mercoledì 30 maggio 2012

Un messaggio di civiltà e speranza. Aperto a Milano l'Incontro mondiale delle famiglie (O.R.)


Aperto a Milano l'Incontro mondiale delle famiglie 


Un messaggio di civiltà e speranza


Milano, 30. Un contributo appassionato di civiltà e di speranza per la costruzione della società del futuro. Questo intende essere il settimo Incontro mondiale delle famiglie inaugurato questa mattina nel capoluogo lombardo. A tagliare idealmente il nastro di questo grande evento ecclesiale, che a partire da venerdì avrà il suo culmine con la visita di Benedetto XVI, sono stati il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, e il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Ennio Antonelli. Un appuntamento, ovviamente, segnato dal dolore - "una nube di mestizia" ha detto il cardinale Antonelli - per il recentissimo terremoto che ha duramente colpito l'Emilia Romagna. 
I due porporati hanno dato il via al Congresso internazionale teologico pastorale, al quale sono previsti gli interventi di oltre cento relatori - presuli, operatori pastorali, accademici, esperti - da cui scaturirà una riflessione a 360 gradi sulla realtà della famiglia oggi. Tra i primi a intervenire anche il cardinale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Gianfranco Ravasi, che nella relazione introduttiva ha proposto la suggestiva metafora della "casa" come chiave interpretativa per comprendere il ruolo della famiglia "tra opera della creazione e festa della salvezza".
Lo spunto generale per la riflessione è dato dal tema dell'incontro, "La famiglia: il lavoro e la festa". Una scelta che si è rivelata una "felice intuizione", ha ribadito il cardinale Scola, poichè vi si trovano riassunti "gli aspetti principali della vita quotidiana di ognuno di noi, di ogni persona, che è sempre in rapporto, in relazione con gli altri". La famiglia, infatti, "permette la comprensione e lo sviluppo delle due differenze costitutive dell'uomo: la differenza sessuale tra l'uomo e la donna e quella delle differenti generazioni di figli, padri, nonni. Custodendo queste due differenze nell'unità, la famiglia è la prima e insostituibile scuola di comunione". Il lavoro, poi, "è l'ambito in cui ogni uomo, ogni donna racconta se stesso e collabora con le proprie abilità, anche con la fatica, all'azione creatrice del padre e a quella redentrice di Gesù". Nel rapporto tra famiglia e lavoro, infine s'innesta il riposo, "che favorisce l'equilibrio, dà un ritmo agli affetti e al lavoro, perché è lo spazio della ri-generazione, della ri-creazione ed è compiuto quando diventa festa, cioè riposo, sosta gratuita, comunitaria e piena di gioia".


(©L'Osservatore Romano 31 maggio 2012)

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