Su segnalazione di Alessia leggiamo:
Benedetta umiltà: un libro sulle "virtù semplici" di Joseph Ratzinger
Mancano pochi giorni a due importanti ricorrenze per Benedetto XVI: il 16 aprile, Joseph Ratzinger compirà 85 anni; tre giorni dopo, il 19 aprile, celebrerà il settimo anniversario dell’elezione alla Cattedra di Pietro. In questo particolare contesto, è stato presentato ieri presso il Centro culturale San Roberto Bellarmino di Roma il libro “Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger” di Andrea Monda, edito dalla Lindau. All’evento hanno preso parte il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian e il giurista Francesco D’Agostino. Alessandro Gisotti ha chiesto all’autore di soffermarsi sull’idea di intrecciare il Pontificato di Benedetto XVI con la virtù dell’umiltà:
R. - Il mio libro parla di due cose. Una è l’umiltà, questa virtù che, forse, è la più misteriosa di tutte ed è così fragile e delicata che, come se ne parla, in qualche modo sfuma. L’altro argomento di cui parlo è il mistero di un uomo, ossia dell’uomo Joseph Ratzinger, che da sette anni è Sommo Pontefice con il nome di Benedetto. Ricordiamo il 19 aprile del 2005, in quel momento così carico e pieno di emozione, il Papa si presenta al mondo citando un po’ la Bibbia ed un po’ quello che gli aveva detto Paolo VI quando lo aveva nominato vescovo: si presenta, cioè, come “umile e semplice lavoratore nella vigna del Signore”. Ho scoperto dunque che tutto mi rinviava a questa virtù altrettanto misteriosa dell’’umiltà, e spero sia uscito un profilo ed un ritratto più che altro spirituale, non politico o socio-politico e neanche teologico. Ma, piuttosto, un profilo appunto spirituale di un uomo che ha una forte ed intensa spiritualità che spesso, però, i mass media non mettono in luce.
D. - A proposito di umiltà, di Benedetto XVI colpisce la sua mite fermezza…
R. - L’umiltà è una virtù paradossale, perché vuol dire mitezza, dolcezza, gentilezza ma anche fermezza, nel senso di coraggio. Solo un uomo umile, secondo me, può essere coraggioso. L’umiltà - dice bene Paolo VI - è essenzialmente verità: coraggioso non è l’uomo che ha paura ma l’uomo che, conoscendo le proprie paure ed i propri limiti, si affida ad uno più grande di lui facendo un salto, che è quello della fede. Solo un uomo umile, però, può riconoscere che c’è qualcuno più grande di lui ed attraversare così queste paure. Benedetto XVI è quindi un uomo senza dubbio mite, dolce, da un certo punto di vista quasi dimesso. Non è "esplosivo" o clamoroso: è una persona che sussurra all’uomo, ma sussurra parole di verità, riconducendolo sempre alla sua prima verità, ossia che l’uomo è creatura e si deve perciò affidare ad un Creatore, ad uno più grande di lui. Da qui, si sciolgono tutti quei paradossi che appaiono di fronte a questo Pontificato: è un uomo che, al tempo stesso, è dolce ma anche molto fermo nella difesa della fede e dell’annuncio gioioso della fede stessa.
D. - “L’umiltà accompagna ogni grande gioia della vita con la precisione di un orologio”, diceva Chesterton, uno degli autori preferiti di Joseph Ratzinger. Il Papa è davvero un uomo gioioso...
R. - Spesso il Papa cita Chesterton, questo scrittore inglese umorista, che è poi il grande cantore della gioia. Se andiamo a vedere proprio la parola “gioia” nel linguaggio e nei discorsi di Benedetto XVI, potremmo scoprire che, forse, è la parola più volte ricorrente! E’ il grande Papa della gioia, io dico addirittura il grande Papa dell’umorismo, di quest’umiltà e di quest’umorismo che vanno insieme, perché provengono entrambe da “humus”, ossia dalla terra. Questa semplicità di Ratzinger la vediamo anche quando parla, perché lo fa con poche parole - le sue Encicliche sono brevi, così come i suoi discorsi -, ma queste sono così nitide e così chiare perché hanno a cuore soltanto un punto essenziale: direi che questo è un Papa dell’essenza delle cose, va cioè sempre all’essenza di tutti i discorsi. Lo ha detto bene nel libro-intervista “Luce del mondo” quando afferma che “il filo conduttore della mia vita è questo: il cristianesimo dà gioia ed allarga gli orizzonti”. In questa piccola frase c’è già, in nuce, tutto il Pontificato: da una parte l’annuncio della gioia cristiana, che Cristo è risorto e vince la morte, e dall’altra che questa gioia non toglie nulla all’uomo ma, addirittura, gli fa allargare i propri orizzonti. (vv)
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