famiglie e della Terra Santa e del Medio Oriente prima di tutto e poi a servizio di tutte le famiglie che vanno in pellegrinaggio in Terra Santa per offrire un momento forte di formazione e di spiritualità, in particolare a servizio delle coppie che lavorano per la pastorale delle famiglie. Questo centro internazionale durante l’incontro mondiale sarà presentato, avrà la massima visibilità possibile”.
Gli strumenti interattivi per le catechesi del settimo incontro mondiale delle famiglie sono disponibili sul sito "family2012.com".
Al termine della conferenza stampa a Milano, Luca Collodi ha raggiunto telefonicamente il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Al porporato, ha chiesto anzittuto quanto il mondo della politica guardi oggi alla famiglia:
R. – Mi pare purtroppo non molto. Si sta quindi producendo – soprattutto nelle nostre avanzate società occidentali – una riduzione della forza sociale e civile della famiglia, come se si trattasse, in fondo, di una specie di contratto di joint venture tra due privati che si devono poi arrangiare da soli. Si è quindi perso il senso del valore civico della famiglia come cellula fondamentale della vita sociale e, evidentemente, per quanto riguarda i cristiani, come soggetto privilegiato della testimonianza della bellezza, della verità e della bontà della sequela di Cristo. Speriamo che il settimo Incontro mondiale ci dia l’occasione per mostrare il valore della famiglia come soggetto sociale e politico, come “fatto pubblico” cui un buon governo deve dare molta attenzione e molto ascolto.
D. – Il precariato nel lavoro, e quindi anche la mancanza di garanzie sociali, quanto può mettere a rischio ed in pericolo il nucleo famigliare?
R. – Lo può fare in maniera molto rilevante. Innanzitutto, per quanto riguarda la formazione della famiglia stessa: sappiamo che, oggi, molti giovani non si sposano perché non esistono delle condizioni minime di garanzie e di sicurezza per il loro presente e per il loro futuro. Questo, quindi, è un problema delicato e difficile. Certo, non bisogna confondere e far coincidere automaticamente il problema del precariato con il problema della mobilità. E’ evidente che, in una società come la nostra, che sta andando sempre più verso una mobilità accentuata, anche le forme del lavoro mutano e cambiano. Però mobilità, ovviamente, non può voler dire precariato. Per quanto riguarda la famiglia, se non si fa chiarezza e non c’è un’azione culturale per aiutare i giovani a capire le forme di lavoro dignitose e sicure cui hanno diritto, sarà sempre più grande la tentazione di limitarsi a convivenze frammentate e parziali. Il problema è perciò acuto. Mi sembra geniale un aspetto del settimo Incontro: l’aver cioè voluto guardare in unità la questione della famiglia e del lavoro e quella del riposo e della festa, perché anche quest’ultimo è un aspetto importante.
D. – Un’ultima riflessione: che cosa vi aspettate da questo Congresso internazionale sulla famiglia?
R. – Attraverso questo momento straordinario, ci aspettiamo che si consolidi la modalità ordinaria con cui le comunità cristiane propongono, a tutti gli uomini, la convenienza suprema di questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa e della società, che è la famiglia. Vuole essere quindi un grande gesto di testimonianza, ma di testimonianza in senso pieno, che implichi perciò riflessione e studio – come il Convegno mette in evidenza – scambio di stili di vita da parte delle varie famiglie del mondo ma, soprattutto, che ponga delle basi solide per un rinnovamento della proposta ecclesiale e sociale della realtà famigliare nelle varie culture del mondo odierno. (vv)
© Copyright Radio Vaticana
Esercizi spirituali in Vaticano. Il cardinale Pasinya: riflettiamo sul valore della comunione nella Chiesa
Su segnalazione di Laura leggiamo:
Esercizi spirituali in Vaticano. Il cardinale Pasinya: riflettiamo sul valore della comunione nella Chiesa
La comunione con Dio, da cui la Chiesa ottiene “misericordia” e una “guida amorevole”: su queste due piste si è articolata questa mattina la doppia meditazione degli esercizi spirituali quaresimali, che Benedetto XVI e la Curia Romana stanno vivendo da domenica scorsa. A predicare gli esercizi quest’anno è il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, che ha scelto come testo-guida la prima Lettera di San Giovanni. Il porporato spiega il perché al microfono di Alessandro De Carolis:
R. – Ho visto che San Giovanni riserva molta attenzione alla comunione nella Chiesa, sia alla comunione dei fedeli con gli Apostoli, che dei fedeli con Dio e degli Apostoli con Dio. Mi sono detto: è un tema interessante che vale sempre, perché all’interno di questo tema si parla di tutti i problemi che la Chiesa primitiva ha incontrato e che noi oggi possiamo incontrare. Mi riferisco alla rottura della comunione nella Chiesa: la rottura della comunione per mancanza di fede, la rottura della comunione per mancanza di carità, la rottura della fede perché non si segue l’insegnamento degli Apostoli. E vedendo come Giovanni tratta il tema già in partenza, in maniera così solenne – “ciò che abbiamo visto, ciò che abbiamo udito noi ve l’annunciamo perché siate in comunione con noi” – questo modo di presentare le cose mostra quale importanza Giovanni riconosca a questo aspetto. E infatti, all’inizio della Chiesa c’erano persone che non credevano in Gesù, come anche oggi ci sono persone che non credono in Gesù: non credono che Gesù sia il Messia, non credono che Gesù si sia incarnato. Vediamo che Giovanni incomincia a contattare coloro che non credono che Gesù sia venuto e dice: “Erano tra di noi, ma sono usciti”. Anche adesso abbiamo di quelle comunità che erano con noi e che sono uscite: tutte quelle piccole comunità che da noi si chiamano “chiese del risveglio”, oppure i fondamentalisti, ecc... tutta questa realtà è toccata dal testo di San Giovanni. Il quale, alla fine, incomincia a parlare della fede in Gesù Cristo, della comunione con Dio e, nel frattempo, indica i criteri per essere in comunione con Dio. Quindi, oggi stesso abbiamo interesse a rivedere queste cose.
D. – In che modo le parole della Lettera di San Giovanni si intrecciano con i temi della Quaresima?
R. – La Quaresima è, praticamente, un andare nel deserto con Gesù per essere più vicino a Dio. Dove il Signore ha vinto il demonio, anche noi dobbiamo vincere. Dove Israele, nel deserto, è stato vinto dal demonio, noi pure dobbiamo evitare di essere vinti dal demonio. Quindi, questa è la ragion d’essere della Quaresima: il fatto che ci aiuta a vivere più intensamente la comunione con Dio. La comunione con Dio, allora, è nel cuore della Quaresima, quando nel testo della Lettera si dice: “Voi avete vinto grazie all’unzione dello Spirito, grazie alla Parola di Dio che voi avete ricevuto nel battesimo”.
D. – Nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, Benedetto XVI punta molto sull’aspetto della carità concreta. Come sono risuonate in lei le sue parole?
R. – L’appello del Papa, da noi, è profondamente reale: quando si è in Africa e si vede quella povertà, quella miseria, si vedono quelle guerre, tutto il caos che c’è, non si può non pensare a questo. Per questo abbiamo senz’altro accolto il Messaggio del Papa: perché aderiva alla nostra realtà. (gf)
© Copyright Radio Vaticana
Esercizi spirituali in Vaticano. Il cardinale Pasinya: riflettiamo sul valore della comunione nella Chiesa
La comunione con Dio, da cui la Chiesa ottiene “misericordia” e una “guida amorevole”: su queste due piste si è articolata questa mattina la doppia meditazione degli esercizi spirituali quaresimali, che Benedetto XVI e la Curia Romana stanno vivendo da domenica scorsa. A predicare gli esercizi quest’anno è il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, che ha scelto come testo-guida la prima Lettera di San Giovanni. Il porporato spiega il perché al microfono di Alessandro De Carolis:
R. – Ho visto che San Giovanni riserva molta attenzione alla comunione nella Chiesa, sia alla comunione dei fedeli con gli Apostoli, che dei fedeli con Dio e degli Apostoli con Dio. Mi sono detto: è un tema interessante che vale sempre, perché all’interno di questo tema si parla di tutti i problemi che la Chiesa primitiva ha incontrato e che noi oggi possiamo incontrare. Mi riferisco alla rottura della comunione nella Chiesa: la rottura della comunione per mancanza di fede, la rottura della comunione per mancanza di carità, la rottura della fede perché non si segue l’insegnamento degli Apostoli. E vedendo come Giovanni tratta il tema già in partenza, in maniera così solenne – “ciò che abbiamo visto, ciò che abbiamo udito noi ve l’annunciamo perché siate in comunione con noi” – questo modo di presentare le cose mostra quale importanza Giovanni riconosca a questo aspetto. E infatti, all’inizio della Chiesa c’erano persone che non credevano in Gesù, come anche oggi ci sono persone che non credono in Gesù: non credono che Gesù sia il Messia, non credono che Gesù si sia incarnato. Vediamo che Giovanni incomincia a contattare coloro che non credono che Gesù sia venuto e dice: “Erano tra di noi, ma sono usciti”. Anche adesso abbiamo di quelle comunità che erano con noi e che sono uscite: tutte quelle piccole comunità che da noi si chiamano “chiese del risveglio”, oppure i fondamentalisti, ecc... tutta questa realtà è toccata dal testo di San Giovanni. Il quale, alla fine, incomincia a parlare della fede in Gesù Cristo, della comunione con Dio e, nel frattempo, indica i criteri per essere in comunione con Dio. Quindi, oggi stesso abbiamo interesse a rivedere queste cose.
D. – In che modo le parole della Lettera di San Giovanni si intrecciano con i temi della Quaresima?
R. – La Quaresima è, praticamente, un andare nel deserto con Gesù per essere più vicino a Dio. Dove il Signore ha vinto il demonio, anche noi dobbiamo vincere. Dove Israele, nel deserto, è stato vinto dal demonio, noi pure dobbiamo evitare di essere vinti dal demonio. Quindi, questa è la ragion d’essere della Quaresima: il fatto che ci aiuta a vivere più intensamente la comunione con Dio. La comunione con Dio, allora, è nel cuore della Quaresima, quando nel testo della Lettera si dice: “Voi avete vinto grazie all’unzione dello Spirito, grazie alla Parola di Dio che voi avete ricevuto nel battesimo”.
D. – Nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, Benedetto XVI punta molto sull’aspetto della carità concreta. Come sono risuonate in lei le sue parole?
R. – L’appello del Papa, da noi, è profondamente reale: quando si è in Africa e si vede quella povertà, quella miseria, si vedono quelle guerre, tutto il caos che c’è, non si può non pensare a questo. Per questo abbiamo senz’altro accolto il Messaggio del Papa: perché aderiva alla nostra realtà. (gf)
© Copyright Radio Vaticana
Gmg Rio 2013. Il cardinale Rylko: "Il Papa segue i preparativi"
Gmg Rio 2013. Il cardinale Rylko: "Il Papa segue i preparativi"
Benedetto XVI sta monitorando da vicino i preparativi per la Gmg e spera nell‘impegno di tutti i giovani in questa grande avventura della fede che è la Gmg. E’ quanto ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (Pcl), cardinale Stanislaw Rylko, al suo arrivo, ieri, a Rio de Janeiro, città che ospiterà la Giornata Mondiale della Gioventù 2013 (23-28 luglio). Accompagnato, tra gli altri, da padre Eric Jacquinet, responsabile della sezione Giovani del Pcl, il cardinale si fermerà in Brasile fino al 2 marzo per fare il punto sui preparativi della Giornata. A tale riguardo, riferisce l’arcidiocesi di Rio, la delegazione vaticana incontrerà il Comitato organizzatore dell’evento ed i vescovi brasiliani delegati. Oggi - riferisce l'agenzia Sir - il cardinale Rylko vedrà il governatore di Rio, Sergio Cabral e il sindaco della città, Eduardo Paes insieme ai responsabili dei movimenti e delle nuove comunità. Per domani il programma prevede la visita ad alcuni luoghi deputati ad accogliere le celebrazioni papali. Il 1° marzo, giorno in cui Rio celebra i 447 anni della sua fondazione, il cardinale Rylko presiederà una messa nella santuario dell’arcidiocesi del Cristo Redentore del Corcovado, cui farà seguito una veglia notturna dei giovani nella chiesa di Sant’Anna. Ultimo atto della visita sarà una conferenza stampa, il 2 marzo, presso l’arcidiocesi. (R.P.)
© Copyright Radio Vaticana
Benedetto XVI sta monitorando da vicino i preparativi per la Gmg e spera nell‘impegno di tutti i giovani in questa grande avventura della fede che è la Gmg. E’ quanto ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (Pcl), cardinale Stanislaw Rylko, al suo arrivo, ieri, a Rio de Janeiro, città che ospiterà la Giornata Mondiale della Gioventù 2013 (23-28 luglio). Accompagnato, tra gli altri, da padre Eric Jacquinet, responsabile della sezione Giovani del Pcl, il cardinale si fermerà in Brasile fino al 2 marzo per fare il punto sui preparativi della Giornata. A tale riguardo, riferisce l’arcidiocesi di Rio, la delegazione vaticana incontrerà il Comitato organizzatore dell’evento ed i vescovi brasiliani delegati. Oggi - riferisce l'agenzia Sir - il cardinale Rylko vedrà il governatore di Rio, Sergio Cabral e il sindaco della città, Eduardo Paes insieme ai responsabili dei movimenti e delle nuove comunità. Per domani il programma prevede la visita ad alcuni luoghi deputati ad accogliere le celebrazioni papali. Il 1° marzo, giorno in cui Rio celebra i 447 anni della sua fondazione, il cardinale Rylko presiederà una messa nella santuario dell’arcidiocesi del Cristo Redentore del Corcovado, cui farà seguito una veglia notturna dei giovani nella chiesa di Sant’Anna. Ultimo atto della visita sarà una conferenza stampa, il 2 marzo, presso l’arcidiocesi. (R.P.)
© Copyright Radio Vaticana
Libertà religiosa al bivio. Messaggio del cardinale Timothy Michael Dolan ai membri della Conferenza episcopale (O.R.)
Messaggio del cardinale Timothy Michael Dolan ai membri della Conferenza episcopale
Libertà religiosa al bivio
WASHINGTON, 27. La decisione presa dal Federal Department of Health and Human Services sul tema della contraccezione "è in violazione ai limiti costituzionali del nostro Governo e dei diritti fondamentali su cui il nostro Paese è stato fondato": è quanto il cardinale Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), ha affermato nel messaggio che, la scorsa settimana, ha indirizzato ai suoi confratelli nell'episcopato. Nella lettera, scritta in collaborazione con monsignor William Edward Lori, vescovo di Bridgeport e chairman del Comitato per la libertà religiosa della Usccb, il porporato ha sottolineato che "se il Governo, per esempio, dice ai cattolici che attualmente non possono più operare, in tema di assicurazioni sanitarie, senza violare le loro convinzioni religiose, viene da chiedersi dove si andrà a finire".
Questa osservazione fatta dall'arcivescovo di New York è riferita alla decisione dell'Amministrazione di Washington di esigere dalle compagnie assicurative, che provvedono alla copertura delle spese sanitarie di gran parte dei cittadini statunitensi, di includere nei capitoli delle polizze anche anche il rimborso delle spese per l'acquisto dei contraccetivi e per gli interventi abortivi.
Il cardinale arcivescovo di New York ha osservato che l'attuale disaccordo con l'Amministrazione di Washington "non riguarda l'opzione tra Repubblicani o Democratici; conservatori o progressisti" e neppure "si limita al tema della contraccezione, a quello dei farmaci che provocano l'aborto, agli interventi di sterilizzazione; benché vadano comunque riconosciute le ingiustizie provocate dall'inclusione di questi metodi nel programma generale di assistenza". La disputa attuale è, invece, sul rispetto dovuto ai credenti. "Questo - ha sottolineato - è il primo e principale requisito della libertà religiosa, un tema che riguarda tutti noi". Nel messaggio, scritto in inglese e in spagnolo, il cardinale Timothy Michael Dolan e il vescovo William Edward Lori hanno aggiornato i loro confratelli nell'episcopato sui più recenti avvenimenti che riguardano le obiezioni presentate, fino allo scorso 10 febbraio, dai cattolici, e da altri gruppi religiosi, per bloccare la decisione presa dal Federal Department of Health and Human Services per rendere obbligatorie l'assistenza alle pratiche abortive e la prescrizione di anticoncezionali anche in strutture ospedaliere amministrate da organizzazioni religiose. Nella lettera si conferma che "il regolamento del Federal Department of Health and Human Services è finora rimasto sostanzialmente immutato e che le esenzioni in esso previste sono estremamente limitate".
L'obbligo da parte di strutture sanitarie appartenenti ad organizzazioni religiosi di distribuire prodotti anticoncezionali e di eseguire pratiche abortive ha suscitato innumerevoli condanne da parte dei fedeli laici e del clero degli Stati Uniti. Centottanta presuli cattolici e cinquantatré vescovi ortodossi hanno pubblicamente espresso la loro profonda contrarietà. Nella loro lettera, il cardinale Timothy Michael Dolan e il vescovo William Edward Lori hanno ringraziato tutti i vescovi che "nel mese precedente hanno testimoniato la nostra unità nella fede e la nostra forza di convinzione". Il porporato e il presule hanno anche sottolineato il valore di "sentirci uniti, con affianco persone di ogni credo e di ogni convincimento politico per fare qualcosa di clamorosamente chiaro: stiamo uniti contro ogni tentativo di negare o di indebolire il diritto alla libertà religiosa sulla quale si fonda il nostro Paese. Abbiamo fatto sentire la nostra voce e non mancheremo di farlo ancora fino a quando la libertà religiosa verrà ripristinata".
Nel messaggio viene anche ribadito che quanto prima il presidente Barack Obama "dovrebbe rescindere il regolamento" altrimenti questo potrebbe divenire l'inizio di un attacco storico alla libertà religiosa. Tuttavia i vescovi degli Stati Uniti si mostrano attualmente fiduciosi che il Congresso federale possa approvare in tempi non eccessivamente lunghi il progetto di legge denominato "Respect for Rights of Coscience Act" (HR 1179), attualmente in discussione alla Camera dei rappresentanti. La conversione in legge di questo progetto da parte della maggioranza dei membri dei due rami del Congresso potrebbe comportare di conseguenza un emendamento della legge federale sulla riforma del sistema assistenziale nazionale in base alla quale è stato poi elaborato il regolamento che vorrebbe obbligare le strutture assistenziali gestite da organizzazioni religiose a praticare interventi abortivi e a fornire prodotti contraccettivi.
Il "Respect for Rights of Coscience Act" è stato presentato al Congresso da Jeff Fortenberry, deputato del primo distretto del Nebraska e, attualmente, sono più di duecentoventi i rappresentanti che lo appoggiano, divisi tra le file dei democratici e quelle dei repubblicani. Molti cittadini americani potrebbero avere problemi a ricevere un'adeguata assistenza ospedaliera se le strutture gestite dalle organizzazioni religiose fossero costrette a chiudere i battenti. Oltre ai centri per la salute, i cattolici americani gestiscono una quantità di enti assistenziali per chi è nel bisogno.
(©L'Osservatore Romano 27-28 febbraio 2012)
Libertà religiosa al bivio
WASHINGTON, 27. La decisione presa dal Federal Department of Health and Human Services sul tema della contraccezione "è in violazione ai limiti costituzionali del nostro Governo e dei diritti fondamentali su cui il nostro Paese è stato fondato": è quanto il cardinale Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), ha affermato nel messaggio che, la scorsa settimana, ha indirizzato ai suoi confratelli nell'episcopato. Nella lettera, scritta in collaborazione con monsignor William Edward Lori, vescovo di Bridgeport e chairman del Comitato per la libertà religiosa della Usccb, il porporato ha sottolineato che "se il Governo, per esempio, dice ai cattolici che attualmente non possono più operare, in tema di assicurazioni sanitarie, senza violare le loro convinzioni religiose, viene da chiedersi dove si andrà a finire".
Questa osservazione fatta dall'arcivescovo di New York è riferita alla decisione dell'Amministrazione di Washington di esigere dalle compagnie assicurative, che provvedono alla copertura delle spese sanitarie di gran parte dei cittadini statunitensi, di includere nei capitoli delle polizze anche anche il rimborso delle spese per l'acquisto dei contraccetivi e per gli interventi abortivi.
Il cardinale arcivescovo di New York ha osservato che l'attuale disaccordo con l'Amministrazione di Washington "non riguarda l'opzione tra Repubblicani o Democratici; conservatori o progressisti" e neppure "si limita al tema della contraccezione, a quello dei farmaci che provocano l'aborto, agli interventi di sterilizzazione; benché vadano comunque riconosciute le ingiustizie provocate dall'inclusione di questi metodi nel programma generale di assistenza". La disputa attuale è, invece, sul rispetto dovuto ai credenti. "Questo - ha sottolineato - è il primo e principale requisito della libertà religiosa, un tema che riguarda tutti noi". Nel messaggio, scritto in inglese e in spagnolo, il cardinale Timothy Michael Dolan e il vescovo William Edward Lori hanno aggiornato i loro confratelli nell'episcopato sui più recenti avvenimenti che riguardano le obiezioni presentate, fino allo scorso 10 febbraio, dai cattolici, e da altri gruppi religiosi, per bloccare la decisione presa dal Federal Department of Health and Human Services per rendere obbligatorie l'assistenza alle pratiche abortive e la prescrizione di anticoncezionali anche in strutture ospedaliere amministrate da organizzazioni religiose. Nella lettera si conferma che "il regolamento del Federal Department of Health and Human Services è finora rimasto sostanzialmente immutato e che le esenzioni in esso previste sono estremamente limitate".
L'obbligo da parte di strutture sanitarie appartenenti ad organizzazioni religiosi di distribuire prodotti anticoncezionali e di eseguire pratiche abortive ha suscitato innumerevoli condanne da parte dei fedeli laici e del clero degli Stati Uniti. Centottanta presuli cattolici e cinquantatré vescovi ortodossi hanno pubblicamente espresso la loro profonda contrarietà. Nella loro lettera, il cardinale Timothy Michael Dolan e il vescovo William Edward Lori hanno ringraziato tutti i vescovi che "nel mese precedente hanno testimoniato la nostra unità nella fede e la nostra forza di convinzione". Il porporato e il presule hanno anche sottolineato il valore di "sentirci uniti, con affianco persone di ogni credo e di ogni convincimento politico per fare qualcosa di clamorosamente chiaro: stiamo uniti contro ogni tentativo di negare o di indebolire il diritto alla libertà religiosa sulla quale si fonda il nostro Paese. Abbiamo fatto sentire la nostra voce e non mancheremo di farlo ancora fino a quando la libertà religiosa verrà ripristinata".
Nel messaggio viene anche ribadito che quanto prima il presidente Barack Obama "dovrebbe rescindere il regolamento" altrimenti questo potrebbe divenire l'inizio di un attacco storico alla libertà religiosa. Tuttavia i vescovi degli Stati Uniti si mostrano attualmente fiduciosi che il Congresso federale possa approvare in tempi non eccessivamente lunghi il progetto di legge denominato "Respect for Rights of Coscience Act" (HR 1179), attualmente in discussione alla Camera dei rappresentanti. La conversione in legge di questo progetto da parte della maggioranza dei membri dei due rami del Congresso potrebbe comportare di conseguenza un emendamento della legge federale sulla riforma del sistema assistenziale nazionale in base alla quale è stato poi elaborato il regolamento che vorrebbe obbligare le strutture assistenziali gestite da organizzazioni religiose a praticare interventi abortivi e a fornire prodotti contraccettivi.
Il "Respect for Rights of Coscience Act" è stato presentato al Congresso da Jeff Fortenberry, deputato del primo distretto del Nebraska e, attualmente, sono più di duecentoventi i rappresentanti che lo appoggiano, divisi tra le file dei democratici e quelle dei repubblicani. Molti cittadini americani potrebbero avere problemi a ricevere un'adeguata assistenza ospedaliera se le strutture gestite dalle organizzazioni religiose fossero costrette a chiudere i battenti. Oltre ai centri per la salute, i cattolici americani gestiscono una quantità di enti assistenziali per chi è nel bisogno.
(©L'Osservatore Romano 27-28 febbraio 2012)
Bertone si vantò con Tettamanzi: il Papa vuole cacciarti (Marco Lillo)
Clicca qui per leggere l'articolo.
La conclusione e' in antitesi con la premessa! Se il Papa ha davvero protetto Tettamanzi e sconfessato Bertone (parole di Lillo, mon mie), siamo di fronte alla prova che Benedetto XVI segue da vicino quanto accade nella Chiesa nonostante la vulgata che lo vede chiuso nelle sue stanze.
Detto questo, la situazione non e' piu' tollerabile ed i fedeli semplici pretendono chiarezza e decisioni rapide.
La conclusione e' in antitesi con la premessa! Se il Papa ha davvero protetto Tettamanzi e sconfessato Bertone (parole di Lillo, mon mie), siamo di fronte alla prova che Benedetto XVI segue da vicino quanto accade nella Chiesa nonostante la vulgata che lo vede chiuso nelle sue stanze.
Detto questo, la situazione non e' piu' tollerabile ed i fedeli semplici pretendono chiarezza e decisioni rapide.
Nuova (grave) fuga di documenti dal Vaticano: il fax di Bertone a Tettamanzi e la lettera di quest'ultimo al Papa (Il Fatto)
Clicca qui per leggere i due testi.
Talpe, corvi, cardinali che si scrivono fra loro e che coinvolgono il Papa...
Se non fosse per Benedetto XVI ci sarebbe da vergognarsi di far parte di questa chiesa (minuscolo).
Ah, per inciso: come procede la caccia alla o alle talpe? Vedo che ha grandi risultati!
Talpe, corvi, cardinali che si scrivono fra loro e che coinvolgono il Papa...
Se non fosse per Benedetto XVI ci sarebbe da vergognarsi di far parte di questa chiesa (minuscolo).
Ah, per inciso: come procede la caccia alla o alle talpe? Vedo che ha grandi risultati!
lunedì 27 febbraio 2012
Ici e Chiesa, padre Macrì (scuole cattoliche): ora norme chiare e non ideologiche (Izzo)
ICI CHIESA: SCUOLE CATTOLICHE, ORA NORME CHIARE E NON IDEOLOGICHE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 27 feb.
"Tutta la questione dell'Ici e' stata affrontata con presupposti marcatamente ideologici, soprattutto se riferiti al mondo della scuola paritaria".
Lo denuncia padre Francesco Macri', presidente della Fidae, l'associazione che riunisce le scuole cattoliche.
"La scuola paritaria - ricorda il religioso ai microfoni della Radio Vaticana - anche in base alla legge 62, svolge un servizio pubblico. Se la scuola paritaria dovesse addossarsi il pagamento dell'Ici, sarebbe condannata alla chiusura".
Per padre Macri', che ha preso atto delle parole di Monti sul tema, ora "serve una formulazione chiara, che scavalchi interpretazioni che forse, in qualche misura, andrebbero poi a ledere l'intenzione del Governo".
Se la norma venisse applicata nel senso che le scuole debbono rinunciare alle esenzioni in quanto ricevono le rette dalle famiglie degli allievi, infatti, "verrebbe meno il diritto della liberta' di scelta educativa della famiglia".
Dunque, la precisazione fatta da Monti in Commissione "basta se viene precisato meglio cosa si intende per 'attivita' no-profit', perche' noi delle scuole paritarie cattoliche ricadiamo sotto un tipologia un po’ complessa. Per certi aspetti siamo gestiti da enti no-profit, ma per altri aspetti, invece, risultiamo attivita' commerciali. Vista quest’apparente contraddizione, il testo proposto da Monti dovrebbe chiarire benissimo questa questione, cioe' che le scuole paritarie no-profit siano veramente sollevate dall'Imu".
© Copyright (AGI)
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 27 feb.
"Tutta la questione dell'Ici e' stata affrontata con presupposti marcatamente ideologici, soprattutto se riferiti al mondo della scuola paritaria".
Lo denuncia padre Francesco Macri', presidente della Fidae, l'associazione che riunisce le scuole cattoliche.
"La scuola paritaria - ricorda il religioso ai microfoni della Radio Vaticana - anche in base alla legge 62, svolge un servizio pubblico. Se la scuola paritaria dovesse addossarsi il pagamento dell'Ici, sarebbe condannata alla chiusura".
Per padre Macri', che ha preso atto delle parole di Monti sul tema, ora "serve una formulazione chiara, che scavalchi interpretazioni che forse, in qualche misura, andrebbero poi a ledere l'intenzione del Governo".
Se la norma venisse applicata nel senso che le scuole debbono rinunciare alle esenzioni in quanto ricevono le rette dalle famiglie degli allievi, infatti, "verrebbe meno il diritto della liberta' di scelta educativa della famiglia".
Dunque, la precisazione fatta da Monti in Commissione "basta se viene precisato meglio cosa si intende per 'attivita' no-profit', perche' noi delle scuole paritarie cattoliche ricadiamo sotto un tipologia un po’ complessa. Per certi aspetti siamo gestiti da enti no-profit, ma per altri aspetti, invece, risultiamo attivita' commerciali. Vista quest’apparente contraddizione, il testo proposto da Monti dovrebbe chiarire benissimo questa questione, cioe' che le scuole paritarie no-profit siano veramente sollevate dall'Imu".
© Copyright (AGI)
Quando Dio è nel deserto. All'Angelus il Papa invita a vivere la Quaresima in spirito di conversione (O.R.)
All'Angelus il Papa invita a vivere la Quaresima in spirito di conversione
Quando Dio è nel deserto
Affidati alle preghiere dei fedeli gli esercizi spirituali che si concludono il 3 marzo
Il deserto dove Gesù vive l'esperienza delle tentazioni rappresenta per il cristiano "un luogo di rifugio e di riparo, dove si può sperimentare in modo particolare la presenza di Dio".
Lo ha detto il Papa all'Angelus di domenica mattina, 26 febbraio, in piazza San Pietro, prima di dare inizio agli esercizi spirituali quaresimali che si svolgono fino a sabato 3 marzo nella cappella Redemptoris Mater, in Vaticano.
Richiamando l'episodio evangelico delle tentazioni narrato da Marco (1, 12-13), il Pontefice ha ricordato che "pazienza e umiltà" sono le virtù necessarie per "seguire ogni giorno il Signore", imparando a "costruire la nostra vita non al di fuori di Lui e come se non esistesse, ma in Lui e con Lui, perché è la fonte della vera vita".
In realtà - ha riconosciuto - "la tentazione di rimuovere Dio, di mettere ordine da soli in se stessi e nel mondo contando solo sulle proprie capacità, è sempre presente nella storia dell'uomo".
L'annuncio del regno proclama invece una novità essenziale per l'umanità: "Dio si rivolge all'uomo in modo inaspettato, con una vicinanza unica concreta, piena di amore". Così "Dio si incarna ed entra nel mondo dell'uomo per prendere su di sé il peccato, per vincere il male e riportare l'uomo nel mondo di Dio".
Perché tutto questo si realizzi, tuttavia, è necessario corrispondere all'invito di Gesù: "Convertitevi e credete nel vangelo". Si tratta - ha spiegato Benedetto XVI - di un "invito ad avere fede in Dio e a convertire ogni giorno la nostra vita alla sua volontà, orientando al bene ogni nostra azione e pensiero".
In tal senso la Quaresima costituisce "il momento propizio per rinnovare e rendere più saldo il nostro rapporto con Dio, attraverso la preghiera quotidiana, i gesti di penitenza, le opere di carità". È lo spirito con cui il Papa, insieme con i suoi più stretti collaboratori della Curia romana, vivrà in questa settimana l'esperienza degli esercizi spirituali, per la quale, prima di recitare l'Angelus, ha chiesto ai fedeli il sostegno della preghiera.
(©L'Osservatore Romano 27-28 febbraio 2012)
Quando Dio è nel deserto
Affidati alle preghiere dei fedeli gli esercizi spirituali che si concludono il 3 marzo
Il deserto dove Gesù vive l'esperienza delle tentazioni rappresenta per il cristiano "un luogo di rifugio e di riparo, dove si può sperimentare in modo particolare la presenza di Dio".
Lo ha detto il Papa all'Angelus di domenica mattina, 26 febbraio, in piazza San Pietro, prima di dare inizio agli esercizi spirituali quaresimali che si svolgono fino a sabato 3 marzo nella cappella Redemptoris Mater, in Vaticano.
Richiamando l'episodio evangelico delle tentazioni narrato da Marco (1, 12-13), il Pontefice ha ricordato che "pazienza e umiltà" sono le virtù necessarie per "seguire ogni giorno il Signore", imparando a "costruire la nostra vita non al di fuori di Lui e come se non esistesse, ma in Lui e con Lui, perché è la fonte della vera vita".
In realtà - ha riconosciuto - "la tentazione di rimuovere Dio, di mettere ordine da soli in se stessi e nel mondo contando solo sulle proprie capacità, è sempre presente nella storia dell'uomo".
L'annuncio del regno proclama invece una novità essenziale per l'umanità: "Dio si rivolge all'uomo in modo inaspettato, con una vicinanza unica concreta, piena di amore". Così "Dio si incarna ed entra nel mondo dell'uomo per prendere su di sé il peccato, per vincere il male e riportare l'uomo nel mondo di Dio".
Perché tutto questo si realizzi, tuttavia, è necessario corrispondere all'invito di Gesù: "Convertitevi e credete nel vangelo". Si tratta - ha spiegato Benedetto XVI - di un "invito ad avere fede in Dio e a convertire ogni giorno la nostra vita alla sua volontà, orientando al bene ogni nostra azione e pensiero".
In tal senso la Quaresima costituisce "il momento propizio per rinnovare e rendere più saldo il nostro rapporto con Dio, attraverso la preghiera quotidiana, i gesti di penitenza, le opere di carità". È lo spirito con cui il Papa, insieme con i suoi più stretti collaboratori della Curia romana, vivrà in questa settimana l'esperienza degli esercizi spirituali, per la quale, prima di recitare l'Angelus, ha chiesto ai fedeli il sostegno della preghiera.
(©L'Osservatore Romano 27-28 febbraio 2012)
La rivoluzione di Benedetto (Galeazzi). Da incorniciare
Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Alessia.
Al via gli esercizi spirituali per il Papa e la curia
Papa/ Esercizi spirituali Quaresima a Curia da cardinale africano
Sospesi tutti gli appuntamenti di Benedetto XVI compresa udienza
Città del Vaticano, 27 feb. (TMNews)
E' il 'filo' spirituale della comunione con Dio, sviluppato nella prima lettera di San Giovanni, a costituire la trama degli esercizi spirituali della Quaresima in corso in Vaticano.
Da ieri pomeriggio, e per due volte al giorno, Benedetto XVI e i membri della Curia Romana si riuniscono nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico per seguire le tre meditazioni quotidiane offerte dal predicatore degli esercizi, il cardinale arcivescovo di Kinshasa Laurent Monsengwo Pasinya.
Le meditazioni odierne, dal titolo 'Comunione e vita', affrontano il tema di Dio "vita", "luce" e "verità".
Gli esercizi spirituali termineranno sabato mattina, 3 marzo: fino ad allora, come di consueto, sono sospesi tutti gli impegni del Papa, compresa l'udienza generale di mercoledì prossimo.
© Copyright TMNews
Sospesi tutti gli appuntamenti di Benedetto XVI compresa udienza
Città del Vaticano, 27 feb. (TMNews)
E' il 'filo' spirituale della comunione con Dio, sviluppato nella prima lettera di San Giovanni, a costituire la trama degli esercizi spirituali della Quaresima in corso in Vaticano.
Da ieri pomeriggio, e per due volte al giorno, Benedetto XVI e i membri della Curia Romana si riuniscono nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico per seguire le tre meditazioni quotidiane offerte dal predicatore degli esercizi, il cardinale arcivescovo di Kinshasa Laurent Monsengwo Pasinya.
Le meditazioni odierne, dal titolo 'Comunione e vita', affrontano il tema di Dio "vita", "luce" e "verità".
Gli esercizi spirituali termineranno sabato mattina, 3 marzo: fino ad allora, come di consueto, sono sospesi tutti gli impegni del Papa, compresa l'udienza generale di mercoledì prossimo.
© Copyright TMNews
Sinodo: l'evangelizzazione attuale è spesso "infeconda", ben venga l'Anno della fede
Su segnalazione di Laura leggiamo:
Sinodo: l'evangelizzazione attuale è spesso "infeconda", ben venga l'Anno della fede
“La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” è il titolo del prossimo Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 7 al 28 ottobre di quest’anno. La bozza dell’Instrumentum laboris del Sinodo è stata oggetto di esame nei giorni scorsi, durante la riunione del 12.mo Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Come si trasmette il Vangelo, quando in tanti oggi gli restano indifferenti? La “crisi della fede” attuale è dunque anche una “crisi di trasmissione” della fede stessa. Attorno a questo nodo, si è sviluppata la discussione dei cardinali e dei presuli che hanno preso parte alla riunione in Vaticano della Segreteria generale del Sinodo, presieduta dal suo responsabile, l’arcivescovo Nikola Eterović. Complice la celebrazione del recente Concistoro, la riunione sinodale è stata concentrata nella giornata del 16 febbraio e ad attirare maggiormente l’attenzione, informa una nota ufficiale, sono state quelle parti della bozza dell’Instrumentum laboris relative all’“identità dei destinatari della nuova evangelizzazione” e all’“identità del cristiano nella sua relazione con il Vangelo” e con Cristo, ovvero “il Vangelo stesso”.
Analizzando i problemi legati alla trasmissione della fede, i partecipanti alla riunione hanno riconosciuto “l’infencondità dell’evangelizzazione attuale”, anche “in presenza di certi influssi” della cultura contemporanea “che rendono particolarmente difficile la trasmissione della fede e rappresentano al contempo una sfida per i cristiani e per la Chiesa”. Sfida che guarda anzitutto alla famiglia, definita “il luogo originario della trasmissione della fede” – sia per i contenuti che per la prassi – e alla catechesi “svolta nelle istituzioni ecclesiali, soprattutto attraverso la liturgia con i Sacramenti e l’omelia, oppure dando spazio alle missioni parrocchiali, alla pietà popolare, ai movimenti, alle comunità ecclesiali”. La conclusione della nota guarda con fiducia all’Anno della fede. “Sarà – scrivono i membri della Segreteria del Sinodo – un’occasione propizia per approfondire il dono della fede ricevuto dal Signore per viverlo e trasmetterlo agli altri”.
© Copyright Radio Vaticana
Sinodo: l'evangelizzazione attuale è spesso "infeconda", ben venga l'Anno della fede
“La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” è il titolo del prossimo Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 7 al 28 ottobre di quest’anno. La bozza dell’Instrumentum laboris del Sinodo è stata oggetto di esame nei giorni scorsi, durante la riunione del 12.mo Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Come si trasmette il Vangelo, quando in tanti oggi gli restano indifferenti? La “crisi della fede” attuale è dunque anche una “crisi di trasmissione” della fede stessa. Attorno a questo nodo, si è sviluppata la discussione dei cardinali e dei presuli che hanno preso parte alla riunione in Vaticano della Segreteria generale del Sinodo, presieduta dal suo responsabile, l’arcivescovo Nikola Eterović. Complice la celebrazione del recente Concistoro, la riunione sinodale è stata concentrata nella giornata del 16 febbraio e ad attirare maggiormente l’attenzione, informa una nota ufficiale, sono state quelle parti della bozza dell’Instrumentum laboris relative all’“identità dei destinatari della nuova evangelizzazione” e all’“identità del cristiano nella sua relazione con il Vangelo” e con Cristo, ovvero “il Vangelo stesso”.
Analizzando i problemi legati alla trasmissione della fede, i partecipanti alla riunione hanno riconosciuto “l’infencondità dell’evangelizzazione attuale”, anche “in presenza di certi influssi” della cultura contemporanea “che rendono particolarmente difficile la trasmissione della fede e rappresentano al contempo una sfida per i cristiani e per la Chiesa”. Sfida che guarda anzitutto alla famiglia, definita “il luogo originario della trasmissione della fede” – sia per i contenuti che per la prassi – e alla catechesi “svolta nelle istituzioni ecclesiali, soprattutto attraverso la liturgia con i Sacramenti e l’omelia, oppure dando spazio alle missioni parrocchiali, alla pietà popolare, ai movimenti, alle comunità ecclesiali”. La conclusione della nota guarda con fiducia all’Anno della fede. “Sarà – scrivono i membri della Segreteria del Sinodo – un’occasione propizia per approfondire il dono della fede ricevuto dal Signore per viverlo e trasmetterlo agli altri”.
© Copyright Radio Vaticana
Il cardinale Monsengwo Pasinya predica gli esercizi spirituali della Quaresima al Papa e alla Curia Romana
Il cardinale Monsengwo Pasinya predica gli esercizi spirituali della Quaresima al Papa e alla Curia Romana
È il “filo” spirituale della comunione con Dio, sviluppato nella prima Lettera di San Giovanni, a costituire la trama degli esercizi spirituali della Quaresima in corso in Vaticano. Da ieri pomeriggio, e per due volte al giorno, Benedetto XVI e i membri della Curia Romana si riuniscono nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico per seguire le tre meditazioni quotidiane offerte dal predicatore degli esercizi, il cardinale arcivescovo di Kinshasa Laurent Monsengwo Pasinya.
Le meditazioni odierne, dal titolo” Comunione e vita”, affrontano il tema di Dio “vita”, “luce” e “verità”. Gli esercizi spirituali termineranno sabato mattina, 3 marzo: fino ad allora, come di consueto, sono sospesi tutti gli impegni del Papa, compresa l’udienza generale di mercoledì prossimo.
© Copyright Radio Vaticana
È il “filo” spirituale della comunione con Dio, sviluppato nella prima Lettera di San Giovanni, a costituire la trama degli esercizi spirituali della Quaresima in corso in Vaticano. Da ieri pomeriggio, e per due volte al giorno, Benedetto XVI e i membri della Curia Romana si riuniscono nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico per seguire le tre meditazioni quotidiane offerte dal predicatore degli esercizi, il cardinale arcivescovo di Kinshasa Laurent Monsengwo Pasinya.
Le meditazioni odierne, dal titolo” Comunione e vita”, affrontano il tema di Dio “vita”, “luce” e “verità”. Gli esercizi spirituali termineranno sabato mattina, 3 marzo: fino ad allora, come di consueto, sono sospesi tutti gli impegni del Papa, compresa l’udienza generale di mercoledì prossimo.
© Copyright Radio Vaticana
Il Papa: pregare per i cristiani perseguitati in Asia. Mons. Machado: chiediamo solidarietà (Radio Vaticana)
Il Papa: pregare per i cristiani perseguitati in Asia. Mons. Machado: chiediamo solidarietà
“Perché lo Spirito Santo conceda perseveranza a quanti, particolarmente in Asia, sono discriminati, perseguitati e messi a morte a causa del nome di Cristo”. E’ l’intenzione missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il mese di marzo. Sulla testimonianza dei cristiani dell’Asia per tutta la Chiesa, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo indiano di Vasai, mons. Felix Anthony Machado:
R. - Abbiamo bisogno di questa solidarietà, della preghiera della Chiesa universale e che il Santo Padre preghi per noi quando ci troviamo in queste situazioni. E’ veramente apprezzabile la perseveranza di coloro che seguono il cammino cristiano della fede. C’è una cosa che ci fa molto dispiacere: il governo esercita una certa discriminazione verso i cristiani che non hanno quindi i diritti che dovrebbero avere, come le persone appartenenti ad altre religioni. La Chiesa, qui e là, è perseguitata e viene disturbata la vita stessa della Chiesa. Questo è veramente triste.
D. - Già Tertulliano diceva: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Quanto è importante la testimonianza dei martiri cristiani in India, in Asia?
R. - Questa - senza dubbio - è la storia della Chiesa. Quando siamo perseguitati, per il bene che noi facciamo, la Chiesa diventa ancora più credibile. Anche come reagiamo è molto importante: quando la Chiesa reagisce aderendo a Gesù Cristo e alle sue parole, la vita della Chiesa fiorisce ancora di più.
D. - Come i fedeli dell’India vivono il tempo forte della Quaresima?
R. - In India, questo tempo è vissuto sempre in modo notevole. Abbiamo cominciato la Quaresima con il Mercoledì delle Ceneri e posso dire che nella parrocchia, dove come vescovo sono andato per l’imposizione delle Ceneri, sono stati migliaia a venire per ricevere le ceneri. C’è poi l’entusiasmo della gente, che volontariamente vive questo periodo facendo tanti sacrifici, perché veramente vogliono la conversione. Questo, come pastore della Chiesa, mi fa tanto felice. (mg)
© Copyright Radio Vaticana
“Perché lo Spirito Santo conceda perseveranza a quanti, particolarmente in Asia, sono discriminati, perseguitati e messi a morte a causa del nome di Cristo”. E’ l’intenzione missionaria di preghiera di Benedetto XVI per il mese di marzo. Sulla testimonianza dei cristiani dell’Asia per tutta la Chiesa, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo indiano di Vasai, mons. Felix Anthony Machado:
R. - Abbiamo bisogno di questa solidarietà, della preghiera della Chiesa universale e che il Santo Padre preghi per noi quando ci troviamo in queste situazioni. E’ veramente apprezzabile la perseveranza di coloro che seguono il cammino cristiano della fede. C’è una cosa che ci fa molto dispiacere: il governo esercita una certa discriminazione verso i cristiani che non hanno quindi i diritti che dovrebbero avere, come le persone appartenenti ad altre religioni. La Chiesa, qui e là, è perseguitata e viene disturbata la vita stessa della Chiesa. Questo è veramente triste.
D. - Già Tertulliano diceva: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Quanto è importante la testimonianza dei martiri cristiani in India, in Asia?
R. - Questa - senza dubbio - è la storia della Chiesa. Quando siamo perseguitati, per il bene che noi facciamo, la Chiesa diventa ancora più credibile. Anche come reagiamo è molto importante: quando la Chiesa reagisce aderendo a Gesù Cristo e alle sue parole, la vita della Chiesa fiorisce ancora di più.
D. - Come i fedeli dell’India vivono il tempo forte della Quaresima?
R. - In India, questo tempo è vissuto sempre in modo notevole. Abbiamo cominciato la Quaresima con il Mercoledì delle Ceneri e posso dire che nella parrocchia, dove come vescovo sono andato per l’imposizione delle Ceneri, sono stati migliaia a venire per ricevere le ceneri. C’è poi l’entusiasmo della gente, che volontariamente vive questo periodo facendo tanti sacrifici, perché veramente vogliono la conversione. Questo, come pastore della Chiesa, mi fa tanto felice. (mg)
© Copyright Radio Vaticana
Sinodo: constatiamo l'infecondità della evangelizzazione attuale (Izzo)
SINODO: CONSTATIAMO INFECONDITA' EVANGELIZZAZIONE ATTUALE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 27 feb.
La crisi di fede che tanto preoccupa la Chiesa Cattolica rappresenta "anche una crisi di trasmissione della fede stessa".
Lo afferma un comunciato della segreteria del Sinodo che ha dedicato la sua riunione dei giorni scorsi alla prossima assembela sinodale che avra' per tema la Nuova Evangelizzazione e si terra' nel prossimo ottobre.
All'incontro, al quale era presente anche il capo del nuovo dicastero per la Nuova Evangelizzazione varato da Papa Ratzinger, e' stata denunciata "l'infecondita' dell'evangelizzazione attuale, anche in presenza di certi influssi della cultura attuale che rendono particolarmente difficile la trasmissione della fede e rappresentano al contempo una sfida per i cristiani e per la Chiesa".
"A tale proposito - si legge nel comunicato finale - l'indizione dell'Anno della Fede sara' un'occasione propizia per approfondire il dono della fede ricevuto dal Signore per viverlo e trasmetterlo agli altri.
Il luogo originario della trasmissione della fede e' stato indicato nella famiglia, dove la fede viene comunicata ai giovani che nella esperienza di famiglia imparano sia il contenuto sia la prassi della fede cristiana".
"L'opera insostituibile della famiglia - si legge ancora nel testo - viene prolungata dalla catechesi svolta nelle istituzioni ecclesiali, soprattutto attraverso la liturgia con i sacramenti e l'omelia, oppure dando spazio alle missioni parrocchiali, alla pieta' popolare, ai movimenti, alle comunita' ecclesiali".
Il comunicato diffuso oggi informa anche che la riunione si e' concluse "con l'invocazione alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, Stella della Evangelizzazione, perche' i lavori del prossimo Sinodo si svolgano fruttuosamente nella memoria del Concilio Vaticano II e nella fedelta' al Vangelo per la trasmissione della fede".
© Copyright (AGI)
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 27 feb.
La crisi di fede che tanto preoccupa la Chiesa Cattolica rappresenta "anche una crisi di trasmissione della fede stessa".
Lo afferma un comunciato della segreteria del Sinodo che ha dedicato la sua riunione dei giorni scorsi alla prossima assembela sinodale che avra' per tema la Nuova Evangelizzazione e si terra' nel prossimo ottobre.
All'incontro, al quale era presente anche il capo del nuovo dicastero per la Nuova Evangelizzazione varato da Papa Ratzinger, e' stata denunciata "l'infecondita' dell'evangelizzazione attuale, anche in presenza di certi influssi della cultura attuale che rendono particolarmente difficile la trasmissione della fede e rappresentano al contempo una sfida per i cristiani e per la Chiesa".
"A tale proposito - si legge nel comunicato finale - l'indizione dell'Anno della Fede sara' un'occasione propizia per approfondire il dono della fede ricevuto dal Signore per viverlo e trasmetterlo agli altri.
Il luogo originario della trasmissione della fede e' stato indicato nella famiglia, dove la fede viene comunicata ai giovani che nella esperienza di famiglia imparano sia il contenuto sia la prassi della fede cristiana".
"L'opera insostituibile della famiglia - si legge ancora nel testo - viene prolungata dalla catechesi svolta nelle istituzioni ecclesiali, soprattutto attraverso la liturgia con i sacramenti e l'omelia, oppure dando spazio alle missioni parrocchiali, alla pieta' popolare, ai movimenti, alle comunita' ecclesiali".
Il comunicato diffuso oggi informa anche che la riunione si e' concluse "con l'invocazione alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, Stella della Evangelizzazione, perche' i lavori del prossimo Sinodo si svolgano fruttuosamente nella memoria del Concilio Vaticano II e nella fedelta' al Vangelo per la trasmissione della fede".
© Copyright (AGI)
COMUNICATO: SETTIMA RIUNIONE DEL XII CONSIGLIO ORDINARIO DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI
Clicca qui per leggere il comunicato.
ICI e Chiesa. I chiaroscuri dell'emendamento Monti (Magister)
Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Alessia.
Il Papa ama l'Africa: il biblista Pasynia parla di Comunione del cristiano con Dio (Ambrogetti)
Clicca qui per leggere il commento.
Non toccate il non profit (Angelo Picariello)
«PER CARITÀ E GIUSTIZIA»
Non toccate il non profit
Angelo Picariello
Una lungo percorso che attraversa sin dalla fondazione lo Stato unitario. Una presenza capillare che interroga la politica e «che meriterebbe la destinazione di risorse più che essere oggetto di iniziative per reperirle», dicono i responsabili delle opere religiose di ispirazione cattolica alla Protomoteca del Campidoglio, dove si presenta la ricerca "Per carità e per giustizia", il contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare italiano. Quasi non ci si crede - ma lo ricorda il cardinale Tarcisio Bertone - che l’idea, di stringente attualità, sia nata molto prima «durante il convegno dei religiosi di Assisi dell’ottobre 2009, sul tema "Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei Religiosi in Italia"». Il risultato, dà atto il segretario di Stato vaticano, è «un’opera storica documentata e minuziosa» che con rara precisione tempistica porta «all’attenzione dell’opinione pubblica la storia del welfare italiano a partire dalle sue origini, ovvero il suo sorgere dal basso come risposta generosa alle necessità degli ultimi».
E si deve proprio all’impegno dei cattolici la nascita e la diffusione in Italia di un’idea di organizzazione della solidarietà, che oggi dà vita a 14.246 piccole e grandi opere censite, per 420mila addetti a vario titolo, laico o religioso, volontario o professionale. Una rete in crescita, che segna ben 4mila nuove iniziative dall’ultimo censimento del 2001 e tocca tutti i settori di impegno a favore delle categorie disagiate, dagli anziani agli immigrati, dai disabili agli ammalati di aids, opere con presidi fissi od operanti a domicilio come forme di servizio alla persona.
Ed ecco il riscontro che arriva dal presidente della Repubblica con il lungo messaggio inviato al convegno organizzato da Fondazione Roma-Terzo settore, Fondazione Alessandra Zancan, Conferenza Italiana Superiori maggiori (Cism) e Unione Superiore Maggiori d’Italia (Usmi). «Il contributo della Chiesa è stato rilevante - scrive Giorgio Napolitano -. Superando taluni momenti critici con le nuove istituzioni dello Stato unitario, ha consentito al mondo cattolico di concorrere allo sviluppo economico-sociale del paese ed alla maturazione di valori, quali quelli della mutualità, della solidarietà e della convivenza pacifica, poi consacrati nella nostra Carta costituzionale». Una storia, quindi, anticipatrice dei valori repubblicani. E «la gratuità cristiana rappresenta un modello nel processo di costruzione del welfare, in passato e nel futuro», dice Bertone. Una storia portatrice di una collaborazione persino più antica rispetto alle intese poi intervenute a livello diplomatico fra Stato e Chiesa: «L’interdizione per i cattolici dell’impegno politico - prosegue Napolitano - non impedì agli istituti religiosi e all’associazionismo cattolico di svolgere una importante azione nei campi della cooperazione e dell’educazione, istruzione e assistenza, sanitaria e sociale a favore di quanti vivevano in condizione di povertà e precarietà sociale ed economica».
Compito dell’oggi, auspica Bertone, «per un giusto ordine sociale, è garantire a tutti, e a ciascuno, per rispetto del principio di sussidiarietà, la sua parte. Spetta perciò alla politica perseguire questo ordine e la giustizia è la misura intrinseca di ogni politica».
Ed ecco il punto: intervenire per garantire la tenuta di questo stato sociale; modificarlo, ma senza sbagliare la mira. Uno stato sociale che «non è morto», sostiene Elsa Fornero, in Campidoglio replicando a un’affermazione che giudica «molto tranchant» di Mario Draghi. «Non godo di grande simpatia perchè devo fare sempre tagli», ironizza il ministro del Welfare. Ma la logica dei tagli, spiega, non è solo quella di «togliere qualcosa a qualcuno», ma anche quella di doverlo fare «per dare qualcosa a qualcuno. Vi assicuro - dice - che l’equità è il nostro principio guida». Ma lo Stato «non può fare a meno del privato» e c’è «un grandissimo riconoscimento del governo per l’impegno della Chiesa», conclude Fornero.
Ma i dubbi per l’impatto delle misure annunciate restano. Il neo direttore della Caritas italiana monsignor Francesco Soddu chiede «chiarezza» per capire su quali e quanti immobili della Chiesa si dovrà versare il contributo. E quelli in cui si opera per fini di utilità sociale «devono essere esclusi». Ma resta intanto «una grande confusione e spero che nei prossimi giorni i nodi vengano sciolti», auspica Soddu. C’è «viva preoccupazione», ripete anche don Alberto Lorenzelli, presidente del Cism. «Il nostro sguardo - assicura - non va alla difesa di un privilegio, ma ai timori per il futuro delle nostre opere».
© Copyright Avvenire, 26 febbraio 2012 consultabile online anche qui.
Non toccate il non profit
Angelo Picariello
Una lungo percorso che attraversa sin dalla fondazione lo Stato unitario. Una presenza capillare che interroga la politica e «che meriterebbe la destinazione di risorse più che essere oggetto di iniziative per reperirle», dicono i responsabili delle opere religiose di ispirazione cattolica alla Protomoteca del Campidoglio, dove si presenta la ricerca "Per carità e per giustizia", il contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare italiano. Quasi non ci si crede - ma lo ricorda il cardinale Tarcisio Bertone - che l’idea, di stringente attualità, sia nata molto prima «durante il convegno dei religiosi di Assisi dell’ottobre 2009, sul tema "Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei Religiosi in Italia"». Il risultato, dà atto il segretario di Stato vaticano, è «un’opera storica documentata e minuziosa» che con rara precisione tempistica porta «all’attenzione dell’opinione pubblica la storia del welfare italiano a partire dalle sue origini, ovvero il suo sorgere dal basso come risposta generosa alle necessità degli ultimi».
E si deve proprio all’impegno dei cattolici la nascita e la diffusione in Italia di un’idea di organizzazione della solidarietà, che oggi dà vita a 14.246 piccole e grandi opere censite, per 420mila addetti a vario titolo, laico o religioso, volontario o professionale. Una rete in crescita, che segna ben 4mila nuove iniziative dall’ultimo censimento del 2001 e tocca tutti i settori di impegno a favore delle categorie disagiate, dagli anziani agli immigrati, dai disabili agli ammalati di aids, opere con presidi fissi od operanti a domicilio come forme di servizio alla persona.
Ed ecco il riscontro che arriva dal presidente della Repubblica con il lungo messaggio inviato al convegno organizzato da Fondazione Roma-Terzo settore, Fondazione Alessandra Zancan, Conferenza Italiana Superiori maggiori (Cism) e Unione Superiore Maggiori d’Italia (Usmi). «Il contributo della Chiesa è stato rilevante - scrive Giorgio Napolitano -. Superando taluni momenti critici con le nuove istituzioni dello Stato unitario, ha consentito al mondo cattolico di concorrere allo sviluppo economico-sociale del paese ed alla maturazione di valori, quali quelli della mutualità, della solidarietà e della convivenza pacifica, poi consacrati nella nostra Carta costituzionale». Una storia, quindi, anticipatrice dei valori repubblicani. E «la gratuità cristiana rappresenta un modello nel processo di costruzione del welfare, in passato e nel futuro», dice Bertone. Una storia portatrice di una collaborazione persino più antica rispetto alle intese poi intervenute a livello diplomatico fra Stato e Chiesa: «L’interdizione per i cattolici dell’impegno politico - prosegue Napolitano - non impedì agli istituti religiosi e all’associazionismo cattolico di svolgere una importante azione nei campi della cooperazione e dell’educazione, istruzione e assistenza, sanitaria e sociale a favore di quanti vivevano in condizione di povertà e precarietà sociale ed economica».
Compito dell’oggi, auspica Bertone, «per un giusto ordine sociale, è garantire a tutti, e a ciascuno, per rispetto del principio di sussidiarietà, la sua parte. Spetta perciò alla politica perseguire questo ordine e la giustizia è la misura intrinseca di ogni politica».
Ed ecco il punto: intervenire per garantire la tenuta di questo stato sociale; modificarlo, ma senza sbagliare la mira. Uno stato sociale che «non è morto», sostiene Elsa Fornero, in Campidoglio replicando a un’affermazione che giudica «molto tranchant» di Mario Draghi. «Non godo di grande simpatia perchè devo fare sempre tagli», ironizza il ministro del Welfare. Ma la logica dei tagli, spiega, non è solo quella di «togliere qualcosa a qualcuno», ma anche quella di doverlo fare «per dare qualcosa a qualcuno. Vi assicuro - dice - che l’equità è il nostro principio guida». Ma lo Stato «non può fare a meno del privato» e c’è «un grandissimo riconoscimento del governo per l’impegno della Chiesa», conclude Fornero.
Ma i dubbi per l’impatto delle misure annunciate restano. Il neo direttore della Caritas italiana monsignor Francesco Soddu chiede «chiarezza» per capire su quali e quanti immobili della Chiesa si dovrà versare il contributo. E quelli in cui si opera per fini di utilità sociale «devono essere esclusi». Ma resta intanto «una grande confusione e spero che nei prossimi giorni i nodi vengano sciolti», auspica Soddu. C’è «viva preoccupazione», ripete anche don Alberto Lorenzelli, presidente del Cism. «Il nostro sguardo - assicura - non va alla difesa di un privilegio, ma ai timori per il futuro delle nostre opere».
© Copyright Avvenire, 26 febbraio 2012 consultabile online anche qui.
Iscriviti a:
Post (Atom)