domenica 12 agosto 2012
A Taizé l'anniversario dell'inaugurazione della chiesa sulla collina. Da cinquant'anni cuore di riconciliazione (Fratel Alois)
A Taizé l'anniversario dell'inaugurazione della chiesa sulla collina
Da cinquant'anni cuore di riconciliazione
La chiesa della Riconciliazione, dove i membri della comunità ecumenica di Taizé, nella regione francese della Borgogna, si riuniscono tre volte al giorno per vivere la preghiera comune, ha compiuto cinquant'anni. La chiesa venne infatti inaugurata il 6 agosto 1962, nel giorno della festa della Trasfigurazione del Signore. Era stata costruita dai giovani, sotto il patrocinio di un'organizzazione tedesca che voleva creare dei segni di riconciliazione nei Paesi che avevano sofferto la guerra mondiale e, per la Francia, venne scelta Taizé. Per l'occasione, il fondatore della comunità fratel Roger, scrisse: «A coloro che arrivano, potremo forse offrire delle pietre da contemplare? Dopo essere venuti in questa chiesa della Riconciliazione, piuttosto che portare via il ricordo dei muri, possano invece ricordarsi la chiamata alla riconciliazione. Chi cerca e realizza la riconciliazione acquista un'apertura di cuore e di spirito e anche nella sua vecchiaia torna a essere giovane». L'anniversario costituisce per la comunità anche un'occasione per manifestare concretamente il suo sostegno alle popolazioni che stanno vivendo in situazioni di conflitto e di emergenza umanitaria. Nell'ambito dell'“Operazione Speranza”, che promuove vari progetti in tutti i continenti, sarà avviata un'iniziativa di solidarietà che coinvolgerà i bambini indigenti nella città di Rumbek, nel Sud Sudan. Taizé in questi giorni è animata da una folta presenza di giovani per vivere le tradizionali settimane di preghiera. I giovani, inoltre, si stanno preparando per partecipare al prossimo incontro europeo che si svolgerà a Roma a fine anno. Pubblichiamo di seguito stralci della meditazione che il priore della comunità ha offerto il 9 agosto ai fedeli riuniti nella chiesa della Riconciliazione.
di fratel Alois
Questa settimana celebriamo una festa tutta particolare. Cinquant'anni fa, il 6 agosto 1962, è stata inaugurata la chiesa nella quale ci troviamo riuniti. Voi sapete forse che si chiama chiesa della Riconciliazione. L'ha disegnata il nostro fratello Denis, che è architetto, e dei giovani tedeschi dell'«Aktion Sühnezeichen», un'organizzazione creata per la riconciliazione dopo la guerra mondiale, che si sono fatti carico dei lavori di costruzione.
Con gli anni, questa chiesa è stata modificata e ingrandita perché fratel Roger nutriva costantemente questo desiderio: che tutti coloro che entrano nella chiesa possano comprendere che è Dio ad accoglierli. In occasione dell'inaugurazione fratel Roger aveva scritto queste parole: «A coloro che arrivano a Taizé cercano, più o meno coscientemente, un oggetto che li superi. Se ci chiedono del pane, potremo forse offrire delle pietre da contemplare? Dopo essere venuti in questa chiesa della Riconciliazione, piuttosto che portare via il ricordo dei muri, possano invece ricordarsi la chiamata alla riconciliazione e farne pane quotidiano della loro vita».
Fratel Roger ci invita a fare della riconciliazione il nostro pane quotidiano. Ciò significa prima di tutto accogliere la pace di Dio, credere che Dio ci accoglie senza porre condizioni. Non soltanto Egli ci accetta per come siamo, ma ama ciascuno di noi profondamente, follemente, si potrebbe perfino dire, e per sempre.
Gesù è venuto a rivelarci questo amore di Dio. Lo ha fatto andando fino alla fine, fino alla croce, quando ha conosciuto le più grandi tenebre possibili. Che noi si possa comprendere che egli porta i nostri fardelli e le nostre mancanze e che presso di Lui troviamo la pace del cuore, la riconciliazione interiore.
Questa chiesa è stata inaugurata il 6 agosto, giorno in cui celebriamo ogni anno la Trasfigurazione del Signore. Voi vedete l'icona della trasfigurazione nel coro della chiesa. Meditiamo più spesso su questo momento importante della vita di Gesù, vi troveremo una luce tutta nuova. Prima della sua passione, in cui sarebbe stato terribilmente sfigurato, tre discepoli videro Gesù, per un breve momento, brillare di una luce che superava ogni altra mai conosciuta. Essi videro che Gesù era veramente l'inviato di Dio, il Figlio di Dio. Nella nostra preghiera spesso così semplice e a volte perfino povera, questa luce di Cristo tocca il nostro cuore, anche se non ne abbiamo un'esperienza sensibile.
Fratel Roger scriveva ancora cinquant'anni fa: «Non è assolutamente un caso che l'inaugurazione della chiesa della Riconciliazione sia stata fissata nel giorno della festa della Trasfigurazione. Dobbiamo in effetti ricordare che il Cristo compie la sua opera di trasfigurazione in noi e nel prossimo. Egli converte le più profonde resistenze che si oppongono alla riconciliazione. Egli penetra, a poco a poco, con la sua luce, le nostre ombre più oscure».
Queste parole di fratel Roger rimangono vere. Noi accogliamo la riconciliazione del Cristo in molti modi: nell'Eucarestia, pregando il Padre nostro, e perfino dicendo semplicemente dal fondo del cuore questa antica preghiera: «Gesù Cristo, Figlio di Dio, vieni in mio aiuto». E quando dubitiamo del perdono di Dio, magari a causa di una grave mancanza, possiamo sentire nel sacramento della riconciliazione, attraverso una voce umana, l'assicurazione di essere perdonati. Accogliamo il perdono di Dio fino in fondo quando lo trasmettiamo ad altri. Allora domandiamo a Dio: concedi a noi tutti di essere, attraverso le nostre vite, portatori di pace e di riconciliazione là dove viviamo, nelle nostre famiglie, tra coloro che ci circondano, tra cristiani separati, tra i popoli della terra. È vero che conosciamo delle situazioni in cui il perdono è estremamente difficile da dare e perfino, in certi momenti comunque, impossibile. In una tale situazione, è ancora più importante mantenere la pace del cuore, credere che il Cristo condivide questa situazione con noi e che già il desiderio di perdonare è un primo passo. Condividere il pane quotidiano della riconciliazione che riceviamo: noi vorremmo sempre, e specialmente oggi, compiere un gesto concreto in questo senso. Allora abbiamo pensato al Paese nuovamente indipendente e che esce da vent'anni di guerra: il Sud Sudan. Con l'“Operazione Speranza”, che promuove progetti in diversi continenti, sosterremo, da adesso e per i prossimi tre anni, dei bambini sfortunati della città di Rumbek. Troverete spiegato, sul sito di Taizé, come ognuno può unirsi nel sostegno del progetto. Sapete che prima dell'incontro europeo di Roma avremo un incontro africano in Rwanda nel mese di novembre. Tre cappellani di giovani di quel Paese sono tra noi, due sacerdoti e un pastore. La loro presenza è preziosa per prepararci a quell'incontro. Ripartiranno domenica. Noi vorremmo dire loro che li accompagniamo con le nostre preghiere. Perché la difficile riconciliazione che i rwandesi si sforzano di vivere, dopo il terribile genocidio che hanno conosciuto, vada in profondità. Il loro ammirevole sforzo di riconciliazione è un appello per tutti noi: che la riconciliazione di Cristo si impadronisca dei nostri cuori, che si faccia della riconciliazione il nostro pane quotidiano, perché la speranza di pace possa sorgere per tutti gli esseri umani. Lasciatemi citare ancora una volta una parola di fratel Roger in occasione dell'inaugurazione di questa chiesa, parola che potrebbe accompagnarci per un po': «Un uomo o una donna riconciliati con loro stessi e con il prossimo ritrovano una forza viva, un dinamismo, una nuova primavera».
(©L'Osservatore Romano 12 agosto 2012)
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