mercoledì 18 aprile 2012

I sette anni di Pontificato di Papa Benedetto nel commento di Salvatore Izzo

I sette anni di Pontificato di Papa Benedetto

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 18 apr.

La preghiera degli Apostoli riuniti "tutti insieme concordi" nel Cenacolo ci insegna che la "concordia e' l'elemento fondamentale prima comunita' e dovrebbe essere sempre fondamentale per la Chiesa".
Lo ha affermato Benedetto XVI nella catechesi all'Udienza Generale di oggi, vigilia del settimo anniversario della sua elezione ma anche giorno dell'atteso annuncio della firma da parte dei Lefebvriani di un documento dottrinale che dovrebbe rapidamente consdentire il ripristino della piena comunione con i tradizionalisti dopo lo scisma del 1988.
Non poteva probabilmente esservi un regalo migliore per questo Papa umile e risoluto, che appena lunedi' scorso ha festeggiato il suo 85esimo compleanno.
Ricucire questa e le altre fratture nella Chiesa che gli e' stata affidata il 19 aprile 2005 e' infatti il primo obiettivo che si era proposto l'"umile lavoratore della Vigna del Signore" (cosi' si presento' alla folla quel giorno).
La lettera ai vescovi di tutto il mondo scritta con stile personalissimo due anni fa per spiegare cosa lo avesse mosso a togliere le scomuniche al successore di Lefebvre e a altri tre vescovi illegittimi (compreso il negazionista Williamson, del quale gli fu tenuta nascosta la vergognosa sottovalutazione della Shoah) rappresenta una straordinaria testimonianza della sua ansia per l'unita' della Chiesa. La stessa che lo ha portato nella recente messa crismale, ad allargare le braccia verso i preti dissidenti dell'Austria, alla cui buona fede ha detto di credere. Con questo spirito ha varato gli ordinariati per gli anglo-cattolici (ammettendoli al sacerdozio anche se sposati), ricevuto il teologo antiromano Hans Kung e approvato le costituzioni dei Neocatecumenali, bersagliati da critiche e riserve di tanti vescovi e dell'intero episcopato giapponese.
Non si puo' incasellare, dunque, Benedetto XVI nel campo dei tradizionalisti, anche se la sua lettura del Concilio e della Liturgia e' quella della continuita' nella Tradizione. L'anno scorso, il 27 ottobre ha voluto ripetere l'incontro con i leader delle grandi religioni convocato nel 1986 ad Assisi da Papa Wojtyla, che - anche qui sfidando non poche opposizioni di Curia - ha voluto beatificare ad appena 6 anni dalla morte. Con altrettanto coraggio, nel suo impegno a favore della pace nella verita' e nella giustizia, ha imposto recentemente un netto cambiamento della linea della Chiesa fin qui troppo spesso lealista, aprendo alle "legittime aspirazioni del popolo siriano".
E come pellegrino di pace ha compiuto 23 viaggi internazionali e 27 in Italia. Non solo: per spingere la Chiesa al rinnovamento ha promosso l'Anno Paolino e quello sacerdotale e ora a 85 anni compiuti (che ne fanno il piu' anziano Pontefice dopo Leone XIII) si appresta a guidare l'Anno della Fede. Ma ha anche scritto tre encicliche: Deus caritas est, Spe salvi,e Caritas in veritate. Con i due volumi gia' pubblicati del Gesu' di Nazaret ha infine scalato le classifiche dei libri piu' venduti in tutto il mondo.
Ad essere Papa 7 anni fa e' stato chiamato infatti l'amico piu' fedele di Papa Wojtyla (che cosi' lo aveva definito pochi mesi prima nel libro "Alzatevi, andiamo") ma anche il piu' grande teologo tedesco vivente, autore si disse all'indomani dell'elezione, con un'iperbole che pero' rende bene l'idea, di piu' libri di quanti gli altri cardinali che partecipavano al Conclave tutti insieme ne avessero letti). Ma non c'e' contraddizione tra l'umilta' che caratterizza questo Pontificato e la grandezza intellettuale (e morale) di un uomo che in questi sette anni ha lottato energicamente contro gli abusi sessuali commessi da ecclesiastici, imponendo una inversione di rotta nelle coscienze, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili: le vittime che ha incontrato a Washington, Sydney, Malta e Berlino, e che in passato erano oggetto di sistematiche calunnie per vanificare le loro denunce, sono oggi al primo posto nella preoccupazione della Chiesa.
Ed entro quest'anno tutti gli Episcopati del mondo dovranno mettere a punto proprie linee-guida per la lotta a questo crimine.
Nella Lettera ai cattolici dell'Irlanda, Papa Benedetto ha confidato di aver versato le sue lacrime venendo a conoscenza delle sofferenze di tanti innocenti, ma questo non gli ha risparmiato lo strazio di false accuse con le quali soprattutto nel 2010 si e' tentato di coinvolgere lui stesso nello scandalo, facendolo passare ingiustamente come un insabbiatore, mentre in realta' altri cardinali di Curia gli avevano impedito di procedere contro il fondatore dei Legionari Marcial Maciel e l'arcivescovo di Vienna, cardinale Groer, spingendo l'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede a chiedere di lasciare il suo incarico. Giovanni Paolo II volle che restasse al suo posto e, sia pure troppo tardi, consenti' che le inchieste fossero alla fine avviate.

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