All'udienza generale il Papa invita a pregare Dio Padre con lo Spirito di Gesù
Il cristianesimo religione della fiducia
Il cristianesimo non è «una religione della paura, ma della fiducia e dell'amore», perché rivela all'uomo la vera natura di un Dio che si fa chiamare «padre».
Lo ha ricordato Benedetto XVI all'udienza generale di mercoledì 23 maggio, in piazza San Pietro, invitando i fedeli a «gustare nella preghiera la bellezza di essere amici, anzi figli di Dio, di poterlo invocare con la confidenza e la fiducia che ha un bambino verso i genitori che lo amano».
Quella della «paternità di Dio», ha notato in proposito il Papa, è una verità che viene percepita a fatica dall'uomo di oggi. Anche perché l'assenza della figura paterna nella vita dei figli rappresenta «un grande problema del nostro tempo». Il Vangelo di Cristo, invece, ci rivela chi è e come agisce «un vero padre», mostrandoci «nella sua profondità che cosa vuol dire che Dio è Padre per noi».
Duplice la dimensione della paternità divina che emerge dalle Scritture. «Anzitutto - ha spiegato il Pontefice - Dio è nostro Padre perché è nostro Creatore».
Per Lui dunque «non siamo esseri anonimi, impersonali, ma abbiamo un nome», come attesta anche la toccante parola del Salmo 119: «Le tue mani mi hanno fatto e plasmato». Inoltre, l'incarnazione, la morte e la risurrezione del Figlio confermano una volta di più la nostra «appartenenza» al Padre, perché in questo modo «siamo realmente entrati oltre la creazione nella adozione con Gesù» divenendo «figli in un nuovo modo, in una dimensione nuova».
Questo spiega la naturale propensione dell'uomo per la preghiera. «Noi non potremmo pregare - ha affermato il Papa - se non fosse iscritto nella profondità del nostro cuore il desiderio di Dio, l'essere figli di Dio. Da quando esiste, l'homo sapiens è sempre alla ricerca di Dio, cerca di parlare con Dio, perché Dio ha iscritto se stesso nei nostri cuori».
La preghiera, del resto, non è un semplice gesto individuale ma un atto dell'intera Chiesa. «Quando ci rivolgiamo al Padre nella nostra stanza interiore, nel silenzio e nel raccoglimento - ha riconosciuto Benedetto XVI - non siamo mai soli. Siamo nella grande preghiera della Chiesa, siamo parte di una grande sinfonia che la comunità cristiana sparsa in ogni parte della terra e in ogni tempo eleva a Dio».
(©L'Osservatore Romano 24 maggio 2012)
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