Quelle mani e quei piedi
All'Angelus una riflessione sugli apostoli increduli e impauriti
“Il Signore è mutato. Non vive più come prima. La sua esistenza… non è comprensibile. Eppure è corporea, comprende… tutta quanta la sua vita vissuta, il destino attraversato, la sua passione e la sua morte. Tutto è realtà. Sia pure mutata, ma sempre tangibile realtà”. Stamattina Benedetto XVI, prima di guidare la recita del Regina Cæli da piazza San Pietro, ha ripreso le parole di Romano Guardini per commentare il Vangelo della terza Domenica di Pasqua, nel quale Gesù risorto “si presenta in mezzo ai discepoli, i quali, increduli e impauriti, pensano di vedere un fantasma”.
Il dono della fede. “Poiché la risurrezione non cancella i segni della crocifissione – ha sottolineato il Papa -, Gesù mostra agli apostoli le mani e i piedi. E per convincerli, chiede persino qualcosa da mangiare. Così i discepoli ‘gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro’”. San Gregorio Magno, ha ricordato il Pontefice, “commenta che ‘il pesce arrostito al fuoco non significa altro che la passione di Gesù Mediatore tra Dio e gli uomini. Egli, infatti, si degnò di nascondersi nelle acque del genere umano, accettò di essere stretto nel laccio della nostra morte e fu come posto al fuoco per i dolori subiti al tempo della passione’”. Grazie a “questi segni molto realistici”, ha chiarito il Santo Padre, “i discepoli superano il dubbio iniziale e si aprono al dono della fede; e questa fede permette loro di capire le cose scritte sul Cristo ‘nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi’”. Il Vangelo, infatti, dice che Gesù “aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: ‘Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati… Di questo voi siete testimoni’”. Il Salvatore, ha osservato Benedetto XVI, “ci assicura della sua presenza reale tra noi, per mezzo della Parola e dell’Eucaristia. Come, perciò, i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane, così anche noi incontriamo il Signore nella celebrazione eucaristica”. Il Papa, a tale proposito, ha riportato una spiegazione di san Tommaso d’Aquino: “È necessario riconoscere secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo Sacramento… perché mai la divinità ha lasciato il corpo che ha assunto”.
Fervore e sobrietà. “Nel tempo pasquale – ha sostenuto il Pontefice - la Chiesa, solitamente, amministra la Prima Comunione ai bambini”. Pertanto, ha esortato i parroci, i genitori e i catechisti “a preparare bene questa festa della fede, con grande fervore ma anche con sobrietà” perché “questo giorno rimane giustamente impresso nella memoria come il primo momento in cui… si è percepita l’importanza dell’incontro personale con Gesù”. Di qui l’auspicio: “La Madre di Dio ci aiuti ad ascoltare con attenzione la Parola del Signore e a partecipare degnamente alla mensa del sacrificio eucaristico, per diventare testimoni dell’umanità nuova”.
Una nuova beata in Messico e la Giornata dell’Università cattolica. Dopo il Regina Cæli, il Santo Padre ha ricordato che “ieri, in Messico, è stata proclamata beata María Inés Teresa del Santissimo Sacramento, fondatrice delle Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento” ha reso “grazie a Dio per questa esemplare figlia della terra messicana, che da poco ho avuto la gioia di visitare e che porto sempre nel cuore”. Un pensiero anche alla celebrazione oggi in Italia della Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che quest’anno ha per tema “Il futuro del Paese nel cuore dei giovani”. “È importante – ha evidenziato Benedetto XVI - che i giovani si formino nei valori, oltre che nelle conoscenze scientifiche e tecniche. Per questo Padre Gemelli ha fondato l’Università Cattolica, alla quale auguro di essere al passo con i tempi, ma anche sempre fedele alle sue origini”.
Saluti plurilingue. Nei saluti in varie lingue, in francese il Papa ha affermato: “La Risurrezione del Signore ha riempito i nostri cuori di luce e di gioia. Apparso ai suoi discepoli il Risorto ha donato loro la sua pace. Nel nostro mondo segnato dal male e dalla sofferenza, dal dolore e dalla paura, egli ci dona la sua pace ancora oggi, e ci apre alla vita e al bene. Ci invita ugualmente a divenire suoi testimoni fino all’estremità della terra”. In polacco, ha detto: “Mi unisco spiritualmente ai partecipanti al pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Cracovia in Terra Santa. Li ringrazio per le preghiere secondo le intenzioni mie e di tutta la Chiesa”. Poi ha esortato: “Ogni giorno della nostra vita seguiamo Cristo con fede, speranza e amore. L’esperienza della sua presenza ci santifichi e ci colmi di pace”. Infine, ha salutato “con affetto” i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo “Bambini in missione di pace”, dell’Unitalsi, accompagnato dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno. In risposta al saluto i bambini hanno lasciato volare in cielo palloncini di tutti i colori e il Pontefice ha dichiarato: “Grazie per la vostra gioia”. Il Santo Padre ha saluto, poi, tra gli altri, la Missione cattolica italiana di Zurigo e la delegazione di Pordenone, per la quale ha benedetto la statua del beato Marco d’Aviano.
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