Il rapporto dei vescovi degli Stati Uniti sulle denunce di abusi sessuali nel 2011
Guardia alta
Per il cardinale Dolan «la Chiesa deve continuare a vigilare»
Washington, 12. L'impegno dei vescovi degli Stati Uniti per contrastare il fenomeno degli abusi sessuali sui minori perpetrati dai membri del clero avanza con determinazione. Si tratta di una priorità per la Chiesa locale ribadita ancora una volta dalla recente presentazione della tradizionale relazione sull'attuazione e lo sviluppo del Charter for the Protection of Children and Young People, la Carta per la protezione dei bambini e dei giovani, redatta dall'episcopato fin dal 2002 e che tutte le diocesi sono tenute a rispettare. La Carta contiene una serie di regole cui attenersi e prevede delle verifiche periodiche per accertare il bisogno di ulteriori miglioramenti.
Anche per il 2011 i risultati ottenuti dimostrano il costante sforzo per assicurare protezione: secondo quanto emerso dall'ultimo rapporto quasi tutte le arcidiocesi, diocesi ed eparchie nel Paese hanno rispettato le regole stabilite dalla Carta, che peraltro è stata aggiornata lo scorso anno. Alla base di essa vi è sempre la linea della “tolleranza zero”, ma tra le novità introdotte vi è, ad esempio, quella relativa all'introduzione del reato di pornografia infantile e l'equiparazione dell'abuso su incapace a quello su minore. La relazione annuale 2011 riporta 683 nuovi casi di abusi denunciati da persone adulte, alle quali sono stati offerti programmi di sostegno. In particolare, la maggioranza delle denunce è relativa a fatti avvenuti in un arco temporale che risale a un lontano passato. Infatti, il 68 per cento degli abusi sono intercorsi tra il 1960 e il 1984, in particolare tra il 1975 e il 1979. Dei 683 adulti, 453 hanno accolto con favore il supporto morale e psicologico dato dalla comunità cattolica. Ventuno denunce (il 3 per cento del totale), sempre nel 2011, risultano invece provenire da minorenni. Di queste, sette sono state giudicate plausibili da parte delle forze dell'ordine, tre false, cinque invece ai margini di violazioni e altre tre ancora in corso di accertamenti. Infine, la credibilità di restanti tre denunce non può essere determinata. La maggioranza di coloro che sono stati accusati sono deceduti, sono stati rimossi dai loro incarichi pastorali o erano stati in precedenza già denunciati. In particolare 253 membri del clero sono morti, 58 sono stati ridotti allo stato laicale e 281, con precedenti altre denunce, sono stati già rimossi dai loro incarichi pastorali.
I vescovi, tuttavia, affermano che i risultati raggiunti non devono spingere ad abbassare la guardia. Presentando la relazione, il cardinale arcivescovo di New York e presidente della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), Timothy Michael Dolan, ha sottolineato: «Anche se la maggioranza delle denunce riguarda il passato, la Chiesa deve continuare a vigilare. Essa deve continuare a fare tutto quanto sia possibile affinché gli abusi non si ripetano. Tutti dobbiamo continuare a lavorare per una piena guarigione e riconciliazione con le vittime». Per i vescovi, ha concluso il porporato, affrontare la questione degli abusi «è una comune priorità». In un precedente intervento, il cardinale Dolan aveva assicurato che ogni sacerdote riconosciuto responsabile di «tali intollerabili reati» nei confronti di minori verrà rimosso in modo «permanente» dal proprio ministero.
Dal rapporto emerge anche la grande collaborazione all'interno della comunità ecclesiale. Il presidente del National Review Board for the Protection of Children and Young People, Al J.Notzon, ha osservato «che la vasta maggioranza dei presuli continua a cooperare» con il processo di emersione e denuncia del fenomeno e di individuazione dei colpevoli. In base ai dati forniti soltanto le diocesi di Baker e Lincoln e sei eparchie di rito orientale hanno opposto il loro rifiuto a collaborare.
La relazione è stata redatta in collaborazione, fra gli altri, con il Centre for Applied Research in the Apstolate, un istituto di analisi e ricerche con base presso la Georgetown University, che ha fornito anche una serie di dati di natura economica. I costi per il sostegno alle vittime degli abusi hanno subìto un calo parziale: nel 2011 quelli coperti dalle arcidiocesi e diocesi sono stati pari a 109 milioni di dollari, mentre nel 2010 erano ammontati a 124. Inoltre l'onere economico ricaduto su arcidiocesi, diocesi e istituti religiosi messi assieme è stato pari a 144 milioni nel 2011 e a 150 nel 2010. Infine, per rimarcare l'impegno, si ricorda che in tutto il Paese circa due milioni di volontari hanno partecipato a corsi di formazione nelle parrocchie e nelle scuole in relazione a programmi di protezione, cui si aggiungono le 249.000 unità di personale impiegato. Inoltre, in tutti gli Stati, 4,8 milioni di bambini hanno ricevuto nozioni su come riconoscere e difendersi dai tentativi di abuso e tutte le arcidiocesi, diocesi ed eparchie che collaborano e offrono programmi di prevenzione a tale riguardo.
Le 683 denunce del 2011 portano a una crescita rispetto a quelle dell'anno passato. Le 428 segnalazioni su casi di abusi, nel 2010, erano risultate in lieve aumento rispetto alle 398 del 2009, ma in netto calo rispetto agli anni precedenti: 625 (2008), 599 (2007), 635 (2006), 695 (2005), 898 (2004). L'impegno della Chiesa si accompagna a una serie di iniziative che ogni anno culminano nel Paese con il National Child Abuse Prevention Month, il mese della sensibilizzazione sulla prevenzione degli abusi, che si tiene ad aprile.
(©L'Osservatore Romano 13 aprile 2012)
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1 commento:
Mi piacerebbe sentire queste notizie nei telegiornali più ascoltati, soprattutto in quelli che sono sempre pronti a pubblicare notizie di scandalo all'interno della Chiesa.
Selezionare le notizie da pubblicare è un gesto poco corretto che colpisce la sensibilità della gente comune.
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