Messa in Coena Domini. Il Papa: Gesù prende su di sé la marea sporca del mondo e ci porta al Padre
“Preghiamo il Signore di introdurci in questo “sì” alla volontà di Dio, rendendoci così veramente liberi”. Così Benedetto XVI durante la Messa in Coena Domini, inizio del Triduo Pasquale, celebrata questo pomeriggio nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Nel corso della Liturgia il Papa ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a dodici sacerdoti della diocesi di Roma e al momento della presentazione dei doni, un’offerta per l’assistenza umanitaria ai profughi siriani è stata affidata al Santo Padre. Al termine della celebrazione si è svolta la processione con la reposizione del Santissimo Sacramento all’altare della cappella di San Francesco. Il servizio di Debora Donnini:
Giovedì Santo: giorno non solo dell’Istituzione della Santissima Eucaristia ma anche momento che comprende “la notte oscura del Monte degli Ulivi”, “la solitudine” di Gesù. E l’omelia del Papa si concentra proprio sulla “lotta della preghiera” che Gesù vive nell’Orto degli Ulivi. Gesù entra nella notte, simbolo della morte, della perdita definitiva di comunione, “per superarla e per inaugurare il nuovo giorno di Dio nella storia dell’umanità”. Prima Gesù ha cantato con i suoi discepoli i salmi che rievocano la Prima Pasqua in Egitto, la notte della liberazione. Dunque, l’esodo di Israele dall’Egitto e l’esodo di Gesù a Gerusalemme.
Gesù chiama Dio “Abbà”, che significa “Padre” ma è una parola tratta dal linguaggio dei bambini e quindi un termine affettuoso con cui non si osava rivolgersi a Dio. Secondo il Vangelo di Luca, poi, Egli prega in ginocchio:
“I cristiani, con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in quel gesto anche la nostra fiducia che Egli vinca”.
“Gesù lotta con il Padre, Egli lotta con se stesso. E lotta per noi”, dice il Papa. E “sperimenta l’angoscia di fronte al potere della morte”. Non solo uno sconvolgimento come lo prova qualsiasi creatura di fronte alla morte. In Gesù si tratta di qualcosa di più:
“Egli allunga lo sguardo nelle notti del male. Vede la marea sporca di tutta la menzogna e di tutta l’infamia che gli viene incontro in quel calice che deve bere. È lo sconvolgimento del totalmente Puro e Santo di fronte all’intero profluvio del male di questo mondo, che si riversa su di Lui. Egli vede anche me e prega anche per me. Così questo momento dell’angoscia mortale di Gesù è un elemento essenziale nel processo della Redenzione”.
In questa preghiera, dunque, il Signore compie l’ufficio del sacerdote: prende su di se il peccato e “ci porta presso il Padre”. Quindi la riflessione del Papa si concentra sulle parole di Gesù sul Monte degli Ulivi. “Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”.
La volontà naturale dell’Uomo Gesù chiede che ciò gli sia risparmiato ma come Figlio “depone questa volontà umana nella volontà del Padre: non io, ma tu”, ricorda Benedetto XVI. In questo modo trasforma l’atteggiamento di Adamo, il peccato primordiale dell’uomo, che era stato: “Non ciò che hai voluto tu, Dio; io stesso voglio essere dio". "Questa superbia, dice il Papa, è la vera essenza del peccato”, quando l’uomo pensa di essere libero e veramente se stesso solo se segue esclusivamente la sua volontà e, dunque, sottolinea ancora, in quest’orizzonte “Dio appare come il contrario della nostra libertà”:
“È questa la ribellione fondamentale che pervade la storia e la menzogna di fondo che snatura la nostra vita. Quando l’uomo si mette contro Dio, si mette contro la propria verità e pertanto non diventa libero, ma alienato da se stesso”.
In realtà, quindi, siamo liberi “solo se siamo nella nostra verità, se siamo uniti a Dio”:
“Nella lotta della preghiera sul Monte degli Ulivi Gesù ha sciolto la falsa contraddizione tra obbedienza e libertà e aperto la via verso la libertà. Preghiamo il Signore di introdurci in questo “sì” alla volontà di Dio, rendendoci così veramente liberi”
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