lunedì 25 giugno 2012

Il vescovo di Carpi: la serenità del Papa ci aiuterà a riprenderci (Radio Vaticana)


Il vescovo di Carpi: la serenità del Papa ci aiuterà a riprenderci


“Aspettiamo il Papa con la speranza nel cuore e la certezza della fede”. Così monsignor Francesco Cavina, vescovo della diocesi di Carpi, che domani accoglierà il Santo Padre in visita in Emilia Romagna. In questa diocesi, la più colpita dal sisma, solo tre chiese su 50 sono agibili, ma nonostante questo grande è l’impegno di tutti i sacerdoti in questo momento difficile. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso monsignor Cavina:   


R. - Devo dire che i sacerdoti sono stati veramente eroici: sono rimasti tutti sul posto e molti di loro hanno organizzato i primi soccorsi alle popolazioni. Soccorsi che sono stati fatti addirittura nel contesto dei campi sportivi e di quelle strutture - poche - che sono rimaste in piedi, come qualche scuola materna. Si sono, quindi, fatti carico di queste tendopoli che sono nate spontaneamente attorno al proprio parroco o agli spazi parrocchiali. Questo denota l’affetto, la stima e la riconoscenza che la popolazione, credente e non, ha nei confronti dei propri sacerdoti. A mio avviso, inoltre, mette in chiara evidenza l’importanza che hanno le parrocchie, soprattutto nel contesto delle nostre campagne - faccio riferimento principalmente alla zona del mirandolese -, per quanto concerne la vita comunitaria, sociale e religiosa della gente. Le parrocchie sono l’unico luogo di aggregazione esistente in queste realtà. Vorrei sottolineare, inoltre, come la perdita della propria chiesa abbia significato, per molta gente, anche la perdita dell’unico luogo di bellezza presente sul posto.


D. - Domani arriverà il Papa: che cosa dirà e porterà Benedetto XVI?


R. - Intanto rivolgo la mia gratitudine e la mia riconoscenza. Quando sono venuto a conoscenza che il Santo Padre aveva scelto di venire a Rovereto, mi sono venute grosse lacrime agli occhi proprio per via della commozione e, allo stesso tempo, anche a causa della gioia, perché questo ci mostra come il Papa sia veramente il padre di tutti e come egli abbia a cuore i figli che stanno soffrendo e che si trovano veramente in una situazione di grande disagio. Una cosa che mi ha sempre colpito è la sua figura, fino a quando sono rimasto a Roma per lavorare in Segreteria di Stato: mi ha sempre colpito la sua serenità, anche nell’affrontare i grandi problemi della Chiesa universale. Credo che la sua serenità trasparirà certamente nelle parole che ci rivolgerà e quindi sarà motivo, anche per noi, di riprendere con serenità - ed oserei dire quasi con pace - il nostro cammino così lungo e faticoso, ma sicuramente con la certezza che non siamo stati abbandonati. Questo, per me, è motivo di grande conforto e mi sembra che anche i miei diocesani l’abbiano accolto con lo stesso spirito. E’ un gesto di grande affetto, quello del Santo Padre: è un gesto in cui egli spende davvero se stesso, perché venire qui domani, per un viaggio di una durata così breve, con un clima torrido come quello odierno, comporterà certamente una fatica molto grande per lui e questo dimostra proprio l’affetto che egli ha verso di noi. Di questo lo ringrazio davvero di cuore e, al mio ringraziamento, si unisce sicuramente tutta la diocesi di Carpi.


D. - Lei ha ricordato che è vescovo di questa diocesi da quattro mesi. Don Ivan è morto qui così come altre decine di persone, mentre migliaia sono gli sfollati e tantissimi i feriti. Che cosa significa, per lei, a livello personale, tutto questo?


R. - A parte questi drammi che ci troviamo a dover vivere in questo momento, tenga presente che nei primi due mesi di episcopato sono morti ben due sacerdoti in piena attività pastorale, in modo improvviso. Questo è stato ulteriore motivo di grande sofferenza. Non le nascondo che sento la fatica del momento ma sono confortato, in questo, dall’affetto che mi mostrano i miei sacerdoti ed i tanti fedeli che incontro nel mio cammino. Insieme ce la faremo. Ringrazio la Radio Vaticana che, considerandola quasi un ambiente di famiglia e sapendo il clima spirituale che si vive nel contesto della Santa Sede, mi permette di potermi esprimere così liberamente, perché queste cose si possono dire solo a persone che sai possano capirti e comprenderti. E quindi mi affido molto anche alle preghiere dei radioascoltatori di Radio Vaticana, perché so che ci sono tante persone impegnate a sostenere la Chiesa con la loro preghiera, il loro sacrificio ed il loro impegno apostolico.

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