martedì 26 giugno 2012

I preti sono i primi evangelizzatori. A colloquio con monsignor Vincenzo Zani (Gori)

A colloquio con monsignor Vincenzo Zani, sotto-segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica

I preti sono i primi evangelizzatori

di Nicola Gori

I sacerdoti sono «i primi evangelizzatori». Anche per questo, in vista dell'imminente Anno della fede e del prossimo Sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione, il tema del discernimento e della promozione delle vocazioni sacerdotali assume oggi «il carattere dell'urgenza e della necessità». Lo sottolinea in questa intervista al nostro giornale monsignor Angelo Vincenzo Zani, sotto-segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, spiegando l'origine e gli scopi del documento presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede.

Come è nata l'idea di pubblicare questo testo?

Nei decenni successivi al concilio Vaticano II sono stati pubblicati diversi documenti sulla pastorale vocazionale in seguito alla celebrazione dei congressi svolti nei vari continenti. Recentemente si è avvertita la necessità di proporne uno di carattere universale. Nelle due assemblee plenarie della Congregazione per l'Educazione Cattolica del 2005 e 2008, i padri hanno approvato la proposta di preparare un documento sulla pastorale vocazionale, concentrando l'attenzione in modo speciale sulla vocazione al sacerdozio. Considerando l'importanza del tema e sapendo che nelle Chiese locali esistono esperienze significative in merito a queste attività, la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali ha costituito un gruppo di esperti che ha preparato una scheda di rilevazione, successivamente indirizzata ai delegati delle conferenze episcopali per le vocazioni e ai centri nazionali per le vocazioni. L'ampio materiale raccolto è stato analizzato e successivamente ordinato in proposizioni che hanno costituito la base per la stesura della bozza del documento. Il testo definitivo, con il titolo «Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale», è stato approvato prima dall'assemblea plenaria del 2011 e in seguito dal Papa. Porta la data del 25 marzo 2012, per ricordare il ventesimo anniversario dell'esortazione apostolica Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II.

Nel testo si fa riferimento alla carenza di vocazioni specialmente nei Paesi occidentali: quali le cause?

I padri della plenaria hanno deciso di offrire alle comunità cristiane un documento breve e conciso, impostato secondo il classico trinomio: analisi della situazione, identità del sacerdozio ministeriale e proposte di animazione pastorale. Ovviamente nella prima parte vengono posti in evidenza i condizionamenti che stanno incidendo sulla situazione della Chiesa nel mondo e il loro impatto sulle vocazioni. Il quadro che ne esce, sia pure nell'approccio estremamente sintetico, è molto vario a seconda delle diverse aree geografiche, ed è contrassegnato da luci e ombre. Nei Paesi occidentali e di antica tradizione cristiana si registra la crescita costante dell'età media dei sacerdoti, la diminuzione della natalità, la crisi della famiglia, un contesto segnato dalla ricerca sfrenata dei beni materiali e dal calo della pratica religiosa. Indubbiamente questi fenomeni si riflettono negativamente sulle condizioni esistenziali e spirituali delle giovani generazioni. Tuttavia anche nei Paesi occidentali, come per esempio Francia e Stati Uniti d'America, si assiste a un incremento di vocazioni sacerdotali.

Quali proposte vengono fatte per suscitare risposte vocazionali?

Il primo impegno che viene richiesto alle comunità cristiane è quello di attuare l'invito di Gesù: «Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe». La preghiera ha la capacità di muovere il cuore di Dio; perciò occorre promuovere tra i credenti questa grande scuola di vita che insegna a guardare con sapienza evangelica al mondo e ai bisogni di ogni essere umano, ma soprattutto educa e unisce i cuori alla stessa carità e alla compassione di Cristo verso l'umanità. Una seconda proposta riguarda l'annuncio della Parola di Dio, non solo da ascoltare, ma soprattutto da vivere e far fruttificare. Una terza indicazione riguarda la vita sacramentale, in particolare l'Eucaristia e la riconciliazione. Una quarta proposta consiste nella raccomandazione rivolta a tutti i membri della comunità cristiana circa la responsabilità di ognuno nel coltivare, accompagnare e far maturare i germi della vocazione sacerdotale presente in molti giovani.

Quale ruolo hanno in questo senso le associazioni e i movimenti ecclesiali?

I gruppi ecclesiali organizzati, le associazioni e i movimenti possono essere considerati luoghi pedagogici della proposta della vocazione sacerdotale. In queste realtà i giovani sperimentano il senso di appartenenza alla Chiesa. Certamente un movimento o una spiritualità particolare non sono alternative all'istituzione; piuttosto sono sorgente di una presenza che continuamente ne rigenera l'autenticità esistenziale e storica.

Quali sono gli obiettivi della Pontificia Opera?

Pio XII istituì l'Opera il 4 novembre 1941, con il motu proprio Cum nobis, per favorire la collaborazione tra la Santa Sede e le Chiese locali nella promozione delle vocazioni. Era legata all'allora Sacra Congregazione per i Seminari, con il compito di far sorgere strutture diocesane e nazionali a servizio della pastorale vocazionale e di porsi al servizio per un loro coordinamento. Durante il Vaticano II, Paolo VI dette un nuovo impulso a quest'opera, creando la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra la quarta domenica di Pasqua. Dal 1964, a partire da Papa Montini, i Pontefici hanno voluto evidenziare l'importanza delle vocazioni offrendo il loro messaggio indirizzato alle Chiese locali per questa occasione.

Come si inserisce la tematica vocazionale nel contesto dell'Anno della fede e del prossimo Sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione?

Il tema della vocazione è strettamente connesso con la fede e la nuova evangelizzazione. Anzi, si può dire che la vocazione è il frutto più autentico della nuova evangelizzazione e di una convinta e matura esperienza di fede. La questione, infatti, coinvolge tutta la Chiesa nel suo insieme, dato che i cristiani sovente sperimentano i segni di affaticamento delle proprie esperienze di fede, della riduzione della pratica religiosa, del disimpegno emergente nella trasmissione delle proprie convinzioni cristiane alle nuove generazioni. Lo stordimento provocato dalla cultura consumistica ed edonistica provoca ostacoli e fatiche anche dentro l'esperienza di fede, vissuta sempre più in modo passivo e privato. Nel Sinodo dei vescovi del 1990, dedicato al tema «La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali», i padri sottolineavano l'urgenza di rivivere, nel contesto della società odierna, l'esperienza dell'incontro con il Maestro che chiama a seguirlo e forma i suoi apostoli; e per questo la nuova evangelizzazione ha un'assoluta necessità di avere nei sacerdoti i suoi «primi evangelizzatori». La tematica vocazionale assume, dunque, il carattere dell'urgenza e della necessità. Annunciare la buona novella oggi, con nuovo slancio e vigore, con la parola ma soprattutto con la testimonianza di opere coerenti, significa preparare il terreno fertile perché Dio possa far sentire la sua presenza e la sua voce a tanti giovani. Questo non si effettua solo nelle parrocchie o nelle associazioni e movimenti, ma può avvenire in molti altri luoghi e spazi che la nuova evangelizzazione è chiamata a valorizzare e a permeare di spirito cristiano.

Si sta rimarginando la ferita degli abusi sui minori da parte di alcuni membri del clero. È previsto un cambiamento nella metodologia di valutazione dei candidati?

Benedetto XVI ha dato a tutta la Chiesa un chiaro esempio nel guardare in faccia con coraggio il fenomeno degli abusi da parte di membri del clero, nel chiedere perdono alle vittime e nel rinnovare l'impegno della comunità cristiana ad annunciare il Vangelo e a elevare la qualità della formazione di coloro che sono chiamati al sacerdozio. In tale contesto assume un ruolo centrale il compito di discernere le vocazioni, considerando il fatto che molti giovani non provengono da ambienti in cui si vive una religiosità e una vita sacramentale. Per questa delicata azione pastorale di discernimento e accompagnamento vocazionale occorre disporre di persone sempre più preparate che operino in base a criteri oggettivi di verifica dei caratteri specifici della vocazione sacerdotale, quali, per esempio: una radicale e autentica scelta di Dio, come il tutto della vita, e la centralità di Cristo che chiama a seguirlo; una identità stabile del candidato che si manifesta nella capacità di vivere in modo unitario e con continuità la molteplicità di esperienze e di relazioni che segnano la storia e l'evoluzione della propria persona; la capacità di amare e farsi dono di sé, uscendo da sé stessi per porre in Dio il centro del proprio esistere; una vita spirituale forte a sostegno di un vissuto costantemente segnato dal donarsi, che richiede la capacità di saper vivere la solitudine e allo stesso tempo di saper costruire relazioni sane con tutti; la disponibilità a imparare che non si fissa la personalità solo sul dovere, ma sul desiderio di crescere e di dare una costante risposta positiva alla volontà di Dio nelle circostanze esterne che possono variare; la testimonianza di una totale trasparenza nel rapporto con i beni materiali, da amministrare con correttezza e di cui rendere conto a Dio e ai fratelli. Il radicalismo evangelico, che si esprime nelle promesse di povertà, castità e obbedienza, consente al candidato al ministero sacerdotale di configurarsi più pienamente a Cristo Capo e Pastore, e di dare fondamento e spessore alla vita propria spirituale e pastorale. Il discernimento inizia nei luoghi dove compaiono i primi segni della vocazione, ma deve accompagnare costantemente il candidato al sacerdozio nel suo iter di formazione e anche dopo la sua ordinazione sacerdotale, nell'inserimento nella vita pastorale.

(©L'Osservatore Romano 25-26 giugno 2012) 

1 commento:

Simon de Cyrène ha detto...

O.T. per te Raffaella: at decidere se vuoi pubblicare o no:

MOLTO GRAVE: AVREBBE FELLAY DECISO DI RIMANERE NELLO SCISMA E L'ERESIA?

Dal sito Le Forum Catholique:
Fellay, in una lettera di ieri a tutti di responsabili della FSSPX avrebbe:
(1) rifiutato di firmare il Preambolo giudicato da lui inaccettabile
(2) Privato Williamson della voce al prossimo capitolo
(3) Deciso di riportare a più tardi le ordinazioni di domenicani e di benedettini legati alla FSSPX in quanto non certo della loro fedeltà.

http://z10.invisionfree.com/Ignis_Ardens/index.php?act=Attach&type=post&id=22015703

Chiedo a tutti gli amici blogghisti di pregare e mortificarsi ancora di pù affinchè siano le intenzioni di unità del Papa a prevalere e non la disobbedienza satanica di chi vuol ergersi a giudice della Chiesa di Cristo e condannare migliaia di anime nello scisma e l'errore!
I.P.