"L'ANNO DELLA FEDE NEL SOLCO DI BENEDETTO XVI"
Papa Benedetto XVI entra nel suo ottavo anno di Pontificato
di Antonio Preziosi
Papa Benedetto XVI entra nel suo ottavo anno di Pontificato.
Quali saranno le priorità del Papa in questo nuovo anno di guida della Chiesa? «Le priorità non sono dettate dalla contingenza momentanea o anche da avvenimenti che emergono un po' sulla scena della storia o di certe nazioni, ma dal grande progetto globale e cristiano che è stato il suo progetto fin dall'inizio, cioè il progetto della trasmissione della fede.
Ed è anche per questo che ha indetto l'Anno della Fede. La priorità che sta al di sopra di ogni problema è di rendere Dio presente in questo mondo, di farlo percepire e di aprire l'accesso degli uomini a Dio. Benedetto XVI ha scelto spesso i Parlamenti per indirizzare i suoi messaggi al mondo laico e istituzionale». Qual è il rapporto di questo Papa con le istituzioni con i governi dei Paesi, con la politica del Mondo? «Il richiamo a titolo di esempio è quello tenuto nel settembre del 2011 nel Parlamento tedesco, il Bundestag. Nonostante forse la freddezza precedente, e anche l'incertezza di qualche gruppo parlamentare (forse molti ricordano anche che l'assenza di parte del gruppo dei Verdi) poi lui li ha presi in contropiede, proprio lanciando un messaggio ecologico straordinario, formidabile. Tutti questi discorsi esprimono in modo chiaro la ragionevolezza della prospettiva cristiana anche in ambito politico, non per imporre una visione confessionale della vita della storia, ma per proporre valori e principi che interpretano la natura più profonda dell'esistenza umana e, quindi, possono illuminare anche le scelte concrete dell'agire politico pur nel rispetto assoluto della libertà di scelta di ciascuno. Ricordo anche solo recentemente i colloqui con i capi responsabili, i leader del Messico e di Cuba. Naturalmente in una situazione diversa con problematiche molto diverse il Papa si muove anche in questi rapporti, in questi colloqui con una grande libertà, con grande coerenza, naturalmente con i principi che propone, ma anche con la capacità di persuasione che è propria di un uomo di pensiero di cultura, di un uomo che coniuga bene la ragione e la fede». Lei ha conosciuto bene sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Quali sono le analogie e le differenze tra questi due pontefici? «Tutti e due vengono da grandi esperienze. La prima esperienza che vorrei mettere davanti è l'esperienza del pre-Concilio Vaticano II, quindi della preparazione, dell'attesa e poi della partecipazione al Concilio Vaticano II. Allora il patrimonio comune dei due Papi è proprio il Concilio Vaticano II. Poi due papi di nazioni diverse con educazione diversa, ma che sono passati attraverso i totalitarismi, che hanno vissuto in profondità i problemi dell'oppressione, della soppressione delle libertà. Due uomini di Dio appassionati, quindi, della libertà, anche della verità, amanti dell'umanità, amici dell'uomo con modalità diverse, con stili diversi perché lo stile dei due papi era molto diverso, lo stile di un forte leader, lo stile di Papa Giovanni Paolo II, lo stile di un uomo mite, dialogante di un amico ecco quello di Benedetto Decimo Sesto. Due uomini amanti dell'umanità e vicini a ogni categoria di persona umana». Per finire una curiosità: Benedetto XVI che lei incontra, con il quale collabora tutti i giorni è lo stesso Benedetto XVI che viene raccontato tutti i giorni dai media? «Devo dire di no purtroppo, devo dire di no, anche se i media stanno imparando a conoscere meglio questo Papa e la sua sapienza, la sua cultura, la sua sincerità, la sua coerenza, direi la sua dolcezza perché averlo dipinto come un carro armato è assolutamente fuorviante e falsificante perché è un uomo così dolce, così vicino. Ecco, un uomo che anche vederlo solo concentrato sui libri e quindi un uomo non di governo ma un uomo isolato e Benedetto XVI non è un uomo isolato. È un uomo di relazioni a cominciare dai suoi più vicini collaboratori. Il Papa non è isolato il Papa è circondato da collaboratori fedeli e collaboratori impegnati. Se fosse possibile con il suo stesso cuore, la sua dedizione ma è questa l'intenzione dei suoi collaboratori e la volontà, l'impegno dei suoi collaboratori per il bene della Chiesa e per il bene dell'umanità, soprattutto nella Segreteria di Stato, che è la segreteria papale, la segreteria propria del santo padre. Un uomo, quindi, che non si lascia impressionare dai rumori, dagli umori momentanei e neanche dalle dure incrostazioni dei pregiudizi, che si informa, chiede, ascolta sempre in maniera discreta, elabora il suo giudizio, attende che maturi, si consolidi e poi con vero carisma di governo guida la Chiesa e affronta i problemi concreti della Chiesa e, devo dire, anche dell'umanità».
© Copyright Il Tempo, 17 aprile 2012 consultabile online anche qui.
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