Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo interessantissimo articolo. Le parole dell'allora cardinale Ratzinger risultano ovviamente superate dall'elezione di ben due Papi non italiani (fra cui Benedetto XVI stesso!), ma e' importante la riflessione sul ruolo del Papa come vescovo di Roma.
Domani sera tutti su Raidue :-)
R.
E RATZINGER DISSE: "UN PAPA STRANIERO? SONO CONTRARIO"
ANDREA TORNIELLI
«Non sarei favorevole a un Papa non italiano…».
L’intervista è stata ripresa nel giugno 1978, poco prima della morte di Paolo VI e del conclave che, il 26 agosto, avrebbe eletto Giovanni Paolo I.
A rispondere è un cinquantunenne cardinale tedesco, da un anno arrivato alla guida della diocesi di Monaco di Baviera, Joseph Ratzinger.
Il video è stato recuperato da Tg2 Dossier, e sarà messo in onda domani sera, alle 23.30 su Raidue, nel corso di una puntata dedicata al Papa e al suo 85esimo compleanno, curata da Enzo Romeo e intitolata «Benedetto si racconta».
L’intervistatore aveva chiesto all’allora cardinale Ratzinger: «Guardando al futuro, lei pensa che potrà essere eletto un pontefice non italiano?». L’intervistato non esclude questa possibilità, che si sarebbe peraltro verificata di lì a qualche mese, dopo l’enigmatica morte di Papa Luciani, ma mostra di preferire l’ipotesi italiana: «Diciamo che in linea di massima – afferma – potrebbe accadere. In passato è già avvenuto.
Personalmente non sarei molto a favore, per due motivi. In primo luogo occorre ricordare che il Papa è il vescovo di Roma. Egli non riveste soltanto una carica al di sopra di altre cariche, ma è il vescovo di una chiesa locale, in questo caso quella di Roma. Nella sua veste di vescovo di Roma, è contemporaneamente responsabile per la Chiesa nel mondo. A mio avviso è necessario ribadire questa impronta locale della carica papale. Vale a dire: egli è prima di tutto vescovo di una città, e questo va ribadito».
Nel 1978, per Ratzinger, la scelta era conseguenza di questa «impronta locale»: il Papa «dovrebbe provenire dal contesto in cui si colloca questa Chiesa locale, dunque dovrebbe essere un italiano». Un’indicazione allora motivata anche dal carattere poco profilato dell’Italia sullo scenario geopolitico mondiale: «Credo anche che attualmente, considerando i sentimenti nazionalistici che continuano ad esistere nell’umanità e tra i cristiani, la cosa più neutrale sarebbe di rimanere nella tradizione dei secoli scorsi e dunque di scegliere un Papa proveniente da questo Paese, affinché, rispettando le tradizioni, non conferisca alla sua carica un tratto politico o nazionalistico».
Va ricordato che queste affermazioni di Ratzinger sono pronunciate alla vigilia di un conclave dal quale sarà effettivamente eletto un italiano. Ma Albino Luciani muore all’improvviso, dopo appena 33 giorni.
Nelle settimane successive, lo stesso cardinale di Monaco di Baviera che si era espresso in favore del candidato italiano, sarà tra gli elettori del primo vescovo di Roma proveniente da una nazione d’Oltrecortina, la Polonia. La nazionalità polacca, in effetti, sarà determinante per il pontificato di Giovanni Paolo II: l’esperienza vissuta sotto il regime comunista diventerà chiave di lettura per le situazioni del cattolicesimo in altri continenti. Dopo Wojtyla, inaspettatamente per molti osservatori, sarebbe toccato proprio a quel cardinale bavarese, ormai avanti con l’età, raccogliere l’eredità del pontificato, proseguendo la serie dei successori di Pietro non italiani.
Che valore possono avere oggi le parole di Ratzinger ritrovate da Tg2 Dossier? Le considerazioni sulla nazionalità risultano datate e superate, dopo l’internazionalizzazione della Curia e 34 anni di guida della Chiesa affidata a Pontefici non italiani: quando Benedetto XVI è stato eletto, sette anni fa, nessuno si è posto il problema che non fosse italiano e la questione appare superata. Molto attuale, invece, è la sottolineatura sull’«impronta locale» del papato: ricordare l’irrinunciabile legame con la città e la diocesi romana, e dunque il fatto che il Pontefice è tale perché vescovo di Roma, non viceversa, fa comprendere come il Papa non possa essere assimilato al presidente di una multinazionale o a un monarca assoluto che dispone di un miliardo di sudditi.
E in tempi «glocal», quando globalizzazione e localismo si coniugano, anche un Papa proveniente dagli Stati Uniti, dal Brasile, dalle Filippine o dal Congo può essere veramente, e a pieno titolo, «romano». Lo stesso Ratzinger, prendendo possesso della cattedra del Laterano, il 7 maggio 2005 aveva detto: «Cari romani, adesso sono il vostro vescovo. Grazie per la vostra pazienza con me! In quanto cattolici, in qualche modo, tutti siamo anche romani…».
© Copyright La Stampa, 13 aprile 2012
«Benedetto si racconta», Tg2 Dossier (Sabato 14 aprile, ore 23.30, Raidue)
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4 commenti:
PAPA BENEDETTO XVI è più italiano di tanti italiani e più romano di tanti romani.
Lui è come il re Luigi I di Baviera,come il Winckelmann,come Goethe...hanno amato l'Italia più degli stessi italiani. Monaco in Baviera è come Roma e Firenze .
Ad multos annos Santità!
Non comprendo questo riprendere frasi del passato quando è la Provvidenza stessa che rispose al mittente della frase stessa ^__^
La Chiesa po NON ha confini e non ha barriere, san Paolo già sottolineava "nè lingue, nè razze, ma un solo popolo....
la frase dell'allora Ratzinger è stata "corretta" o risposta se vogliamo, dalla Provvidenza con ben due Papi non italiani, di cui uno è l'autore della frase stessa... ergo, la questione è chiusa!
Tornielli, non la riapra, perchè potrebbe dare adito a diverse interpretazioni ^__^
tornielli fa il giornalista e quindi bene fa a dare una notizia.
non c'è niente di male.
Mi hanno colpito molto le parole pronunciate dal Papa ai romani, quando Egli li ringrazia per la pazienza che hanno verso di Lui:
Il Papa è una persona straordinariamente umile e tutti noi dovremmo prendere esempio da Lui.
Grazie Santo Padre, che il Signore possa concedergli una vita serena e felice!
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