sabato 9 giugno 2012

Padre Lombardi: Chiesa e presenza eucaristica per tutti (Radio Vaticana)


Padre Lombardi: Chiesa e presenza eucaristica per tutti


Essere consapevoli di essere in piena comunione con la Chiesa pur senza ricevere sacramentalmente l’ostia. A prima vista, secondo il comune sentire, ciò appare come una contraddizione. Non è così e Benedetto XVI lo ha spiegato pochi giorni fa, durante l’Incontro mondiale delle famiglie a Milano, affrontando in particolare la delicata questione dei divorziati risposati. Nel suo editoriale per il settimanale d’informazione “Octava dies” del centro Televisivo Vaticano, padre Federico Lombardi riflette su questo aspetto: 


In occasione del Corpus Domini il Papa ha ripreso un tema caratteristico del suo magistero sul culto eucaristico: la complementarità della celebrazione della Messa e dell’adorazione. Un’accentuazione eccessiva, per non dire esclusiva, della celebrazione eucaristica a scapito della dimensione e del tempo effettivamente dedicato all’adorazione porta a non comprendere più e a non percepire la presenza viva del Signore nel Sacramento eucaristico anche fuori della Messa e forse anche il significato spirituale e la ricchezza della stessa celebrazione della Messa. 


Ora, cogliere questa presenza nella sua verità e nella sua realtà è fondamentale per la vita cristiana. Mi sono tornate spontaneamente alla mente le parole intense che il Papa ha detto pochi giorni fa durante la veglia festosa con le famiglie a Milano, parlando alle persone che non possono ricevere la comunione perché si trovano in situazione matrimoniale irregolare. Diceva: “E’ molto importante che sentano che l’Eucarestia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione ‘corporale’ del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo”. Già, perché il suo Corpo non è solo l’ostia consacrata, ma la comunità della Chiesa… Invitare alla comunione “spirituale” quando non è possibile quella “corporale”, non è voler dare un’ingannevole consolazione, ma è allargare e approfondire le dimensioni della vita nella fede e nella comunità di fede. Solo così anche quell’altra parola del Papa a Milano – a prima vista un po’ misteriosa – può trovare il suo senso: la sofferenza di chi è privo della comunione sacramentale, se accettata interiormente come prezzo della testimonianza comune che i credenti devono dare al valore della stabilità dell’amore matrimoniale sacramentale, “è un dono per la Chiesa”. Sì, perché non è “fuori” della comunità, ma “pienamente dentro”, nel suo cuore, con un desiderio forse ancora accresciuto da un’esperienza di privazione.


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