LEFEBVRIANI: LAGUERIE, FUGHE DI NOTIZIE PER FAR FALLIRE ACCORDO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 21 apr.
"Ci sono persone a Roma molto sfavorevoli a qualsiasi accordo" tra la Santa Sede e la Fraternita' San Pio X.
Lo denuncia l'abbe' Philippe Laguerie, superiore dell'Istituto del Buon Pastore, a seguito della diffusione di una Lettera a lui indirizzata da monsignor Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei che sta conducendo in porto le trattative tra la Santa Sede e i seguci di monsignor Lefebvre.
"La divulgazione - afferma il sacerdote tradizionalista, superiore di uno degli istituti rimasto sempre in piena comunione con Roma - e' arrivata da fazioni certamente contrari agli accordi, chierici o laici, della Fraternita' di San Pio X".
"In breve - commenta Laguerie - un po' ovunque alcune persone si immischiano in cio' che non li riguardano, anche se tutti, ovviamente, sono interessati. Il fine non giustifica i mezzi, per nessuno". Quanto all'ipotesi che sia stato proprio un membro del suo Istituto a diffondere la lettera "in collusione con il traditore" il superiore lo invita a lasciare per unirsi ai lefebvriani piu' ostili al rientro: "che ci torni, se davvero da li' proviene!". In ogni caso si tratta di "un politico miserabile deciso a far affossare i negoziati della Fraternita' e a destabilizzare il suo Istituto". Egli e', conclude il superiore, "un sacerdote incapace di conservare un segreto professionale potrebbe rivelare anche quelli confessionali".
La lettera divulgata illecitamente e' stata scritta dal segretario della Ecclesia Dei in seguito a una visita canonica compiuta all'Istituto del Buon Pastore e contiene alcuni rilievi che potrebbero scoraggiare i lefebvriani che si apprestano a seguire il loro superiore Bernard Fellay sulla via del rientro nella Chiesa Cattolica, anche se si tratta alla fine di sfumature piuttosto che di sostanza.
Il piu' significativo rilievo del Vaticano riguarda l'uso "esclusivo" del messale di San Pio V, ovviamente consentita all'Istituto come ormai in tutta la Chiesa. La Commissione Pontificia suggerisce di non parlare di uso "esclusivo", limitandosi a ribadire negli Statuti del Buon Pastore che si tratta del "rito proprio" dell'Istituto. Del resto le Costituzioni erano precedenti al Motu Proprio del Papa e vanno adeguate alle sue decisioni. "La questione della pratica della forma straordinaria, cosi' com'e' formulata negli Statuti - scrive infatti monsignor Pozzo - va precisata nello spirito del Summorum Pontificum.
Converrebbe semplicemente definire questa forma come il 'rito proprio' dell'Istituto, senza parlare di 'esclusivita''". "In linea generale - si legge ancora nel documento che doveva restare riservato - e' necessario approfondire il carisma fondatore dell'Istituto, pensando piu' all'avvenire che al passato". E, analogamente, "piu' che su una critica, sia pure 'seria e costruttiva', del Concilio Vaticano II, gli sforzi dei formatori dovranno volgersi alla trasmissione dell'integralita' del patrimonio della Chiesa, insistendo sull'ermeneutica del rinnovamento nella continuita' e prendendo come base l'integrita' della dottrina cattolica esposta nel Catechismo della Chiesa Cattolica".
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