(AGI) - Roma, 15 mag.
"Di collaborazione da parte del Vaticano alle indagini sul sequestro di Emanuela Orlandi non c'e' alcuna traccia". Giovanni Malerba e' il magistrato che nel '97 preparo' come sostituto procuratore generale - ora in pensione - la requisitoria con la richiesta di proscioglimento di cinque esponenti dei 'Lupi Grigi', escludendo la pista turca e sollecitando al giudice istruttore Adele Rando alcuni approfondimenti. "Nei 40 faldoni di carte che ho studiato per preparare le mie conclusioni non trovai traccia di contributo alle indagini italiane da parte del Vaticano", spiega Malerba all'AGI."Sono state richieste dalle nostre autorita' ben tre rogatorie e le risposte della Santa Sede sono state sconfortanti - prosegue Malerba -.
Illuminante al riguardo e' la deposizione davanti al giudice istruttore Rando dell'allora prefetto Parisi che parlo' di 'diaframma frapposto fra lo Stato Italiano e la Santa Sede'".
Il magistrato nutre perplessita' sui vantaggi di un aiuto offerto oggi dal Vaticano: "La collaborazione sarebbe stata utile all'epoca: se qualcuno sapeva probabilmente e' passato a miglior vita". Malerba non esclude la pista della Banda della Magliana: "All'inizio ero scettico - afferma -, ma alla luce degli sviluppi delle indagini penso che la Banda della Magliana possa aver avuto un ruolo di manovalanza, cosi' come, quindi, puo' ritenersi attendibile Sabrina Minardi". Il magistrato, tuttavia, considera "poco produttiva" oggi dal punto di vista delle investigazioni l'apertura della tomba del boss Enrico De Pedis: "Le ispezioni, le perquisizioni, sono atti a sorpresa che devono essere compiuti immediatamente e non devono essere annunciati addirittura anni prima come in questo caso: se qualcuno aveva interesse a far sparire qualche traccia ha avuto tutto il tempo per farlo". E il movente del sequestro di Emanuela Orlandi? "Ho le mie idee personali - risponde Malerba - che preferisco tenere per me". (AGI)
Pot
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