lunedì 25 giugno 2012

Lo Stato della Città del Vaticano e la missione “salus animarum” (Anelli)


Lo Stato della Città del Vaticano e la missione “salus animarum”


Giuseppe Anelli*


Si è svolto nei giorni scorsi presso la sede dell’Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori su iniziativa della Fondazione Accademica Iuism “Sapientia mundi” onlus, il convegno “Lo Stato della Città del Vaticano e la sua missione salus animarum”. All’iniziativa, voluta dal professor Fabrizio Marongiu Buonaiuti, coordinata dalla professoressa Filomena Giordano e promossa dal signor Angelo Benedetti, hanno aderito rappresentanti di varie associazioni laiche e cattoliche e gli studenti dei vari corsi organizzati dalla Fondazione accademica Iuism “Sapientia Mundi” onlus. Il Presidente dell’Unione Nazionale Sindacale, Domenico Mamone, nell’accogliere i partecipanti all’evento culturale, ha sottolineato che l’argomento è particolarmente interessante ed attuale e consente ai partecipanti di soffermare la loro attenzione sui caratteri che rendono unico lo Stato Città del Vaticano e la sua missione.
La professoressa Filomena Giordano, coadiuvata dal tutor Antonio Speziale, ha introdotto l’argomento ricordando che lo Stato della Città del Vaticano è stato creato con il Trattato del Laterano concluso tra la Santa Sede e l’Italia l’11 febbraio 1929 per assicurare al Papa la indipendenza assoluta da qualsiasi sovranità temporale. È un soggetto di diritto internazionale distinto dalla Santa Sede. 
I discenti del Corso di International Law hanno illustrato i tre caratteri unici ed inediti circa la finalità dello Stato: un fine apolitico, un fine trascendente gli interessi della propria popolazione, un fine teleologico. Il fine apolitico, ha precisato Raffaele Cassone, differenzia lo Stato Città del Vaticano da tutti gli Stati del mondo, che hanno come elemento primario una finalità politica, che può evolvere nel tempo in rapporto ai cambiamenti dello scenario internazionale. Lo Stato Città del Vaticano ha finalità spirituale, in obbedienza ai dettami di Cristo, fondatore della Chiesa. 
Per tale motivo rimane anche immutabile la finalità dello stesso Stato. Si è analizzata, poi, la finalità apolitica-spirituale che motiva l’esistenza dello Stato della Città del Vaticano come ha giudicato lo Stato italiano al momento della stipula del Trattato. Daniela Panetta ha illustrato il fine trascendente gli interessi della propria popolazione dello Scv. In ciò risiede il passaggio dal particolare all’universale, il salto dall’immanente al trascendente. Mentre tutti gli Stati hanno come impegno primario quello di provvedere al benessere della propria collettività (dimensione particolare) e sono coinvolti nella soluzione delle problematiche di ordine temporale (dimensione immanente), lo Scv ha come compito il perseguimento di finalità unicamente spirituali e religiose, al di là degli interessi materiali della sua popolazione. Quindi ha finalità di natura trascendente (spirituale) ed universale e si rivolge ai suoi membri (i battezzati nella Chiesa Cattolica) sparsi in tutto il mondo andando oltre il ristrettissimo numero dei cittadini vaticani. La terza caratteristica presentata da Loredana Verdelli e da Elisabetta dell’Elmo de Stradis è il fine teleologico, elemento di differenziazione tra gli ordinamenti civili e la legislazione ecclesiastica. 
Quest’ultima caratteristica chiarisce definitivamente la necessità della esistenza dello Scv e, nello stesso tempo, motiva la ragione ultima della sua esistenza. Mentre gli altri Stati si autogiustificano, lo Stato Città del Vaticano si presenta con il suo carattere strumentale in cui risiede proprio la sua ratio vitae. Il motivo della sua esistenza è di garantire alla Chiesa (gestita dalla S. Sede) l’esercizio della sua missione universale. Infatti la missione della chiesa è la salus animarum. Lo Stato Città del Vaticano serve a lei per raggiungere questo scopo. In conclusione P. Alfonso Arrechua Libano ha riaffermato che la Chiesa Cattolica svolge una missione spirituale universale concependo la sua attività come un servizio. Così si esprimeva, infatti, Paolo VI a riguardo della potestas, spiegando la natura di tale “potere” nella Chiesa: «Sappiamo che nel linguaggio umano, e anche nella realtà storica, la parola “potestà”, exsusia, è ambivalente, e può essere intesa come dominazione o come servizio. Sappiamo altresì che nostro Signore Gesù Cristo ha dato una risposta molto chiara a questo proposito dicendo ai suoi discepoli: “Chi tra di voi è il più grande diventi come il più piccolo e chi governa diventi come colui che serve” (Lc., XXII, 28). Il nostro potere non è un potere di dominazione, ma un potere di servizio, una “diakonia”, un ufficio a servizio della comunità».


*presidente della Fondazione Accademica Iuism “Sapientia mundi” onlus


© Copyright La Discussione, 24 giugno 2012 consultabile online anche qui.

1 commento:

Andrea ha detto...

No, non mi risulta che "Il motivo della sua esistenza" (dello SCV)sia "di garantire alla Chiesa (gestita dalla S. Sede) l’esercizio della sua missione universale".

La Chiesa ha per fine la salvezza delle anime, ma la missione universale è in prima persona affidata a Pietro, il quale (come Vicario di Cristo) è reggitore universale e Pontefice, cioè costruttore e garante del "ponte" fra questo e l'altro mondo.
Lo Stato Vaticano esiste perché il Papa possa operare.

Come al solito, si tende a diluire lo "scandalo" cristiano in una dimensione "democratica" (la Chiesa presentata come organizzazione)