mercoledì 9 maggio 2012

I frutti del Benin. L'arcivescovo di Cotonou sul viaggio apostolico compiuto dal 18 al 20 novembre 2011 da Benedetto XVI (Picucci)


L'arcivescovo di Cotonou sul viaggio apostolico compiuto dal 18 al 20 novembre 2011 da Benedetto XVI


I frutti del Benin


di Egidio Picucci


Se ne sono accorti in pochi, ma in un attimo l'hanno saputo tutti. Appena uscito dalla cattedrale di Cotonou, dove aveva ricevuto il saluto dell'arcivescovo Antoine Ganyé all'inizio del viaggio in Benin, il Papa ha abbassato personalmente il vetro dello sportello della papamobile, chiamando accanto a sé un bambino che ha poi abbracciato a lungo in mondovisione. Per questo, e per altro, non è fuori posto dire che i bambini, a loro modo, sono stati i protagonisti della visita compiuta da Benedetto XVI dal 18 al 20 novembre 2011 a uno dei più piccoli Paesi del continente africano. La conferma del protagonismo dei bambini è venuta anche dalla parrocchia di Santa Rita, dove la piccola Aïcha Hounsounou, in rappresentanza di tutti i bambini della città in un francese africanizzato, ma chiaro, ha letto con sorprendente disinvoltura un messaggio di saluto rivolto al Papa.
Assieme a questa piccola, ma significativa cornice, c'è stato ovviamente il grande quadro degli incontri con le autorità statali, i vescovi, il clero, i rappresentanti religiosi, che Benedetto XVI ha ringraziato per il contributo offerto alla costruzione del Paese, incoraggiandoli poi a collaborare con intelligenza al delicato passaggio dalla tradizione alla modernità che va costruita senza dimenticare il passato. 
Il Benin, ha ricordato il Papa «è una terra di antiche e nobili tradizioni» e «la modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull'oblio del passato. Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti».
Quale riflesso ha avuto quanto il Papa ha detto ai rappresentanti della società sulla speranza che affonda le radici nel passato e nel presente e quello che ha detto ai vescovi sulla Chiesa come famiglia in cui vivere riconciliati in nome della giustizia e della pace? 
«È presto per fare un bilancio -- ha affermato in un colloquio monsignor Ganyé -- ma dobbiamo onestamente dire che qualcosa si sta muovendo. Si nota, ad esempio, un interesse maggiore dei cattolici per la politica in generale e per quella che in particolare riguarda le disparità sociali». A Cotonou, ha aggiunto il presule, si è svolto un convegno sul compito dei cristiani di fronte a una politica che minaccia di diventare un campo chiuso di interessi e una facile scorciatoia per arricchirsi. «La mancanza di una base etica e morale, camuffata sotto un confessionalismo religioso -- ha sottolineato l'arcivescovo -- potrebbe far entrare il Paese in una giungla in cui tutto è possibile. Se ascoltato, l'invito del Papa a far capire l'importanza del ruolo dei cattolici nel promuovere il bene comune, potrebbe aiutarci a evitare quei passi falsi che hanno mandato in rovina Paesi vicini».
Secondo monsignor Ganyé si nota anche a un più attento esame della condizione della donna e dei bambini, punto debole della società beninese; come anche un interesse crescente per la vita consacrata. 
«Le testimonianze che religiosi e religiose hanno fatto durante l'incontro con il Papa al seminario di Ouidah, la semplicità della loro esposizione e la gioia che traluceva dai loro occhi -- ha ricordato l'arcivescovo -- hanno impressionato molti giovani, dai quali ci si attende, ora, una risposta». 
E ha concluso: «Non mi stupirei se anche nel nostro Paese ci fosse un risveglio vocazionale come quello che si è avuto in Australia dopo la Giornata mondiale della gioventù di qualche anno fa. Abbiamo un clero sufficientemente numeroso, ma vorremmo collaborare di più con tante chiese sorelle sparse nel continente». 
L'abbè Pamphile Fanou, parroco della chiesa di Saint Jean Baptiste e incaricato per la pastorale carceraria ha aggiunto che, in seguito alla lettura dell'esortazione apostolica Africae munus, le autorità governative hanno invitato avvocati e giudici a visitare periodicamente le carceri e rendersi così conto personalmente non solo di eventuali errori giudiziari, ma anche della situazione dei reclusi, riparando possibili disagi. Altri, infine, parlano di una confortante ripresa della recita del rosario, raccomandata dal Papa. È peraltro apparso indovinato a molti il titolo «Il Papa dopo il Papa» con cui un quotidiano ha riassunto alcuni risultati di una visita che, grazie all'impatto avuto su tutto il continente africano, è passata subito dalla cronaca alla storia.


(©L'Osservatore Romano 9 maggio 2012)

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